... di Livorno, che onestamente d'estate può anche piacere ma d'inverno mette tristezza.
1-1 e tutti a casa, con l'Inter che massacra il Torino e comincia forse il decollo in classifica.
Non mi dilungo molto, non ce n'è bisogno. La partita è stata orrenda, noiosa, con la Roma a tenere palla sterilmente ed il Livorno arroccato in difesa che ha creato diversi pericoli davanti. A tale proposito, un "bravo" di cuore a due attaccanti che venivano dati per spacciati: Diego Tristan e Francesco Tavano.
La nota positiva è stata De Rossi, che nelle ultime gare mi era sembrato sottotono. Oggi è stato un leone, magari un po' infiacchito dal clima ma senza tregua.
Le note negative, invece, sono state purtroppo tante:
- Totti, che è tornato dopo il lungo e misteriosissimo stop. Oggi è stato marmoreo, e non è un elogio al suo fisico. A proposito, l'avevo già notato ed oggi ne ho avuto la conferma: dopo questa sosta è ingrassato e si vede. Sì, ha ancora i colpi del genio quando serve i compagni, ma allora perché non gioca un po' più arretrato? Davanti non si è mai mosso, fa fatica ed ha paura dei contrasti. Lo aspettiamo - e ci mancherebbe - ma tenga conto che a cinque punti dall'Inter non si sta più tanto comodi.
- Mancini, che ormai o fa di tutto per essere ceduto oppure è troppo nervoso oppure si sta rincoglionendo precocemente, perché non ne azzecca più una e dalla sera di Lione non si è più ripreso. Se è vero che le offerte per lui sono alte, che vengano considerate presto dalla società, prima che il prezzo scemi e che si ripetano le pietose scene Emerson-Chivu.
- Ferrari, che pretende un contratto da due milioni netti all'anno, fa i capricci e minaccia di trovarsi altri acquirenti (e qui si intravede la mano sapiente della Yespica), ma oggi ha dimostrato di meritare il minimo sindacale da precario che lavora part-time all'Atesia. Avevo scritto un post di sincero elogio per lui, ma dopo le richieste da superstar può anche andare a fare vedere quanto è bravo altrove.
- Esposito, che anche se simpatico e benvoluto da tutti, anche se impiegato pochissimo e forse male, è diventato un sinonimo di "palla persa" ogni volta che qualcuno cerca di coinvolgerlo nelle azioni.
- Pizarro, che mi piace da morire ma oggi ha dato soddisfazione ai suoi critici, ostinandosi a tenere il pallone e a rigirarsi su se stesso, incartandosi spesso. In un paio di occasioni ha pure fornito due ripartenze pericolose ai livornesi; questi sono errori gravi per un centrale di centrocampo.
- Panucci, perché è indiscutibile e oggi ha giocato al di sotto dei suoi livelli, risparmiandosi, almeno secondo me, per la gara interna di mercoledì contro il Manchester.
- Vucinic, che avrà segnato dei gol pesanti, che starà diventando il nuovo Ibrahimovic (risate del pubblico), che sarà dotato di classe e che come prima punta renderà meglio, ma oggi si è mangiato l'ennesima rete sotto porta. E non è tanto questo il motivo che me lo fa sottovalutare, quanto il fatto che continua a tirare di piatto come un dodicenne perché, a suo dire, "così si piazza meglio la palla". E infatti si vede.
Per il resto mi fermo qui, perché gli altri hanno fatto poco ma almeno ci hanno provato. Dimenticavo che il vituperato Doni è stato davvero bravo, e non era facile.
domenica 9 dicembre 2007
Sotto la pioggia
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sabato 8 dicembre 2007
Un tempo per la vergogna
Avevo deciso di non scrivere più niente. Mi va ancora di parlare di calcio, ma lo faccio con gli amici, con quelli che incontro in giro e qualche volta in famiglia. Scrivere, mettere insieme frasi su frasi per far andare il carrozzone mi entusiasma sempre meno. Ma poi arrivano anche riflessioni che vale la pena mettere nero su bianco, tanto per avere un promemoria utile in vista del futuro. In questo caso, in effetti, il calcio giocato non c'entra. Come spesso ho scritto, mi fa un po' schifo quest'Italietta dei tifosi di pallone che vivono fuori Roma e non perdono occasione per dire la loro e sputare veleno. Ma il problema serio non è tanto questo, si sa che gli imbecilli risiedono in tutte le città e in tutti i paesi, anche quelli minuscoli. Troveremo sempre uno stronzo della situazione, antipatico e pronto a sparlare dei fatti altrui. Il problema è la distorsione cretina dell'indignazione, una sensazione forte che dovrebbe portare con sé anche un minimo di sincera dignità. Il problema è l'intransigenza applicata con metodo, scientificamente, sempre contro lo stesso bersaglio.
Nel caso specifico, leggevo la notizia dei debiti contratti dai club di serie A con l'Agenzia delle Entrate.
Ai primi posti non potevano mancare Roma e Lazio, per la gioia delle malelingue.
Della Lazio si sa che è riuscita ad ottenere una dilazione quasi infinita, in 23 anni. Della Roma si sa che ha dei debiti che sta ripianando lentamente ma con costanza. Tant'è che i biancazzurri hanno più di 100 milioni di euro di "buffi", mentre la Roma ne ha 11.
Come di consueto mi sono fatto un giretto sui vari siti internet pallonari, nel vero senso della parola. Ora, parliamoci chiaro: non sono così scemo da ritenere che i veri tifosi passino il loro tempo a scrivere su forum, spazi per i commenti e quant'altro. Se uno vuole proprio parlare del calcio, senza limitarsi a fare la "pisciatina" di due righe offensive, si apre un blog e ci riversa dentro i propri pensieri. Tuttavia, questi siti generalisti aperti a tutti i cosiddetti tifosi forniscono un quadro esemplare della tifoseria media del paese. E allora, su un argomento del genere, si possono ben immaginare i commenti scandalizzati e le tirate moralistiche: c'è quello che va dritto al sodo e parla di Roma ladrona, quello che fa il paragone con la sua squadra onesta, quello che ritira fuori tutte le inesattezze conosciute e sconosciute al mondo intero, eccetera eccetera.
Nella mia classifica, quella della stupidità, ci sono delle tipologie diffuse. Partendo dal basso, comincio con quelli che ripercorrono in due, massimo tre righe, le storie sulle fidejussioni false. Che non c'entrano una mazza ma ci stanno sempre bene, quando devi gettare fango. Poi quelli che fanno i confronti con squadre pulite. Ad esempio l'Inter. A quanto pare l'Inter non ha debiti con l'Agenzia, ma tutti sanno che c'è un'inchiesta in corso per falso in bilancio e i conti sono in un rosso così profondo che neanche Dario Argento. Come dire: io non ho debiti con lo Stato, ma non pago luce, acqua, gas, telefono, immondizia e multe varie, quindi sono onesto. E già, bella la vita, eh. Per non parlare della Fiorentina, che di debiti col fisco ne ha per quasi 44 milioni ma, essendo fallita e rifondata, lascia la responsabilità a Cecchi Gori. Ed eccoli là, puri come i gigli (ma guarda il caso...) a declamare ancora le loro virtù. E non sono i soli, naturalmente. Se si fa il conto del prospetto (che non pubblico perché tutto sommato inutile, potete leggerlo qui ) i numeri non tornano, perché mancherebbero più di 200 milioni al totale di 700 e passa milioni. Questo significa che molte società, con la strategia del fallimento lasciano alle vecchie proprietà l'incombenza. E i loro tifosi possono ergersi a paladini della giustizia e della trasparenza.
Ma la palma d'oro va alla deficienza, che dovrebbe suscitare solo tanta pena e invece fa un effetto tra la rabbia e il sorriso di compassione. Perché alla fine questi idioti rispecchiano quello che sentiamo nelle trasmissioni della domenica sera, i luoghi comuni più ipocriti e vuoti, la falsa lealtà di chi invece ha sempre coltivato il proprio orticello anche a scapito degli altri.
Mi riferisco a chi oggi si chiede come sia possibile che la Roma abbia questi debiti e non sa pronunciare nessun'altra parola all'infuori di "vergogna". E' probabile che si invochi la vergogna perché è un sentimento che spesso viene provato da simili individui. Sono infatti gli stessi, esattamente gli stessi che quando arriva il calciomercato fanno gli arricchiti col portafogli del presidente di turno. Prendendosi gioco, spesso, proprio di quella Roma che va avanti con prestiti e comproprietà, con parametri zero e scambi. Quella stessa Roma oggi è seconda a una gara dall'Inter (perché a questo equivalgono i 3 punti) e da un monte debiti pauroso è scesa a un livello che impressiona noi poveri cristi, ma che per i capitali calcistici è assolutamente sanabile. Quella stessa Roma che tutti danno in mano a Capitalia, che non spende una lira, che acquista solo "mezze seghe", che è costretta a vendere i giocatori bravi. E infatti è una Roma indebitata, che chiude il cerchio della coerenza in faccia ai coatti del milione facile e dell'innocenza perpetua.
E allora oggi è il tempo della vergogna. Ma non per la Roma né per i romanisti. Per chiunque parla, parla, parla e dovrebbe indebitarsi per comprare un cervello.
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lunedì 12 novembre 2007
E QUANDO INVECE NON C'E' PIU' UN CAZZO
Voglio ricordare solo alcune frasi. Amato "E' stato un tragico errore". Il questore di Arezzo "Ci dispiace anzitutto perché è stato coinvolto un collega", "Sono stati sparati due colpi in aria", "Uno in aria e l'altro forse ad un'altezza differente".
BASTA! ANNATE AFFANCULO!
Voi e la polizia, la PUBBLICA SICUREZZA, i tutori dell'ordine.
Se questo è ordine, dateci il caos.
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martedì 6 novembre 2007
domenica 4 novembre 2007
Volevamo vince ma...
Tutti siamo un po' allenatori.
Tutti siamo un po' calciatori, fenomeni, fuoriclasse.
Tutti avremmo segnato valanghe di gol in campionato, se ne avessimo avuto l'occasione. Avremmo deliziato gli spettatori con i nostri colpi di tacco, i rapidi uno-due, i sombreri, le rabone, le rovesciate, i doppi passi e i numeri al volo da calcio tedesco.
Si sa che il tifoso quando vede il proprio centravanti sbagliare una rete facile, dice subito "Potevano chiamare me, era un gol che avrei fatto ad occhi chiusi".
Ecco. Di norma la presunzione dei tifosi è questa, cioè il voler considerare alcuni giocatori di serie A come degli scarsi, cosa che in realtà non è vera. Il calciatore meno tecnico, più macchinoso e lento che milita in serie A ha un repertorio che noi abituati ai campetti sotto casa, ai prati e alle piccole polisportive nemmeno immaginiamo. Ricordo che vidi Tommasi palleggiare in allenamento e faceva delle cose assurde, da restare a bocca aperta. Tuttavia nessuno ricorda Damiano Tommasi come un calciatore tecnico, capace di palleggi infiniti e di dribbling che incantano.
A volte, però, il tifoso non ha tutti i torti. E quando vede Mirko Vucinic, che negli ultimi giorni è stato idolatrato, sbagliare tre gol che "anche io avrei segnato", si incazza di brutto. Se poi la Roma è quella che gioca contro l'Empoli, vince 2-0 alla fine del primo tempo e dà l'impressione di poter stracciare l'avversario, allora il giudizio diventa anche più aspro.
La Roma pareggia 2-2 contro un Empoli che è poca cosa, ma ce l'ha messa tutta per agguantare il pareggio dopo il doppio svantaggio. I toscani non hanno assolutamente fatto una gara di forcing disperato; niente arrembaggi, niente disordine come si potrebbe credere senza aver visto quello che è successo. Nel secondo tempo hanno semplicemente giocato a calcio, costringendo la Roma a chiudersi e ad aspettare una qualche, difficile, ripartenza. Qualcosa c'è stato, infatti. Ma quando hai uno a cui tremano i piedi perché si trova solo davanti ad un portiere piazzato male, allora la palla è persa e l'occasione è sfumata prima ancora che parta il tiro.
