mercoledì 6 giugno 2007

Allons Enfants de la Patrie


Capitolo 2.
Il Presidente della UEFA, Michel Platini, dichiara che se lui fosse stato il c.t. dell'Italia avrebbe detto a Totti: "Vieni in nazionale e stai zitto". Ovviamente immaginiamo tutti la voce tonante di Monsieur Le Roi nonché il cipiglio severo che avrebbe sfoderato nella circostanza.
Ora, che il caso abbia oltrepassato la misura siamo coscienti un po' tutti. Tra pro e contro, pian piano ci stiamo cominciando a rompere le palle di parlare sempre e solo di questo. Se pensate che a stretto giro di posta, in tre giorni consecutivi, sono arrivate dichiarazioni dallo stesso Totti, da Donadoni, da Riva, da Totti ancora più una piccola rettifica e poi nuovamente da Riva, la faccenda assume un aspetto tra il pedante ed il grottesco. Ma in tutto ciò cosa c'entra Platini? E' presidente dell'UEFA, è ovviamente libero di esprimere un parere, eppure come al solito non perde l'occasione di fare un po' di gossip che non ci sta mai male. Nemmeno il tipico sbuffo francese ha potuto risparmiargli l'uscita, che se da una parte aggiunge carne al fuoco dei critici, dall'altra fa il gioco di Francesco Totti e ripropone questioni non risolte sulla moralità del neopresidente trombone.
Già, perché se Platini parla dell'affaire-Totti zittisce chi stupidamente pensa di potersi trovare d'accordo con lui (molti sciocchi farisei dicono "è la prima volta che gli do ragione"). Se anche il presidente della più importante organizzazione calcistica europea mette bocca sulle convocazioni in nazionale del capitano della Roma vuol dire che non stiamo parlando affatto di un giocatore sopravvalutato, di un campione solo dentro il Raccordo Anulare, di un calciatore presuntuoso che non conta niente a livello internazionale. Stiamo pur certi che se Platini si sente in diritto di dare un'opinione simile, Totti rientra tra quei personaggi per i quali vale la pena spendere ben più di un generico elogio. Chi non capisce questo e pensa che Le Roi porti acqua al mulino delle accuse è, senza mezzi termini, un poveraccio.
Un'altra questione riguarda l'onestà dei pareri di Michel Platini. Uno che pur di alzare una coppa col proprio club ha calpestato il sangue e la morte di trentanove persone in Belgio. Uno che è sempre stato legato a doppio filo al potere calcistico, almeno da quando ha smesso di giocare, secondo me dovrebbe stare attento a non impicciarsi dei guai altrui. Perché poi rischia di essere sputtanato dagli eventi, prima o poi. Oggi il transalpino è presidente del calcio europeo, ma ha sempre ricoperto incarichi prestigiosi: allenatore dei bleus dall'88 al '92, vicepresidente della Federcalcio francese, membro esecutivo della FIFA, presidente del comitato per l'organizzazione dei mondiali del 1998. Eppure nessuno lo ha mai sentito occuparsi di fatti spinosi come, che so, Zidane che gioca solo le ultime due partite di qualificazione al mondiale; oppure il tira e molla di Thuram e Makelele che vagamente può essere paragonato a quello che sta accadendo oggi all'Italia e che, se possibile, è anche peggio, visto che lì i giocatori sono stati pregati in ginocchio di ripensare la loro scelta, per aiutare i galletti in vista del mondiale tedesco. Sia Abete sia Donadoni hanno comunque risposto (molto timidamente) a Monsieur, ribattendo con cordialità che dovrebbe farsi gli affari propri.
Ho una impressione, in tutto ciò. Che, fermo restando il problema della convocazione e dell'atteggiamento del bomber giallorosso, si stia sollevando un polverone per non gettare discredito sugli azzurri dopo il mondiale. Parliamoci chiaro, la vittoria a Berlino è stata una grande impresa, nessuno lo nega, ma è stata anche una botta di culo. Non per tornare ai soliti discorsi da romanista, ma contro l'Australia gli azzurri hanno vinto con un rigore che poteva non starci al novantaquattresimo, per non parlare del misero pareggio contro gli USA che li ha obbligati a vincere l'ultima gara nel girone contro la Repubblica Ceca. In finale la Francia ha disputato un secondo tempo da brividi e a tratti ha dato lezioni di calcio agli azzurri, testate a parte. Ora, passata la sbornia berlinese, l'Italia si sta giocando le qualificazioni europee con un tecnico nuovo e inesperto, che non ha un grammo del carisma e del mestiere di Lippi. Non so perché nessuno si è domandato come abbia fatto uno che ha allenato solamente il Livorno in serie A a diventare il commissario tecnico della nazionale campione del mondo. Va bene l'operazione-simpatia dopo Calciopoli 1, ma Donadoni è una scelta incomprensibile, sia per la qualità mediocre dell'allenatore sia per la sua personalità incolore. Comunque, dicevo, finora questa nazionale non ha entusiasmato mai. L'ultima gara, contro le isole Far Oer è stata vinta per il rotto della cuffia. Ricordo che da piccolo mi sorprendeva sempre un po' leggere negli almanacchi Panini di partite tra Inghilterra e San Marino, perché finivano con risultati stratosferici tipo 9-0, se non peggio. Per questi piccoli paesi il calcio è uno sport di poco conto, è chiaro che partecipano ai tornei giusto per fare presenza. Ebbene, l'Italia di Donadoni è riuscita a sfatare la tradizione vincendo 2-1 a fatica. Non sono tanto i due gol che lasciano a bocca aperta, quanto quello preso. E' ovvio che c'è un problema quando ti stai qualificando per un europeo (da campione del mondo, ricordiamolo) e punti tutto sulla gara contro la Lituania. Una gara che probabilmente vincerai ma con il fiatone e l'incertezza. Pochissimi sembrano essersi accorti di questa anomalia, di questa difficoltà evidente e imbarazzante. La nuova ondata di patriottismo d'accatto si è riversata su e contro Totti, reo di essere inutile quando gioca