Per me la foto di questa partita non sta né nel 2-1 di Vannucchi, bellissimo e preciso da fuori area, né nella punizione di Giovinco che, casuale o magistrale, taglia prima l'aria, poi l'area e infine arriva dritta come una freccia sotto al sette di un Doni farfallone.
Sta nella fiacchezza di Vucinic, sugli scudi dopo tre partite ed oggi inguardabile, lento e svogliato, autore di tre cazzate micidiali che hanno permesso all'Empoli di restare sempre in gara.
Ma anche se poi il montenegrino sbaglia dei gol fatti, gli altri non è che si sono comportati da campioni che vorrebbero vincere lo scudetto. Cicinho alterna prestazioni ottime a timide corsette su e giù per la fascia, Pizarro corre e fa girare la palla, la tiene e detta i tempi ma pecca di presunzione con dei lanci fuori misura, Mancini (che però oggi ha giocato bene e, udite udite, da capitano) ubriaca tutti con le sue finte ma stringi stringi ha l'effetto sterile della foca del circo. Giuly fa il suo e segna pure il primo gol, però a volte sparisce dal campo e alla fine non ti ricordi neanche se è uscito.
Juan lo salvo perché leva talmente tante castagne dal fuoco che ci si potrebbe riempire un centinaio di sacchi, Ferrari ha acquistato personalità ma ogni tanto ritorna moscio e pauroso come due anni fa. Brighi ha disputato un primo tempo da incorniciare, come dicono gli esperti, e ha anche segnato un gol da incursore; ma nel secondo tempo è scomparso. Perrotta idem, che trotta e si danna l'anima ma è impreciso e se gli viene un numero in stile derby pare un mostro mentre se non gli viene sembra impedito da qualche strana legge gravitazionale.
Questa Roma, costruita per essere l'antagonista dell'Inter, in realtà sta tribolando più della Fiorentina, una bella squadra che, con la consueta umiltà, Prandelli sta portando sempre più in alto. E chissà che il testimone del gran gioco giallorosso non passi quest'anno ai viola, che vincono e convincono, non straparlano di trofei e vittorie, non creano casi e non si sentono padreterni.
E' un peccato, perché la Roma stava dimostrato di non essere Totti-dipendente, cosa che in effetti sembra evidente per la fluidità del gioco e per la coralità delle azioni. Al massimo sembra Taddei-dipendente, uno che ha tre polmoni, può risolverti la partita e zitto zitto torna sempre utilissimo nel meccanismo di Spalletti.
La Roma ha il suo grande limite nella spocchia inspiegabile. Nella mentalità e nella coscienza di essere una grande squadra, pensiero che ti fortifica quando di fronte hai avversari temibili ma ti riempie di debolezza quando invece ti trovi con gente che ha fame e non molla. Non è il non sapere vincere con le piccole, no. E' l'equilibrio, il saper gestire i palloni, i vantaggi, l'essere cattivi quando se ne ha l'opportunità e l'essere saggi quando ci si accorge di avere meno energia.
Purtroppo ho l'impressione che questa sia la costante della stagione. Andare ad Empoli per vincere nei novanta minuti ed accontentarsi dei primi quarantacinque.
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venerdì 2 novembre 2007
Un Tuffo Nel Presente
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mercoledì 31 ottobre 2007
Tempo di Moralizzatori
''Siamo alle solite, ancora una volta si e' persa l'occasione di dare un segnale forte che le cose nel calcio stanno cambiando''. L'ex patron del Bologna, Giuseppe Gazzoni Frascara, commenta cosi' la sentenza emessa ieri dalla decina sezione penale del Tribunale di Roma che ha condannato la Roma ad una multa di 60 mila euro ed ha assolto la Lazio per il reato di falso in bilancio legato alla compravendia di alcuni giocatori. Con questa sentenza, che ha assolto il presidente della Roma, Franco Sensi, e l'ex patron biancoceleste, Sergio Cragnotti, ''e' stata data un'ennesima prova di una vergogna nazionale che si cerca di minimizzare in tutti i modi - aggiunge Gazzoni Frascara in una nota -. Nessun addebito per il Presidente della Roma Franco Sensi e una sanzione per la squadra di soli 60mila euro contro i 480mila richiesti a suo tempo dal pm Luca Palmare per i fatti avvenuti fra il 2001 e il 2002, assoluzione per la Lazio e per il suo ex Presidente Sergio Cragnotti: questa sarebbe la risposta? E poi, lor signori non hanno forse fatto i loro bilanci con i soldi pubblici? In proposito - continua Gazzoni - ricordo che nella stagione 2003/2004 il Bologna perse in casa 4 a 0 con la Roma che all'epoca non pagava l'Irpef (alcune decine di milioni di euro), mentre l'anno dopo, non furono in grado di batterci pur essendo, noi, rimasti in 9: avevano cominciato a pagare la loro quota di Irpef come gli altri!''. Secondo l'ex presidente del Bologna, ''La depenalizzazione del falso in bilancio e soprattutto l'invenzione dello spalma-debiti sono una farsa che, come da copione, portano questi fatti gravissimi ad essere diluiti nel tempo alla ricerca del solito epilogo 'tarallucci e vino' che il nostro calcio dimostra di non disdegnare''. E aggiunge: ''Nonostante Calciopoli, mi spaventa ancora una volta il fatto che nulla sta cambiato e che tutto piano piano stia tornando alla 'normalita''. Il mondo del calcio ha bisogno di una profonda epurazione e di una cosciente moralizzazione. E fa specie la dichiarazione di Moggi di qualche giorno fa che vorrebbe rientrare nel mondo del calcio..Sarebbe un po' come se Wanna Marchi tornasse in televisione...! Per non parlare poi della recente notizia del reintegro, dopo solo 18 mesi dall'inizio di Calciopoli, di alcuni ex dirigenti come Sandulli e Pappa a svolgere oggi importanti incarichi federali, come se nulla fosse successo...e questi sarebbero il nuovo che avanza?.'' ''Speriamo - conclude Gazzoni- che i pm dell'antimafia di Napoli non la pensino allo stesso modo...li' si parte il 15 dicembre quindi si sapra' qualcosa fra 45 giorni...''.
Fonte: ASCA
Magari ha ragione lui a dire così. Non lo posso sapere. E' certo strana questa crociata personale, partita solo quando il Bologna ha visto la serie B. Tutti onesti e tutti amici, finché mantengono la distanza ad un palmo dal culo, come si dice dalle mie parti.
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martedì 30 ottobre 2007
Doping Amministrativo Inc. 2 - La Vittoria di Pirro
Sensi e Cragnotti sono stati assolti con formula piena dall'accusa di falso in bilancio per i casi Nakata e Veron.
Franco Sensi ha però ottenuto la prescrizione, cosa che si sapeva, per delle operazioni finanziarie legate alla squadra Primavera. La Roma, infatti, è stata condannata al pagamento di 60000 euro per responsabilità amministrativa riguardo alcuni (credo 6) giovani calciatori.
Era questo lo scoop che tutti si aspettavano? Era questo l'esito della fragorosa denuncia di Giraudo-coda di paglia quando disse che il doping farmacologico juventino (provato) non esisteva, mentre quello amministrativo della Roma sì? Ma che bravi, tutti quanti. L'avevo scritto, che la vergogna devi potertela permettere.
Alla fine battutona infelice dell'avvocato della Lazio, Gentile: "Per il momento direi Lazio-Roma 1-0". Simpatico, eh.
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lunedì 29 ottobre 2007
Lo Spettacolo
Devo dire la verità, temevo questa partita.
Il Milan è una squadra particolare, capace di perdere in casa con l'Empoli e di stravincere solo qualche giorno dopo contro lo Shakhtar di Lucescu.
Dato che la Roma degli ultimi tempi sembrava un po' il Milan, quel pizzico di timore ce l'avevo.
In realtà mi sono bastati 10 minuti per scacciare i brutti pensieri, perché anche senza Totti i giallorossi si sono presentati in modo maturo e combattivo a San Siro.
Se ne avessi la possibilità, farei vedere questa gara ai bambini che frequentano le scuole calcio. Non so da quanto non mi capitava di vedere uno spettacolo simile. E non mi riferisco solo ai rovesciamenti di fronte ed alle svariate occasioni da entrambe le parti.
La correttezza e la lealtà sportiva mi hanno colpito parecchio. Ed è una cosa strana, cattivo segno dei tempi che viviamo, quando a colpirti è il fair play, l'agonismo positivo. Quando Gattuso va a sincerarsi delle condizioni dei giocatori romanisti a terra, quando Doni dà la mano a Gilardino dopo un contrasto in area, quando a centrocampo scherzano Kakà e Juan e Nesta dà le pacche sulle spalle a De Rossi. Quando addirittura Ambrosini viene espulso come da regolamento per il fallo sullo stesso De Rossi in area e penso che mi dispiace perché era stato correttissimo.
Cose del genere non dovrebbero mai meravigliare, ma siamo arrivati ad un punto tale che invece è così.
Allora mi tengo la parte bella, quelle immagini del tunnel prima della partita dove i giocatori scherzavano, Bruno Conti che tra primo e secondo tempo incita i calciatori (tutti) che rientrano in campo, i saluti alla fine, le strette di mano dopo ogni fischio dell'arbitro Rosetti troppo severo.
Uno spettacolo sotto tutti i punti di vista, insomma. Che poi è ancora migliore quando a vincere è la Roma, vedendola da tifoso.
Cicinho sta lentamente uscendo fuori dal guscio, la sua gara è stata ottima; certo, si può dire che Maldini non sia più quello di una volta e che con la sua velocità il brasiliano ha avuto vita facile sulla fascia, tuttavia la precisione, la puntualità, quel cross per la testa di Vucinic pennellato portano le quotazioni sempre più in alto. E man mano, partita dopo partita, il rendimento sembra essere sempre più soddisfacente. L'unico piccolo neo è la sua vena difensiva poco spiccata, cosa però che anche lui ha ammesso di dover imparare alla svelta. E' un buon segnale.
Bravi tutti gli altri, con una piccola menzione d'onore per Brighi che parte sempre dalla panchina ma quando entra convince, non spreca una palla e sembra avere una personalità di rispetto in mezzo al campo. Aggiungo anche che a De Rossi si può perdonare tutto, pure quel rigore inutilmente tirato a cucchiaio sopra la traversa, ma certi colpi non sono i suoi e dovrebbe lasciarli perdere, perché ieri ti è andata bene ma la prossima volta non si sa.
Ovviamente l'uomo del giorno è lui, un Vucinic rinato dopo la "nuova" collocazione al centro, nel posto che gli compete e che per un eccesso di convinzione gli era stato sempre negato da Spalletti. Sarà un caso, sarà la fortuna che gira, ma due partite schierato come punta centrale e due reti pesantissime per il montenegrino, che se continua così si appresta a ridiventare il Principe di Niksic. Marco Delvecchio ha detto in un'intervista che Vucinic gli ricorda un po' lui, grandi problemi all'inizio a cui è seguita una gloriosa carriera nella Roma. E chissà che non abbia ragione Supermarco, anche se io per ora resto cautamente in attesa di altre prove.
Dopo il 4-4 col Napoli, che aveva fatto gridare gli incompetenti alla grande partita, mi godo questo silenzioso e spettacolare 0-1.
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giovedì 25 ottobre 2007
Il passato non si dimentica
Brivido europeo per la Roma, che vince 2-1 contro uno Sporting Lisbona arcigno e tenace.
Episodio cardine: Totti si infortuna al 29° mentre calcia una punizione, scontro con Liedson che è troppo vicino alla palla e va addosso al capitano colpendo in pieno la sua caviglia destra. Totti fuori, Liedson che segna il momentaneo pareggio lusitano. Così è la vita.
Al posto del numero 10 entra Mirko Vucinic, uno che ormai è guardato con un misto di ansia e sospetto dai tifosi. E tutto ruota intorno a questa sostituzione, anzi a quello scontro.
Dopo il colpo di testa di Juan, che giganteggia tranquillo per tutta la gara ed anticipa gli attaccanti di testa, di piede, di tacco, in scivolata e in rovesciata, come detto i portoghesi pareggiano. Dal gol del difensore brasiliano sono passati solo tre minuti e si ha l'impressione che si stia ripetendo Roma-Napoli.
All'inizio della ripresa, proprio Vucinic va a rimediare un rigore bello pulito. Totti non c'è, calcia Mancini. Amantino va sul dischetto, calcia male, si fa parare il tiro e sulla ribattuta del portiere Tiago molla a quest'ultimo un calcione netto in testa. Coronamento di una serata che dire disastrosa è pochissimo. Quando esce, l'Olimpico si unisce e lo fischia sonoramente. Sembra che, fortunatamente per lui, l'abbia presa bene (ma perché? Niente niente dovesse andarsene sul serio?).
La gara scorre combattuta, lo Sporting è una squadra rocciosa, non ti concede niente, se la gioca a viso aperto.
Quando pensavo che ormai il pareggio fosse l'unico risultato possibile, ti sbuca il Principe di Niksic da dietro le quinte, si fa una sgroppata sulla sinistra, entra in area, dribbla un difensore a rientrare e piazza un pallone precisissimo sul secondo palo: rete, due a uno.
Un gol pregevole, tecnica e forza, un po' di culo che non guasta mai e speriamo tutti vivamente che sia un inizio per Mirko, che aveva dato segno di non essere più un calciatore ma che stasera ha veramente fatto tanto. Sarà perché ha giocato da unica punta centrale? Credo di sì. Ma Spalletti ne saprà più di me.
Probabilmente il montenegrino rigiocherà da punta domenica contro il Milan.
Milan che ieri ha mostrato la sua faccia migliore, vincendo e dominando contro lo Shaktar Donetsk a San Siro: 4-1 secco e poteva anche starci qualcos'altro. Solito sontuoso Kakà, Seedorf che fa una doppietta da maestro e Gilardino che rinasce.
Così come rinasce, senza smentirsi mai, Carlo Ancelotti. L'allenatore che sembra sempre in crisi nera, che oggi stravince e domani viene criticato. Ancelotti, la forza e la calma.
Ho già scritto qualcosa su Ancelotti, quindi evito di ripetermi.
Però quest'anno ha fatto due bei regali ai romanisti. Alla festa per gli 80 anni della Roma si è presentato senza se e senza ma, spostando addirittura gli allenamenti del Milan. In testa ho tante parole, le uso tutte: rispetto, amore, affetto profondo, riconoscenza, serietà, sentimento, responsabilità, grandezza d'animo. Non so quale sia la più giusta, ma di sicuro tutte sono vere.
Oggi Carletto ha parlato di Milan-Roma, e si è lasciato sfuggire qualche frase che fa piacere ad un tifoso romanista. "La Roma è l'unica squadra dove potrei andare". Verrà mai? Non lo so, non mi importa. Mi bastano certi gesti e certe parole, e i sentimenti che si portano dentro.
P.S. Non c'entra niente, ma chissà se ieri l'efficace Longhi ha visto il Real Madrid. Robinho segna due gol, ed entrambe le volte esulta col pollice in bocca. Stucchevole e ripetitivo?
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sabato 20 ottobre 2007
L'imparziale Longhi
Roma-Napoli finisce 4-4. Risultato spettacolare, partita un po' meno.
Il Napoli gioca la sua gara, fa bene, segna all'inizio del primo e del secondo tempo, pareggia allo scadere e rischia di vincere con una traversa di Lavezzi. Bel giocatorino, tra l'altro. Ma secondo me il migliore è stato Zalayeta, che fa la sponda su due reti e realizza la più importante, quella del pareggio.
La Roma dà l'impressione di avere sempre la partita in mano, recupera e va in vantaggio, ma non poi non sa gestire. Sembra di essere tornati all'epoca zemaniana. E chissà che, andando avanti con questa presunzione, non sia effettivamente così.
La sequenza dei gol è strana: 0-1, 1-1, 2-1, 2-2, 3-2, 3-3, 4-3, 4-4. Dopo il primo gol a freddo di Lavezzi (nei primi minuti), la Roma passa sempre e viene puntualmente rimontata. Un po' poco, se pensi che le prossime partite le giocherai contro Milan e Lazio. Saranno anche in crisi, ma certo non ti regalano niente. E comunque, al di là dei meriti di un Napoli concretissimo, ci sono alcuni giocatori romanisti che lasciano a desiderare. Curci, neopapà troppo distratto, che ad ogni tiro è finito a rotolare a terra come se fosse stato fucilato. Non è mai stata colpa sua, ma quelle sceneggiate si potevano risparmiare, tanto più che i palloni dei partenopei erano tutti a mezza altezza. Giuly va ad alti e bassi e questa è stata la sua giornata bassissima; corre, per carità, ma non ne combina una giusta. Perrotta segna un gol con rapacità, per il resto fa confusione e poco altro. Vucinic entra ma non si capisce perché, dal momento che è lento, impacciato, macchinoso e sbilenco come al solito. Poi dice che uno non deve criticare, ma la pazienza di ogni essere umano, ancor più se tifoso, ha un limite. La difesa nel suo insieme, pur non commettendo grossi errori, non è mai piazzata come dovrebbe sui quattro palloni buttati dentro dagli azzurri.
In definitiva, comunque, una gara con poche emozioni nonostante un risultato larghissimo, che i giornalisti provetti definirebbero "bugiardo".
Per esempio Bruno Longhi, uno che di calcio capisce parecchio, che tiene seminari e corsi per aspiranti giornalisti a cui dovrebbe insegnare il mestiere.
Ecco, allora. Oggi ero a casa e ho deciso di vedere la partita su Mediaset Premium. Alla fin fine c'è pure il commento di Zampa, che da romanista mi fa sempre piacere ascoltare perché dice più o meno le stesse cose che direi io. Quando l'arbitro Tagliavento fischia la fine, la palla "passa alla regia" come si dice in gergo, e si torna nello studio, dove ci sono Longhi, Mario Somma e Giuseppe Nanu Galderisi. Carrellata sulle immagini della partita con commenti ed opinioni dei tre.
Uno dei gol lo realizza Totti su rigore, che, come sappiamo, porta il pollice alla bocca. Galderisi, evidentemente in buona fede e poco informato sulle vicende giallorosse, chiede tranquillamente se Totti sia in attesa di un terzo figlio. Longhi, con la sua aria da volpone navigato, risponde che è la sua solita esultanza. Poi aggiunge, con il tono di quello che ormai si è proprio rotto i coglioni: "diciamolo pure, è un po' stucchevole, un po' ripetitivo". Ma io dico... Tu sei un giornalista di Mediaset, stai parlando di una partita, ti fanno una domanda di costume, rispondi, che cazzo ti frega di puntualizzare sull'esultanza di Totti? Stucchevole o no, tieni il pensiero per te, che razza di giornalista saresti?
Ma non finisce qui.
Il terzo gol viene realizzato da De Rossi con una botta da fuori. E' vero, Iezzo non è incolpevole. E' vero, il tiro non era irresistibile. Ma che c'entra commentare così: "Qui De Rossi esulta pure, per carità è giusto, però se non fosse per il pallone che cambia traiettoria...". Capisco che in quel momento era lanciatissimo in una crociata contro i palloni della Nike che sono leggerini ed ingannano i portieri, ma De Rossi avrebbe forse dovuto fermarsi in religioso silenzio dopo aver segnato?
Commentando la rete seguente di Gargano, Somma fa notare che è sempre un tiro da fuori, tipo quello di De Rossi e che il pallone potrebbe avere fregato Curci. Longhi prontamente arriva e dice che "La differenza tra i due gol è evidente perché questo tiro è migliore". Ci prova anche il povero Nanu, equilibratissimo e sportivo, a dire che in Italia o sei Pirlo oppure con questo pallone è evidente che tutti i portieri hanno difficoltà, ma Longhi il giornalista - ricordo: che insegna il mestiere agli altri - lo riprende e sottolinea: "Be', Pirlo segna con tutti i palloni di qualunque marca e peso, questa è una cosa un po' diversa". Che Pirlo sia forte e abbia una precisione notevole lo sanno tutti e Galderisi l'aveva portato ad esempio proprio per questo motivo. Che bisogno c'era di fare la fidanzata stizzita del milanista?
Dopodiché si lancia nell'elogio sperticato della rete di Hamsik ("un gol di fattura pregevole"... in realtà normalissimo). E per finire in bellezza, ma con tono dimesso, ci tiene a dire che la rete di Pizarro è frutto di una deviazione (vero), e che probabilmente non sarebbe entrata senza il tocco del difensore (cazzata coi se e coi ma).
Insomma, gara che non entusiasma, risultato che impressiona ma fa incazzare, Longhi che fa il giornalista Mediaset militante. E' un po' troppo.
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Regali e arbitri, ma guarda un po'
Il tempo è galantuomo, il tempo è denaro, e ancora, volendo, altri detti popolari. Tanti modi per leggere quella che ormai è una notizia da pendola, da vecchio cucù, e cioè che anche la Juve, meglio, i dirigenti della passata gestione, gradivano omaggiare di cronografi di marca amici di prim'ordine. La notizia non è nuova, dopo i celebri Rolex d'oro della Roma, usanza all'epoca comune a tante società, gli amministratori in carica per dodici anni alla Juventus sotto le feste erano particolarmente munifici come da bilancio. Nell'ultima assemblea degli azionisti, il 26 ottobre 2006, un azionista solitamente abituato a fare le pulci anche ai bilanci Fiat, Marco Bava, aveva chiesto ai rappresentanti del collegio sindacale di indagare sulle spese di rappresentanza del cda. All'epoca, fino al mese di maggio 2006 sedevano in consiglio l'ad Antonio Girando, con poteri esecutivi, e il direttore generale Luciano Moggi. I tre sindaci in vista della prossima assemblea in programma il 26 ottobre hanno preparato una relazione dettagliata in risposta alla denuncia presentata dal piccolo azionista, secondo l'articolo 2408 del Codice Civile. Secondo la relazione del collegio sindacale il dossier delle spese di rappresentanza e omaggio a bilancio al 30 giugno 2006 ammontava a 2,9 milioni. Secondo l'indagine «il 48% di dette spese (1,4 milioni) riguarda omaggi vari di cui 538 mila euro di materiale Nike, 422 mila euro in omaggi di valore unitario inferiore a 25,82 euro, 229 mila euro come conguaglio per biglietti e abbonamenti ». E fin qui quasi tutto in linea con la pomposa gestione della Triade.
57 OROLOGI «Curioso» il dettaglio riguardante «143 mila euro destinati a spese per orologi del costo medio unitario di 2500 euro circa». Ovviamente massimo riserbo sui 57 destinatari dei preziosi orologi, coperta la marca e il modello, da polso, da tavolo o da parete. Deluso l'azionista di minoranza soprattutto dalla conclusione tratta dal collegio sindacale che per questi regali e le restanti spese, afferma che «non è verificabile una significativa destinazione "ad personam" delle stesse ». «Non mi fermo qui, voglio sapere a chi sono finiti 57 orologi di simile valore, alla prossima assemblea ripresenterò nuova denuncia ai sindaci» il commento dell'azionista Marco Bava, che, non si direbbe, è tifoso juventino e azionista Fiat da una vita.
Fonte: La Gazzetta dello Sport 20/10/2007
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mercoledì 10 ottobre 2007
La prima squadra della Capitale
Be', che dire?
Rapido aggiornamento: due pareggi strani, 2-2 con la Juventus in casa e 2-2 con la Fiorentina fuori. Entrambe le avversarie hanno raggiunto la Roma verso lo scadere del secondo tempo; i bianconeri grazie ad un controfallo che, regolamento alla mano, è praticamente ineccepibile. I viola grazie ad un rigore guadagnato dall'eterno Vieri che quest'anno potrebbe tornargli utilissimo. Roma sciupona e presuntuosa in tutte e due le gare, dove colleziona almeno almeno 5 palle-gol pulite che puntualmente spreca con una sufficienza irritante.
La disfatta totale sembra nell'aria ed arriva zitta zitta: 1-4 all'Olimpico contro un'Inter che umilia i giallorossi sia sul piano puramente tecnico che su quello tattico. Mancini, bisogna ammetterlo, riesce a calare bene le sue carte a centrocampo, bloccando Spalletti che si affida al solito modulo e non lo cambia manco sotto tortura. Giuly ferma con le mani un pallone destinato alla rete dopo 29 minuti e i nerazzurri diventano i padroni del campo facendo quello che vogliono. Roma in bambola, che paga (giustamente) lo scotto di un gioco lezioso, fatto di tacchi e tocchi, che entusiasma fino all'ingresso dell'area avversaria ma non produce assolutamente niente.
Intermezzo europeo con l'attesa trasferta di Manchester; dopo l'incubo dell'anno scorso, quest'anno non va meglio ma si riduce, e di molto, il passivo: 1-0 per loro con una rete un po' capolavoro e un po' botta di culo di Rooney - attaccante di razza che tuttavia spara ad occhi chiusi. Lo sbruffone Cristiano Ronaldo gioca bene ma sicuramente sottotono e visto che stavolta non c'è Chivu il leggiadro fa meno lo stronzo e guarda al concreto. Alla fine della partita non rilascia dichiarazioni, come invece aveva fatto prima parlando di "giocatori della Roma che, sul 6-0, gli avevano chiesto di rallentare e non dribblare più". Per quel che riguarda la partita, la Roma gioca e controlla con intelligenza e sfiora la rete in diverse occasioni, nel complesso il risultato ci sta e tutto sommato si sono risistemate un po', solo un po', di cosette. Bisogna aspettare ancora per una rivincita, come ha detto Totti: prima o poi il risultato dovrà essere favorevole, cazzo (questo l'ho aggiunto io). A questo proposito, mi torna in mente che la Roma vinse all'Olimpico l'anno scorso giocando un ottimo calcio e nulla impedisce a questa squadra di ripetersi al ritorno con una prestazione orgogliosa, una di quelle che cancellano il sorriso dalla faccia degli idioti.
Tornati in Italia, i giallorossi vincono a spasso a Parma, netto 3-0 in una domenica quasi fiacca. Però... Se c'è una cosa che questa giornata ci ha detto è che la squadra di Spalletti, che sembrava sull'orlo di una crisi, è piuttosto viva e se acquisisce un pizzico di cattiveria in più potrà arrivare lontano. Non voglio fare i soliti proclami da romanista, non voglio neanche fissare obiettivi improbabili. Ma voglio permettermi di vedere la Roma che gioca, vince e soprattutto convince, che affronta a viso aperto tutte le squadre e non si perde nei giochetti. Essere consapevoli della propria forza, in fondo, non significa arrivare davanti al portiere avversario con la palla tra i piedi; capisco che la Roma in certi momenti sembra che stia giocando a calcetto, ma si può e si deve anche essere cinici e badare al sodo.
E quindi speriamo che lo spirito giusto sia tornato.
A parte la Roma, domenica scorsa si è giocata una partita che ha offerto una discreta dose di goduria.
La Lazio del grandissimo Lotito perde in casa 5-1 contro un Milan che tutti davano per spacciato, complice la prestazione opaca a Glasgow in Champions e un Dida oramai comico che però ha trovato uno sfidante temibile. Mi riferisco al tristemente noto Nestor Fernando Muslera, portiere uruguayano 21enne che era stato presentato come l'erede di Peruzzi.
Sarebbe un po' troppo semplice parlare della gara, della resurrezione dei rossoneri che saranno vecchiotti ma sempre forti o delle papere inconcepibili di questo Muslera. No, meglio di no.
E' invece bello parlare di come i laziali si ostinino a pensarsi superiori perché abituati alla sofferenza. Una sindrome da martiri che tirano fuori quando si presenta il peggio e riveste di dignità quella che è unicamente una situazione frustrante e vergognosa.
Da un anno a questa parte, la Lazio del magnifico rettore Lotito ha collezionato figure di merda senza soluzione di continuità. Le uniche boccate d'aria gliele ha fornite la Roma, perdendo malamente un derby l'anno scorso e facendosi massacrare a Manchester. I laziali hanno alzato la testa, riproponendo slogan che francamente non vogliono dire niente ma che per loro sono motivi di sopravvivenza.
E quindi vai con la storia della prima squadra della Capitale, con il 7-1 ripetuto come una litania da autistici, con il 3-0 nel derby della stagione trascorsa, con le prese in giro a Totti, con il verso al famigerato gol di Turone, e con appellativi riferiti ai romanisti che non hanno nessun senso come "riommers", "peperones" o "riomisti".
Partendo dal fondo, bisogna dire che ci vuole una fantasia anormale per coniare termini che, detti così, in una frase fuori dal contesto calcistico, nessuno capirebbe. A dire il vero io ci ho messo un po' a capirli anche dal di dentro. Provo a darmi spiegazioni ma senza sicurezze. Credo che "peperones", ovviamente riferito ai colori giallorossi, sia dovuto ad un'ironia balorda che mette a confronto la Roma e il Real Madrid dei "galacticos". Ok, non fa ridere nessuno, questo è acclarato; almeno dicessero "coacticos", sentito da un mio amico tempo fa, un minimo di spirito si noterebbe. E invece zero. Per quanto riguarda "riomisti" o "riommers" non saprei proprio che pesci prendere, dal momento che mi sembrano cose da prima elementare. Penso che siano idealmente la risposta al fatto che molti tifosi giallorossi parlino di "LaziE", con la E finale, cosa che tuttavia ha un fondamento per via dei molti tifosi biancocelesti presenti nei paesetti sparsi nella regione, i cosiddetti burini che pronunciano la zeta dolce e tagliano il finale delle parole. Un po' penosa questa risposta biancoceleste, sinceramente, mai sentito nessuno che dice "Riomma". Ma contenti loro, che campano di miti...
Sul gol di Turone c'è poco da dire, ne parlano più loro dei romanisti e, se questo li fa sentire migliori, siamo lieti di potergli regalare un sorriso su un fatto accaduto più di 25 anni fa ed ormai accantonato.
Poco anche su Totti, che ci ha pensato da solo a farli stare zitti con un gol dopo l'altro. Si può criticare e deridere Totti in qualsiasi modo, ma se a farlo è un laziale che deve attaccarsi a gente tipo Rocchi, Pandev e Tare per avere una soddisfazione la cosa diventa patetica. Si può anche parlare di Chinaglia, che è volato in America quando ha visto le brutte, che è tornato da presidente lasciando la Lazio in mutande o che ha tentato tramite manovre per cui rischia l'arresto di fare delle speculazioni di Borsa prendendo per il culo i tifosi; o di Di Canio, l'unica bandiera del calcio italiano che ha giocato più nelle altre squadre che nella sua, che ha adulato la dirigenza juventina quando è andato a Torino, che è un simbolo di forza e onore ma se lo rimproverano per il saluto romano fa il vago e dice "Salutavo il mio popolo" (complimenti per la demagogia di bassa lega) glissando sul famoso coraggio delle idee.
Per non parlare dei risultati. Il 7-1 mi fa pensare che, se fossi come loro, dovrei tirare fuori l'esclusione - unica nella storia del calcio nostrano - dalla Coppa dei Campioni nell'anno del primo scudetto e ancora di più la sconfitta per 6-0 rimediata dal Lens nell'edizione 1977 della Coppa Uefa. Ma non mi interessa. Potrei essere un po' meno coniglio e anziché farmi scudo con le squadre straniere, potrei parlare della mia Roma che ha vinto 5-1 in un derby che poteva finire molto peggio. Ma anche questo mi interessa relativamente, ormai è andata.
A Roma si dice "A chi sputa per aria, ie ricasca 'n testa". E puntuale è cascato lo sputo sui laziali che domenica avranno pensato che se fai il coatto, lo devi fare a ragion veduta, solo se te lo puoi permettere. E quando prendi cinque reti da un Milan stanco e bersagliato, abbassi la testa e ritiri la coda tra le gambe, hai voglia a farti bello con il Manchester, tu tifi Lazio e vivi in Italia, per tua sfortuna. Come se non bastasse in Nord campeggiava uno striscione profetico sul portiere: "Anvedi come para Nando" (due rigori procurati e due reti in mezzo alle gambe).
Sulla questione della prima squadra, poco da dire: è la verità, benché siano nati come podisti. Il concetto è chiaro: nasci prima, hai una storia e un blasone di cui vantarti. Sì, se conti qualche cosa, non se boccheggi tra tante ombre e poche luci. Tra l'altro in 27 anni di dominio territoriale avessero vinto qualche cosa: macché, niente, il vuoto, il buio. Per me possono citare Bigiarelli il bersagliere, Piazza della Libertà, Piola, Batman e Robin, ma la sostanza è che hanno il nome e i colori sbagliati e gli è rimasto solo un pezzo di memoria per darsi un tono. Ricordano quei nobili decaduti che vivono di cambiali e comprano a credito, ma stringi stringi piangono miseria.
Comunque questi sono piccoli fatti. Loro sono superiori. Non basta la serie B, non basta il calcio scommesse, non basta l'era Cragnotti delle molte vittorie ottenute con truffe, condanne e galera.
E allora stiamo al presente:
Lotito viene criticato adesso. L'anno scorso, dopo la qualificazione alla Champions era osannato.
Non dimentichiamo il coinvolgimento in Calciopoli, naturalmente. Finalmente finisce quel campionato, comincia il calciomercato e Delio Rossi vuole una squadra decente. Lotito, che è un moralizzatore fatto e finito per quello che gli pare, decide di accontentare il suo allenatore: arrivano Meghni, Del Nero, Kolarov e Scaloni. E vabbè, magari si ambientano bene e fanno i fenomeni. Ma ci vuole un portiere, perché Peruzzi potrebbe restare ma vorrebbe prima parlare col presidente. Lotito temporeggia, poi gli dà appuntamenti a cui non si presenta e alla fine lo fa licenziare da qualcuno della società senza degnarlo di una spiegazione. E' così che si arriva a Juan Pablo Carrizo, pagato dieci milioni di dollari, di nazionalità argentina con parenti italiani, da molti indicato come una certezza tra i pali. C'è qualche strano intoppo burocratico, Carrizo non può essere italiano e la Lazio, con Kolarov, ha raggiunto il massimo degli extracomunitari consentiti. L'argentino viene rispedito in prestito al River Plate, in attesa del possibile tesseramento. Al suo posto arriva il giovane uruguayano Muslera, di cui ho già abbondantemente parlato. Alla fine del mercato viene ingaggiato l'attaccante Fabio Vignaroli, calciatore disoccupato che non si capisce a cosa serva perché non solo è una gran pippa, ma ha anche 31 anni.
La Lazio va, in Champions non sfigura affatto. In campionato fa 7 punti in 7 gare. A margine del discorso sul calcio giocato, si presentano due importanti novità: Lotito, in rotta con il Comune di Roma per la concessione di un terreno sul quale edificare il nuovo stadio di proprietà, la spara grossa e afferma che ha individuato una zona presso Valmontone, in provincia, e lì costruirà lo stadio. Apriti cielo. I laziali tornano alla vergogna e un po' alla paura, perché questo qua è uno che potrebbe pure farlo davvero. Tutto ciò tra le preghiere dei romanisti (o riommisti, o peperones) che finalmente potrebbero vedere coronato un sogno: la Lazio tra i burini.
Lo stesso Lotito dichiara che tutto sommato non sarebbe male perché si sa che la Lazio ha più tifosi in provincia che in città. Riapriti cielo: l'ha detto, proprio lui che deve rappresentare i tifosi ha detto la frase temuta da una vita. Nel frattempo si tratta il rinnovo dell'uomo di punta della formazione di Delio Rossi, cioè Tommaso Rocchi. L'accordo è tuttora in alto mare, Rocchi vorrebbe qualche soldino in più ma il presidente è fermo nella sua crociata etica e non si smuove. Esce anche un'intercettazione telefonica piuttosto strana, sempre tra Lotito e Alfredo Carfagni, ex responsabile sanitario della S.S. Lazio. Si parla di un calciatore di cui non si dice il nome (s.), che sembra avere problemi di cuore. Lotito cerca di convincere il medico a trovare un posto che possa emettere il certificato di idoneità per il giocatore, fregandosene della salute e giocando con la vita degli altri. Su quest'argomento è preferibile non scherzare, ma è la condotta del presidente che ancora una volta rasenta l'incredibile.
E' di ieri, inoltre, la notizia che Delio Rossi è stato deferito per aver chiesto a Lotito, in una telefonata intercettata nel 2006, di contattare i dirigenti del Lecce e accordarsi con loro in vista della partita imminente contro i pugliesi. Qui il latinista Claudio non ha ceduto, stando almeno alla telefonata. La Lazio è riuscita poi a vincere per uno a zero; l'avvocato Gentile, legale della società, fa sapere che non succederà assolutamente niente. Ma io e i vari riommers ringraziamo Delio Rossi per il bellissimo gesto, altra macchia tra le macchie.
Quindi, che dire?
Non è che mi esalti sottolineare i problemi della Lazio, sinceramente. Ho amici e parenti di fede biancoceleste, ma quando sento e leggo certe cose nemmeno voglio trattenermi.
E dirò di più. Mi dispiace tantissimo che la Roma sia nata 27 anni dopo la Lazio, la prima squadra della Capitale. Dovrebbe dispiacere a tutti i romanisti.
27 anni di risate e figure di merda persi così, peccato.
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lunedì 24 settembre 2007
A doppia faccia
"Ed Elli a me:
La tua città, ch'è piena d'invidia sì che già trabocca il sacco,
seco mi tenne in la vita serena (...)"
Inferno, Canto VI
Il campionato è ricominciato da ben 4 giornate.
Veloce riassunto delle ultime puntate non andate in onda: la Roma vince la Supercoppa il 19 agosto a San Siro, 1-0 con rete di De Rossi su rigore. Mi è stato detto che si è vista una partita così così, ma non lo so, non c'ero ed ero lontanissimo.
Le prime tre giornate hanno visto una Roma vittoriosa. 2-0 a Palermo, 3-0 contro il Siena, 2-0 ancora a Reggio Calabria. Qualche sofferenza ma tutto sommato un gioco brillante, supportato dalle belle prove degli ultimi arrivati, specialmente Giuly e Juan.
Intermezzo internazionale con la prima vittoria in Champions per 2-0 contro la Dinamo Kiev. Squadra scorbutica, ma alla portata dei giallorossi.
Domenica si è pareggiato 2-2 all'Olimpico contro una Juve operaia ed arcigna. La Roma ha sprecato troppo e i bianconeri di ritorno dalla B si sono comportati bene, giocando la loro partita e acciuffando il pareggio all'88° con Iaquinta.
Mercoledì sera ci sarà la Fiorentina.
Come sempre mi limito a fare delle considerazioni sul modo in cui viene affrontata e vissuta la gara, perché fare pronostici è stupido e perché la squadra di Prandelli è sempre un pericolo.
Girovagando per la rete e ascoltando le solite voci di corridoio qua e là, ho scoperto una cosa che non sapevo. E che credo molti romanisti non sappiano: la Roma è la vera nemica della Fiorentina. Non c'è più nessuna Juventus, nessun Milan né Inter. E' la Roma e, se possibile, l'intera città di Roma che per i viola rappresenta il nemico numero uno.
Ora, se non fosse che questa situazione appare ridicola, sarei piuttosto arrabbiato. Sì, ridicola. L'astio tra romanisti e viola c'è sempre stato, almeno dalla metà degli anni 80. Che questo astio, questa mancanza di feeling, si sia tramutata in odio aperto è una novità che francamente in pochi a Roma conoscono. A Firenze, invece, con l'eleganza tipica di chi ha inventato le bestemmie, si urlano a squarciagola insulti, invettive e cazzate contro Roma. Bene. Contenti loro...
Ho fatto un giretto sul sito fiorentina.it, un sito che se fossi un tifoso viola frequenterei molto volentieri, perché ha un lavoro di redazione quotidiano davvero buono. Non è ironia, è un bel sito davvero, per chi tifa la Viola.
Mi vado a leggere un po' di commenti dei tifosi da tastiera e apprendo che la Roma sarebbe il nuovo potere del calcio italiano. Qualcosa non mi torna e ne leggo altri. Trovo solo conferme. In riva all'Arno, a quanto pare, tutti sanno perfettamente che la Roma comanda e dirige le operazioni di palazzo come fosse la SPECTRE. Anzi, togliamo pure il "fosse". La Roma E' la SPECTRE.
Un po' di fatti oscuri conforterebbero questa scoperta. Li elenco.
A) La Fiorentina fallisce e va in serie C2, la Roma no pur avendo un monte-debiti eccessivo. Viene anzi protetta tramite una legge spalmadebiti fatta ad hoc.
B) La Fiorentina, per la vicenda Calciopoli, viene ingiustamente punita e non ammessa alla Champions League. Ad usufruirne è la squadra classificatasi immediatamente dopo, cioè la Roma.
C) Batistuta non è mai stato pagato da Sensi a Cecchi Gori, e qualcuno adombra una sorta di scippo.
D) La Roma è sempre stata avvantaggiata da pessimi arbitraggi, l'esempio lampante sarebbe il pareggio dello scorso campionato.
Smontare queste minchiate è veramente troppo semplice. Sul solo punto A mi trovo un po' in difficoltà, perché penso che alla Fiorentina sia stata fatta una carognata bella e buona, con la C2. Il fallimento ci poteva anche stare, ma Cecchi Gori è stato messo all'angolo da affari extracalcistici che lo hanno costretto a rasentare il lastrico. Il fiorentino che fa? Mica cerca di ricordare le ragioni di quel fallimento, troppa fatica. Con perspicacia e tempismo va a vedere quel che è accaduto dopo. Sullo spalmadebiti mi sono già espresso in un altro post. E' stato immorale, ma non illegale. Ne hanno usufruito altre società, anche più importanti della Roma. Epperò sembra una legge fatta da e per la Roma, a sentire i viola. Che peraltro si dimostrano disonesti sul serio, perché si girano dall'altra parte, omettono, fischiettano, fanno finta di niente su un aspetto leggermente controverso: la Fiorentina fallisce, va in C2, viene promossa in C1 ma passa direttamente al campionato di serie B, eccezionalmente allargato a 24 squadre, per non meglio chiariti "meriti sportivi".
Una cosetta, insomma. A loro avviso è solo un parziale risarcimento, una robetta da niente. Per me si tratta di un'ingiustizia che non trova argomenti validi. Se è vero che Roma è una piazza troppo importante a livello economico per far retrocedere una squadra, Firenze non è il buco del culo del mondo e non mi si vengano a raccontare stronzate. E' una città di quasi 600000 abitanti in cui esiste una sola società di calcio che praticamente il 99% della popolazione tifa.
I famosi agganci politici di cui gode la Roma, se proprio ci sono (e ci sono anche, non lo nego), sono gli stessi, identici agganci di cui godono altre società, Fiorentina compresa. La tanto sbandierata amicizia di Diego Della Valle con un certo signor Clemente Mastella, attuale ministro della Giustizia non è solamente una questione privata né un'inezia trascurabile.
Passiamo al punto B. La Fiorentina viene condannata ingiustamente. Un attimo. Ingiustamente? Sì, perché la Camera di conciliazione e arbitrato del CONI ha assolto Diego Della Valle dall'accusa di illecito, limitandosi all'articolo 1 (violato il principio di lealtà e correttezza sportiva). Fin qui quasi tutto bene, nel senso che comunque la si voglia vedere c'è stato un comportamento assai scorretto del patron viola. In sostanza è andata così: Della Valle, l'uomo "sotto schiaffo", si raccomanda a un po' di gente perbene tipo Moggi, Mazzini e Bergamo, ed ottiene rassicurazioni. Le acque si calmano, lui non protesta più e tutto fila liscio, con la Fiorentina che conquista sul campo la qualificazione in Europa. Be', in fondo cosa sarà mai una raccomandazione? Niente, no? In uno sport? Come niente... Comunque non è che sia finita proprio così, la storia. Andrea Della Valle, presidente della ACF Fiorentina, e Sandro Mencucci, amministratore delegato, non hanno consentito, tramite il loro comportamento, il raggiungimento della prova d'estraneità all'illecito sportivo. Questa è un po' più seria e mi spinge a farmi una domanda: ma perché gli onesti Della Valle non si sono rivolti al TAR? Hanno detto che era meglio di no, per il bene della squadra e della città. Ma che razza di giustificazione sarebbe? Mi rubano il portafogli ma non faccio la denuncia perché è meglio per me? Mah. Un esamino di coscienza non ci starebbe poi male.
A Firenze si ha una sorta di devozione per i Della Valle, cosa peraltro scusata dal fatto che Mister Tod's e suo fratello hanno salvato una società ormai morta. Tuttavia, mi piace ricordare che l'uomo attualmente venerato è un ex consigliere dell'Inter, uno che ha fatto delle scenate isteriche in Confindustria e si è lamentato della qualità dell'imprenditoria italiana aprendo fabbriche in Cina, uno che è stato denunciato dai suoi dipendenti per la forte limitazione dei diritti sindacali, soprattutto uno che, parlando di calcio, rileva il marchio della Fiorentina dopo aver aspettato il fallimento e il cambio del nome, spendendo così il minimo per avere il massimo ricavo. Complimenti, fanno sempre bene queste lezioncine di moralità.
E poi c'è sempre un interrogativo che veramente mi fa pensare che a Firenze, col troppo caldo d'estate e il troppo freddo d'inverno, la gente abbia la testa un po' confusa. C'è la Roma dietro la condanna alla Fiorentina? La Roma, insomma, sapeva di arrivare quinta immediatamente dopo la Fiorentina ed ha giocato un intero campionato per arrivarci, in maniera scientifica. Che grande mossa diabolica, cazzo. Un po' mi dispiace che non ci sia arrivato il Chievo quinto, così i fiorentini oggi parlerebbero di strapotere politico del Chievo esponendosi al pubblico ludibrio.
Sul punto C vabbè, dai, non c'è nulla da commentare. Cecchi Gori rinuncia a 70 miliardi di lire e sta zitto? A saperlo si poteva anche scippare Rui Costa, cavolo, tanto se era così facile... O forse nei libri contabili non era registrata la cessione per qualche altro motivo che nulla ha a che vedere con le fantasiose stronzate dei complottisti viola? Eh, che mistero inestricabile.
Sul punto D non so che dire, perché una squadra che viene favorita e si lamenta così tanto come ha fatto la Roma negli ultimi anni io l'ho vista poche altre volte. Secondo i viola la Roma avrebbe goduto di favoritismi incredibili, roba da storie dell'orrore. Infatti tutti sanno che la Roma ha vinto e stravinto campionati e coppe, arrivando come minimo seconda in classifica negli ultimi dieci anni. A me risulta che tre-quattro anni fa la Roma stesse per andare in serie B in un campionato pessimo, tant'è che fu per un punto conquistato in un derby giocato senza cuore che si salvò. Ma anche questa fu probabilmente una mossa tipica del potentato giallorosso.
Allora, ricapitolando: se la Roma vince qualcosa, lo fa perché c'è una situazione straordinaria (il Duce, il Giubileo, nell'82-83 non so cosa sia accaduto ma qualche cosa dev'essere successo... forse Venditti aveva bisogno di vendere più dischi). Se non vince è perché è una squadra mediocre. I fiorentini sono praticamente gli ideali interpreti di questa sciocca solfa: quando devono sentirsi grandicelli parlano di "rometta", quando gli fa comodo versare due lacrimucce di persecuzione immaginaria parlano di "potere supremo di Roma" che neanche il peggior Borghezio. Mai li ho sentiti parlare di Milan, Inter o Juventus negli ultimi tempi. E forse perché, al di là dei sospetti su questa o quella situazione, sono talmente inferiori che non troverebbero un appiglio sicuro per poter fare le vittime designate con delle squadre nettamente più forti.
L'anno scorso, per tenerci a tempi recenti, la partita incredibilmente rubata dalla Roma è finita 0-0 e la Fiorentina non ha fatto un tiro in porta. Però le proteste viola sono state vibranti, visto che ancora oggi viene ricordato un fallo di mani in area di Ferrari e una marcatura di Mexes su Toni scorretta e prepotente. Sì, peccato che le mani di Ferrari fossero in realtà uno stop di petto stravisto nelle moviole e che Toni non solo non abbia mai tirato in porta, ma sia anche alto 1,94 x 88 kg. Segnalo a titolo informativo che l'anno prima, un altro grande furto degli uomini di Spalletti aveva fruttato un 1-1 con gol di Toni in evidente fuorigioco non segnalato dal guardalinee Stagnoli (arbitro Messina). Questo perché quando si lanciano accuse tanto per far fare movimento ai polpastrelli o per dare aria alla bocca, bisogna essere informati un pochetto.
Sorvolo volontariamente sulla questione delle sudditanze, perché potrei citare Di Livio, Torricelli, Miccoli, Maresca, Mutu, Blasi, Chiellini, Bojinov. Come fai a prendertela con una squadra che ti ha dato i suoi scarti che tu hai poi trasformato in idoli?
Allora, alla fine, come si dice a Roma, non se li incula nessuno. Però a loro piace questo sbraitare continuo, questo borbottìo campagnolo, questa grettezza da sfogare col rancore.
Perché ci raccontano che sono gli eredi di Dante, che infatti hanno ignominiosamente cacciato, che sono campioni della lingua italiana, grazie ad un milanese che li ha nobilitati, che sono colti e moderati, e infatti ti ci vuole un traduttore per le bestemmie e gli insulti gratuiti.
Gli piace sentirsi superiori, con la puzza sotto al naso, chiusi nella loro conca umida.
E' forse anche per questo che vorrebbero ritagliarsi un posto di qualche importanza, un po' come ha fatto il loro eroe Diego. Nessuno glielo nega, ma loro preferiscono inveire contro gli altri, perché è sempre colpa del vicino geloso. E' una città di guelfi e ghibellini, in fondo, gente che ama fare la guerra ed essere vittima allo stesso tempo, superiori a tutti ma ridotti in inferiorità da un qualche potere supremo e arrogante e contemporaneamente attaccabile e facilmente rintracciabile. Quindi nessun bersaglio migliore della Roma, di Roma, dei romani con la loro parlata e i loro modi indolenti e spacconi, la loro "erre" con una erre sola. Già, del resto lisciare la "c" è un motivo di vanto o, tutt'al più, di estrema simpatia. O dire "un ci s'ha" per "non abbiamo" è segno di ricercatezza ma anche di schiettezza popolare.
Del resto negli ultimi tempi Firenze ci ha regalato dei fari nella notte della cultura italiana: l'Oriana Fallaci dei best seller, il maestro Franco Zeffirelli, il trio Vampa-Katanga-Torsolo meglio noti come Pietro Pacciani-Giancarlo Lotti-Mario Vanni.
Io ringrazio sentitamente.
E rubandogli ancora le parole che Dante fa pronunciare a Ciacco, lascio un'altra dedica in chiusura:
"(...) Superbia, invidia e avarizia sono le tre faville c'hanno i cuori accesi".
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martedì 31 luglio 2007
La fine della finta fine
Chivu va all'Inter in cambio di:
13 milioni di euro cash.
La comproprietà del difensore Marco Andreolli (valutata 3 milioni).
L'incasso di un'amichevole da disputarsi entro 3 anni.
In totale, pure se il prezzo di Andreolli è chiaramente forzato, i 18 milioni sono stati più o meno raggiunti.
La domanda insoluta è: perché tutto questo tran tran se la conclusione era prevista da tempo?
Potenza morattiana.
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mercoledì 18 luglio 2007
Tres Giuly
Ludovic Giuly, neoacquisto della Roma, proveniente dal Barcellona
31 anni (10/7/1976, Lione)
Centrocampista offensivo
Campione di Francia
Campione di Spagna
Campione d'Europa (Barcellona)
Vicecampione d'Europa (Monaco)
1 Supercoppa di Spagna
1 Coppa di Lega francese
Buonissimo giocatore, tecnico, veloce ed esperto. Qualcuno, come al solito, bene informato dice che è arrivato per prendere il posto di Mancini: frase senza senso. Si ravvisano interessamenti per Amantino, comunque, e volano cifre tipo 23 milioni di euro. Lo porto io, a mie spese, dovunque. Ma non è vero, anzi pare che stia prolungando il contratto.
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giovedì 12 luglio 2007
La finta fine e i bassi istinti
L'ultimo capitolo della saga legata a Cristian Chivu è stato scritto da un Daniele Pradè scuro in volto, che una volta tanto ha tirato fuori le palle ed ha detto cose ampiamente condivisibili.
Sfumato il Barcellona, il Madrid di Schuster si era mosso con abilità offrendo i 18 milioni richiesti dalla Roma. Chivu è rimasto in vacanza con la fidanzata a giocare al grande assente, mentre i Becali hanno declinato con arroganza la proposta del club più prestigioso del mondo che si è, giustamente, risentito ed ha preso immediatamente il portoghese Pepe a 28 milioni di euro, ricoprendolo di oro per i prossimi quattro anni.
Non è finita qui. La dichiarazione successiva di Giovanni Becali, il poliziotto cattivo tra i due fratelli, è stata più che irritante: "Può anche restare, Roma è una bella città, si sta bene". Si sta talmente bene che i Becali hanno fatto, letteralmente, carte false per far partire il giocatore. Perché si è parlato di mazzette prese dai due per portare Chivu a Milano, notizia che a Roma girava da un po', riportata dai quotidiani sportivi spagnoli. In 24 ore nessuna smentita ufficiale dei diretti interessati. Tramite un comunicato stringato via internet, la società di Moratti fa sapere molto dopo che "non c'è stata nessuna commissione ai procuratori del calciatore Cristian Chivu". Gli interisti hanno tirato un bel sospiro di sollievo, ancora una volta l'onestà aveva trionfato. Peccato che per rispondere alla calunnia e alla diffamazione però si usi la querela e non la smentita in rete, che vale quanto un pezzo di carta igienica sporca. Ma il web ci ha riservato altre sorprese. Il giorno prima, l'FC Internazionale tramite il suo sito aggiornatissimo si premurava di rendere noto che "era stato inviato un fax all'A.S. Roma spa per comunicare che non è più intenzione della società proseguire nella trattativa per Cristian Chivu".
Però!, hanno subito detto gli interisti, quanto siamo onesti. Eh, ma per non proseguire una trattativa, devi prima iniziarla. E questo non è mai accaduto, almeno a livello ufficiale. A livello ufficioso il solerte Marco Branca aveva detto "C'è l'accordo con il giocatore ma non con la Roma". Moratti gli aveva fatto eco: "E' nostro al 50%". Dove sta il problema?
"C'è l'accordo con il giocatore". Leggete bene questa frase prima di continuare. Non voglio nemmeno affrontare il discorso secondo cui non è consentito prendere accordi con i tesserati di altre società, si sa che il mercato va così. Ricordo en passant il caso Dellas.
Quello che sorprende qui è una strana logica: la Roma deve vendere il giocatore ed è tradizionalmente in buoni rapporti con l'Inter. L'Inter fa una buona offerta, diciamo intorno ai 14-15 milioni più un calciatore, come si è vociferato. La Roma fa il dispetto, non glielo cede e oltretutto insiste nel dire che dall'Inter non ha ricevuto né un fax né una telefonata per chiudere l'affare.
Ora, se la Roma ha bisogno di soldi per fare il mercato, e sappiamo che ne ha bisogno, perché mai non accetta l'offerta dell'Inter che è sostanziosa? Perché insiste, anzi, nell'affermare di non essere mai stata contattata né da Moratti né dai dirigenti nerazzurri? E' possibile che una società che necessita a tutti i costi di milioni di euro e giocatori sbatta la porta in faccia a chi questi soldi e questi giocatori glieli porge su un piatto d'argento? No. Non è possibile, non è un'ipotesi praticabile. A meno che la dirigenza giallorossa non si faccia di crack dalla mattina alla sera, ma ne dubito fortemente. E' probabile che a voce l'offerta ci fosse, ma inferiore alle cifre girate e quindi respinta senza mezzi termini. Pradè, dopo il "gran rifiuto" del romeno al Real Madrid, rilascia la seguente frase: "La situazione è ferma. L'Inter si è ritirata, lo abbiamo appreso dal comunicato sul loro sito". E' una frecciata molto eloquente. Il nodo della questione sta qui: l'Inter non ha mai trattato con la Roma ed ha voluto porre delle condizioni da strozzini, forte di un accordo con i procuratori di Chivu. Quasi certamente Moratti o chi per lui, ha detto ai Becali: fate voi, tanto il giocatore lo teniamo in pugno ed è quel che conta. Io non so se le cose siano andate così, ma se anche la realtà fosse diversa sono pronto a scommettere che ci si avvicini. Dopo il ritiro interista, il solito Giovanni Becali si rende protagonista di una dichiarazione da estorsore: "Cristian vuole solo l'Inter e a decidere siamo io e mio fratello. Se la Roma non sta alle nostre condizioni, lui resta e va via l'anno prossimo gratis. Per me la parola di Moratti vale come un contratto". Non so voi, ma io sono andato a riguardarmi il significato della parola "ricatto" e posso asserire con certezza che in questa frase si configura un ricatto.
E veniamo ai giorni appena trascorsi. Victor Becali, il poliziotto buono, incontra Pradè in segreto (perché rischia il linciaggio se viene riconosciuto) e non si sa bene quel che ha da dire. Non si sa neanche perché dovrebbe incontrare Pradé, visto che è tutto molto chiaro. Si mormora che stia facendo il mediatore per conto dell'Inter. Ma anche questa è una chiacchiera. Al termine dell'incontro Victor Becali si defila, Daniele Pradè è incazzato nero. "Il giocatore resterà fino alla fine della stagione, andrà via a parametro zero. Chivu ci ha fatto un danno incalcolabile".
Beh, la fine della storia per ora è questa. Da sportivo resta una critica alla Roma per non essersi preoccupata in anticipo di trovare un'intesa con il giocatore. Restano degli interrogativi. Ad esempio sul perché la Roma non intraprenda un'azione legale contro i Becali, Chivu o addirittura la stessa Inter. Gli estremi ci sono, le interviste sono andate in onda sulle tv e sono state scritte dai quotidiani. Il danno, che è inconfutabile, è stato fatto soprattutto ai piccoli azionisti. In fondo la Roma per Mexes ha pagato pesantemente. Il dubbio che ci sia qualcosa che non sappiamo è legittimo e fondato, da sportivo.
Da tifoso, invece, ho pensato ad una stupida frase che avevo letto su un muro quando la Lazio del mitico Poborsky vinse proprio contro l'Inter, quel famoso 5 maggio: "Come Godo". Come godo a vedere questi maneggioni, pagliacci, affaristi d'accatto, cafoni dei Becali che restano con una mano davanti e una dietro. Come godo a sapere che l'Inter si è ufficialmente ritirata ma di fatto è stata esclusa e scacciata dalla Roma dal novero dei possibili acquirenti. Come godo a sapere che Chivu, il fantasma mai intervenuto in questa vicenda, dovrà giocare una delle sue annate più difficili e che forse finirà a farsi delle passeggiate ristoratrici ai margini di Trigoria. Come godo a leggere un Daniele Pradè inedito, sorprendente, combattivo. Godo perché non me ne frega niente se il mercato romanista si ferma qui e se non arriveranno altri rinforzi. La soddisfazione di aver visto vincere la ragione sul torto, la dignità sulle manovre da caporalato edile; questo per me conta molto. E di essere "ragionevole" in questo caso non mi importa.
Gli interisti nei vari blog e nei vari forum della rete si sono dimostrati i peggiori tifosi esistenti in Italia. Non credo di aver mai visto tanta arroganza nemmeno negli juventini moggiani più sfegatati. Almeno loro rubavano in silenzio e lo sapevano. Gli interisti hanno ricevuto solo prese per il culo, derisioni, insulti, sputi in faccia in tutti questi anni. Ora che hanno vinto lo scudetto degli onesti parlano dei portafogli altrui, fanno i conti in tasca a Rosella Sensi, si "preoccupano" dell'addio di Chivu a parametro zero. Chi non ci crede vada a dare un'occhiata sul web.
Il 95% dei commenti è di questo calibro (faccio copia&incolla): "Se non ci date Chivu non vi facciamo fare il mercato". "Bravi adesso tenetevelo e datecelo a zero a giugno"."Non avete una lira e vi permettete di contrattare con Moratti che è un signore". "Non avete soldi ve li diamo solo noi". "Non vincerete mai niente con queste mosse da pezzenti". Uno dei tormentoni più gustosi degli onesti e, a quanto pare, compassionevoli è: "Vi abbiamo regalato Pizarro" (acquisizione del cartellino di Pizarro = 12 milioni; e se non ce lo regalavano quanto cazzo costava?). Mi fermo qui per pietà.
A parte che bisognerebbe dire a queste teste di cazzo - non saprei come definirli - che i soldi non sono i loro perché saranno studentelli o operai di chissà quale fabbrichètta di merda. Vorrei vederli in faccia uno ad uno questi pseudotaglieggiatori da tastiera. Poi vorrei spiegargli cosa sono l'onore e la passione, cose che non avranno mai sentito nominare in vita loro. Non riesco a liquidare tutto questo con un semplice "poveretti" perché questa è la gente che ha rovinato e sta rovinando l'Italia e ragiona solo ed esclusivamente appresso al denaro facile, specialmente quando non è il suo. Il bello è che alla maggioranza dei romanisti, pur nella rabbia, la posizione della Roma sta bene. Per fortuna si tifano le maglie e non i capitali. Cioè... qualcuno tifa per la maglia, gli interisti i capitali gonfiati. Sono quelli che prendono le Mercedes con il leasing e si sentono fighi. Prepotenti di cartapesta. Sudditi. Disperati. Ragionieri dei sentimenti. Vili che si inchinano ai potenti. E non vado oltre perché sinceramente potrei passare tutta la notte a scrivere gli insulti che meritano.
Veniamo a Chivu. Qualcuno ha cercato di difendere la scelta del romeno dicendo che uno può decidere dove andare a lavorare. Giusto. Il problema è che un dipendente sotto contratto con una qualsiasi dittarella se se ne va dall'oggi al domani viene denunciato. Se poi fa perdere un capitale alla ditta quotata in Borsa viene denunciato due volte anche se resta a lavorare nello stesso posto. I calciatori sono dipendenti, non liberi professionisti (che ugualmente sono vincolati ai contratti per le prestazioni). Va bene essere contro il padrone, ma qui il padrone lo ha fatto Chivu. O almeno ci ha provato.
Vedremo se finirà così. Nel frattempo il poliziotto cattivo Giovanni non ha perso l'occasione per dimostrare quanto è viscido: "Solo un miracolo porterebbe Chivu all'Inter. Fra tre giorni inizia il ritiro della Roma e le società dovrebbero accordarsi prima. Ma Moratti e Rosella Sensi sono troppo orgogliosi". Praticamente ha scaricato il barile, lui non c'entra niente. Poi ha aggiunto: "Cristian è un professionista serio, si è sempre comportato bene. Ma la colpa è della Roma. Se la Roma dice che è stato un fatto danno incalcolabile di 18 milioni, perché non riduce il danno a 15 o 16 milioni?". Stavolta non serve la stizza di Pradè per dirgli: MAVVAFFANCULO IN ROMANIA.
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lunedì 25 giugno 2007
Aggiornamenti #4
David Marcelo Pizarro è un giocatore della Roma; la seconda metà è costata 5,75 milioni di euro e di Chivu non si è parlato (ufficialmente).
Ufficiosamente, attorno al romeno sta accadendo di tutto: sembra che il Barcellona abbia fatto un'offerta impossibile da rifiutare: 12 milioni cash più Ludovic Giuly. La Roma aveva chiesto 18 milioni tondi tondi senza sconti. I dirigenti blaugrana entro metà settimana dovrebbero decidersi e quelli romanisti pure. Nel frattempo, il solito Massimo Moratti ha fatto dei numeri da circo, cosa che ormai gli riesce con una certa scioltezza: "Chivu ci interessa molto", "Non lo abbiamo mai trattato", "Non è così fondamentale". Pare che il ragazzo col ciuffo, Roberto Mancini, abbia telefonato ieri a Chivu e che alla Roma si siano leggermente incazzati minacciando interventi nelle sedi appropriate. E poi stasera, Chivu e il suo procuratore Viktor Becali (il quale pare abbia ricevuto proposte allettanti da Moratti riguardo incarichi in Romania per la Pirelli RE) erano a Milano per parlare con la dirigenza nerazzurra che punta ad offrire 12 milioni tondi tondi e senza aggiunte. Domani dovremmo saperne qualcosa di più. Mercoledì dovremmo sapere definitivamente tutto.
Ho sempre avuto una simpatia sfrenata per il Barcellona, ma a questo punto faccio anche il tifo, se non altro per l'atteggiamento dell'Inter che insiste nel voler contattare ad ogni costo prima il giocatore e poi la società con offerte al di sotto della richiesta. Capisco che la volontà del calciatore sia determinante e quindi Moratti vuole mettersi in una posizione di forza, ma ci hanno talmente rotto i coglioni con questa storia degli onesti che adesso fanno quello che gli pare e piace senza pudore. O sono scorretti oppure sono stupidi, non c'è alternativa.
Il resto è una chiacchiera. Inizia un'altra settimana e un altro giro di giostra.
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mercoledì 20 giugno 2007
Aggiornamenti #3
Sembra fatta.
Chivu all'Inter per 12 milioni e Pizarro alla Roma per 6. Nel totale, la Roma chiude in pareggio e forse ci ha perso una mezza milionata. Restando a questa sessione di mercato, Juan (che doveva firmare martedì ma non ha firmato) costerebbe alla Roma sempre 6 milioni. Questo vuol dire che la Roma ha fatto tante chiacchiere e non ha monetizzato. In un mercato in cui l'Udinese chiede 15 milioni per Felipe, il duo Rosella Sensi-Pradè non ottiene un euro per il capitano di una nazionale europea che anni prima aveva pagato 18 milioni. Bravissimi.
Juan arriva dal Bayer Leverkusen al prezzo onesto di 6,3 milioni e con un contratto di 3,1 milioni (lordi) per 4 anni.
Nel frattempo si registra un ritorno di fiamma per Esposito del Cagliari, reduce da un gravissimo infortunio che lo ha tenuto lontano dai campi quest'anno.
Sia Vucinic sia Cassetti sono stati riscattati. Comotto invece no: il Torino ha sborsato più di due milioni. E va bene così.
Rettifica: il Toro avrebbe sborsato poco più di un milione e mezzo (non ho trovato notizie ufficiali). Va bene così lo stesso.
Da alcune piccole vendite e comproprietà dei giovani sparsi per l'Italia, la Roma ha messo insieme un milione e mezzo se non di più.
Niente altro da aggiungere. Ma sono un po' incazzato.
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lunedì 18 giugno 2007
Totti-Gold
Vincitori della Scarpa d'Oro dall'introduzione del coefficiente UEFA:
1996/97 Ronaldo (Barcellona) 34 gol
1997/98 Nikos Machlas (Vitesse Arnhem) 34 gol
1998/99 Mario Jardel (Porto) 36 gol
1999/00 Kevin Phillips (Sunderland) 30 gol
2000/01 Henrik Larsson (Celtic Glasgow) 35 gol
2001/02 Mario Jardel (Sporting Lisbona) 42 gol
2002/03 Roy Makaay (Deportivo La Coruna) 29 gol
2003/04 Thierry Henry (Arsenal) 30 gol
2004/05 Thierry Henry (Arsenal) 25 gol / Diego Forlan (Villarreal) 25 gol
2005/06 Luca Toni (Fiorentina) 31 gol
2006/07 Francesco Totti (Roma) 26 gol. 200 ufficiali in carriera.
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Aggiornamento #2
Mi piace interessarmi di calciomercato, piace un po' a tutti, credo. Si fantastica, si fanno nomi e contronomi, si gioca con i desideri. Tuttavia non mi piace affatto fare commenti sul mercato, almeno non prima che sia terminato, perché mi sembra una cosa da poveracci. Si rischia di dire e scrivere cose delle quali non si saprà mai la reale versione. Trovo poi odiosi quelli che parlano come se fossero dei dirigenti o peggio ancora i proprietari di una società: "noi vi diamo...", "voi dovete venderci...", "possiamo offrirvi...", "non potete chiederci...". Che disperati. Naturalmente ogni riferimento all'atteggiamento di alcuni sostenitori di una ben nota squadra italiana è puramente casuale. Ma cambiamo argomento in scioltezza, anzi torniamo al calciomercato in base alle notizie che girano.
Ho deciso di mettere per iscritto quello che riguarda la Roma in questo periodo, è più una curiosità che una volontà di tenere il blog aggiornato con qualche chiacchiera da bar. Lo faccio per tenere in nota le voci, i rumors, le puttanate che escono quotidianamente. E per vedere alla fine cosa sarà successo. Ok, pronti partenza via.
Eugenio Corini è andato al Torino con un contratto annuale da 500000 euro. Aveva detto due giorni prima dell'accordo che stava trattando con la Roma.
Rudi Voeller dovrebbe essere oggi a Roma per vendere Juan alla Roma, al costo di 6,4 milioni di euro. La trattativa dovrebbe andare in porto entro domani (martedì 19 giugno).
Dall'Inghilterra fanno sapere che il Liverpool vuole dar via Craig Bellamy. Sul giocatore ci sarebbero Juve e Roma, e Rafa Benitez preferirebbe i giallorossi perché sta pensando ad uno scambio con Mancini. Il costo del cartellino dell'inglese è di circa 17 milioni di euro.
Situazione in stand by per Cristian Chivu. Tra Inter e Roma stallo totale. Si registra un'offerta del Barcellona: 15 milioni più Belletti o Silvinho (secondo alcuni addirittura 18 milioni). I blaugrana sono attualmente in vantaggio sui nerazzurri che hanno fatto diverse offerte; la più alta: 9/10 milioni più metà Pizarro (ma c'è chi parla di 5 milioni più mezzo cileno).
A proposito di Chivu, la Roma si sarebbe interessata a Cruz come eventuale contropartita. Il procuratore del giocatore ha risposto in modo evasivo. L'Inter sembra non aver nemmeno considerato la richiesta.
Per David Marcelo Pizarro si deve decidere prima del 20 giugno, giorno in cui si dovranno risolvere tutte le comproprietà. La metà esatta è 6,5 milioni. La Roma vorrebbe sedersi ad un tavolo per trattare, l'Inter vorrebbe far rientrare tutto nell'affare-Chivu. Si potrebbe andare alle buste.
Claudio Sclosa e Giovanni Sartori sono, rispettivamente, procuratore di Franco Semioli e direttore sportivo del Chievo. Tutti e due continuano a ripetere ogni giorno che sul giocatore ci sono tante società, tra cui la Roma che ha diversi giovani interessanti. Ma a quanto pare le richieste per l'esterno si sprecano anche dall'estero.
Il procuratore di Matteo Ferrari, Gianni Corci, deve incontrarsi in settimana con la dirigenza capitolina per prolungare il contratto del suo assistito. C'è distanza tra le parti ma tutti sono molto ottimisti.
In settimana anche Francesco Modesto dovrebbe diventare un giocatore della Roma per 2,5 milioni più un prestito o una comproprietà (Alvarez?).
Mirko Vucinic, qualunque sia il suo futuro, dovrebbe essere riscattato dalla Roma. Non è per niente sicuro, invece, il riscatto di Marco Cassetti che intanto fa sapere di avere detto no ad un'eventuale ipotesi di trasferimento alla Lazio.
Silvio Pagliari è il simpatico agente di Fabio Quagliarella. Il calciatore è per metà doriano e per metà udinese. Prima del 20 le due società dovrebbero mettersi d'accordo per il cartellino, ma non c'è nulla di certo. Pagliari intervendo meno di una settimana fa a Rete Sport aveva detto che c'era un forte interessamento del Manchester United che avrebbe sborsato 15 milioni (la valutazione di Quagliarella è intorno ai 18 milioni), mentre dalla Roma non aveva ricevuto nessun segnale. Oggi è intervenuto a Teleradiostereo dicendo che l'interessamento del Manchester è ormai cosa vecchia e nemmeno tanto reale, che il suo assistito vorrebbe restare a Genova anche se non gli dispiacerebbe andare a Udine e che tra i vari club che hanno fatto proposte concrete c'è la Roma. Insomma, tutto e il contrario di tutto.
Fine delle trasmissioni.
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mercoledì 13 giugno 2007
Aggiornamento
Avevo scritto un post bellissimo e lunghissimo sul mercato e i nomi che si fanno in questi giorni, sull'Inter che ricatta la Roma e non si capisce perché, sulla forza di Faubert lungo la fascia destra e sulla strana differenza che c'è tra il costo del cartellino e l'ingaggio di Quagliarella. Era bellissimo e lunghissimo ma anche inutile e stupido. Per le supposizoni, le cazzate, le false speranze e i vari balletti ci sono i giornali e i siti internet.
Meglio fare solo il punto della situazione. Ad oggi la Roma:
Ha preso lo sconosciutissimo Adrian Pit del Bellinzona a parametro zero.
Ha preso la grande promessa Ahmed Barusso dal Rimini (comproprietà a 2 milioni? Boh?).
Ha forse preso il discreto Modesto (un ossimoro? Comunque il nome è Francesco) dalla Reggina (2 milioni e mezzo più prestiti?).
Ha forse preso il bravo Juan dal Bayer Leverkusen (6,5 milioni?).
E' in trattativa per Eugenio Corini svincolato a parametro zero. Per Julien Faubert del Bordeaux, che costa 7/8 milioni. Per Cicinho del Real Madrid, che non si sa quanto costa. Per Franco Semioli del Chievo, che non si sa quanto costa.
Non tratta Fabio Quagliarella della Sampdoria e dell'Udinese, che costa uno sproposito (18 milioni). Non tratta Mauro German Camoranesi della Juventus, che guadagna più di 3 milioni l'anno.
Probabilmente venderà Chivu all'Inter per un tozzo di pane più mezzo Pizarro.
Mi sembra che ce la stiano raccontando così. Staremo a vedere.
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giovedì 7 giugno 2007
mercoledì 6 giugno 2007
Allons Enfants de la Patrie
Capitolo 2.
Il Presidente della UEFA, Michel Platini, dichiara che se lui fosse stato il c.t. dell'Italia avrebbe detto a Totti: "Vieni in nazionale e stai zitto". Ovviamente immaginiamo tutti la voce tonante di Monsieur Le Roi nonché il cipiglio severo che avrebbe sfoderato nella circostanza.
Ora, che il caso abbia oltrepassato la misura siamo coscienti un po' tutti. Tra pro e contro, pian piano ci stiamo cominciando a rompere le palle di parlare sempre e solo di questo. Se pensate che a stretto giro di posta, in tre giorni consecutivi, sono arrivate dichiarazioni dallo stesso Totti, da Donadoni, da Riva, da Totti ancora più una piccola rettifica e poi nuovamente da Riva, la faccenda assume un aspetto tra il pedante ed il grottesco. Ma in tutto ciò cosa c'entra Platini? E' presidente dell'UEFA, è ovviamente libero di esprimere un parere, eppure come al solito non perde l'occasione di fare un po' di gossip che non ci sta mai male. Nemmeno il tipico sbuffo francese ha potuto risparmiargli l'uscita, che se da una parte aggiunge carne al fuoco dei critici, dall'altra fa il gioco di Francesco Totti e ripropone questioni non risolte sulla moralità del neopresidente trombone.
Già, perché se Platini parla dell'affaire-Totti zittisce chi stupidamente pensa di potersi trovare d'accordo con lui (molti sciocchi farisei dicono "è la prima volta che gli do ragione"). Se anche il presidente della più importante organizzazione calcistica europea mette bocca sulle convocazioni in nazionale del capitano della Roma vuol dire che non stiamo parlando affatto di un giocatore sopravvalutato, di un campione solo dentro il Raccordo Anulare, di un calciatore presuntuoso che non conta niente a livello internazionale. Stiamo pur certi che se Platini si sente in diritto di dare un'opinione simile, Totti rientra tra quei personaggi per i quali vale la pena spendere ben più di un generico elogio. Chi non capisce questo e pensa che Le Roi porti acqua al mulino delle accuse è, senza mezzi termini, un poveraccio.
Un'altra questione riguarda l'onestà dei pareri di Michel Platini. Uno che pur di alzare una coppa col proprio club ha calpestato il sangue e la morte di trentanove persone in Belgio. Uno che è sempre stato legato a doppio filo al potere calcistico, almeno da quando ha smesso di giocare, secondo me dovrebbe stare attento a non impicciarsi dei guai altrui. Perché poi rischia di essere sputtanato dagli eventi, prima o poi. Oggi il transalpino è presidente del calcio europeo, ma ha sempre ricoperto incarichi prestigiosi: allenatore dei bleus dall'88 al '92, vicepresidente della Federcalcio francese, membro esecutivo della FIFA, presidente del comitato per l'organizzazione dei mondiali del 1998. Eppure nessuno lo ha mai sentito occuparsi di fatti spinosi come, che so, Zidane che gioca solo le ultime due partite di qualificazione al mondiale; oppure il tira e molla di Thuram e Makelele che vagamente può essere paragonato a quello che sta accadendo oggi all'Italia e che, se possibile, è anche peggio, visto che lì i giocatori sono stati pregati in ginocchio di ripensare la loro scelta, per aiutare i galletti in vista del mondiale tedesco. Sia Abete sia Donadoni hanno comunque risposto (molto timidamente) a Monsieur, ribattendo con cordialità che dovrebbe farsi gli affari propri.
Ho una impressione, in tutto ciò. Che, fermo restando il problema della convocazione e dell'atteggiamento del bomber giallorosso, si stia sollevando un polverone per non gettare discredito sugli azzurri dopo il mondiale. Parliamoci chiaro, la vittoria a Berlino è stata una grande impresa, nessuno lo nega, ma è stata anche una botta di culo. Non per tornare ai soliti discorsi da romanista, ma contro l'Australia gli azzurri hanno vinto con un rigore che poteva non starci al novantaquattresimo, per non parlare del misero pareggio contro gli USA che li ha obbligati a vincere l'ultima gara nel girone contro la Repubblica Ceca. In finale la Francia ha disputato un secondo tempo da brividi e a tratti ha dato lezioni di calcio agli azzurri, testate a parte. Ora, passata la sbornia berlinese, l'Italia si sta giocando le qualificazioni europee con un tecnico nuovo e inesperto, che non ha un grammo del carisma e del mestiere di Lippi. Non so perché nessuno si è domandato come abbia fatto uno che ha allenato solamente il Livorno in serie A a diventare il commissario tecnico della nazionale campione del mondo. Va bene l'operazione-simpatia dopo Calciopoli 1, ma Donadoni è una scelta incomprensibile, sia per la qualità mediocre dell'allenatore sia per la sua personalità incolore. Comunque, dicevo, finora questa nazionale non ha entusiasmato mai. L'ultima gara, contro le isole Far Oer è stata vinta per il rotto della cuffia. Ricordo che da piccolo mi sorprendeva sempre un po' leggere negli almanacchi Panini di partite tra Inghilterra e San Marino, perché finivano con risultati stratosferici tipo 9-0, se non peggio. Per questi piccoli paesi il calcio è uno sport di poco conto, è chiaro che partecipano ai tornei giusto per fare presenza. Ebbene, l'Italia di Donadoni è riuscita a sfatare la tradizione vincendo 2-1 a fatica. Non sono tanto i due gol che lasciano a bocca aperta, quanto quello preso. E' ovvio che c'è un problema quando ti stai qualificando per un europeo (da campione del mondo, ricordiamolo) e punti tutto sulla gara contro la Lituania. Una gara che probabilmente vincerai ma con il fiatone e l'incertezza. Pochissimi sembrano essersi accorti di questa anomalia, di questa difficoltà evidente e imbarazzante. La nuova ondata di patriottismo d'accatto si è riversata su e contro Totti, reo di essere inutile quando gioca e dannoso quando non gioca. Perché quando gioca è il calciatore a non rendere, mentre quando non gioca è l'uomo ad essere discutibile (e questo è l'aspetto peggiore della vicenda italica: con quale stolta presunzione ci si permette di giudicare il Totti-uomo per una cazzata simile?). Quindi evitiamo l'argomento delle Far Oer, tanto la maggior parte degli italici alfieri non sa neanche dove si trovano questi isolotti.
Insomma, come la metti la metti, Totti ha una colpa incancellabile e quando parli della maglia azzurra non puoi non citare lui e le sue scelte. Da qualche parte ho letto un paio di individui che riabilitavano addirittura il mitico faccia di bronzo Byron Moreno, visto che Totti contro la Corea "si era fatto espellere". Mi sembra assurdo, lo trovo inconcepibile. Però succede. Conclusione: gli italiani, brava gente, sono idealmente andati a braccetto con Platini. In fondo c'è coerenza, in un paese dove tutti sono patrioti e nessuno è razzista ma ci si odia da Nord a Sud, tra città, tra quartieri, tra pianerottoli. C'è coerenza, perché nonostante monsieur Platini sia inviso a moltissime persone 364 giorni all'anno per la sua notoria strafottenza, ieri ha usato il giorno buono per puntare il dito verso Francesco Totti e allora "bisogna dargli ragione". Bene così.
Non c'è niente di meglio che ammirare questo baraccone informe da cui si levano braccia che agitano gagliardetti in onore del patrio suolo mentre le gambe ballano, per non affondare nel vomito di cattiveria e malafede. Bene così.
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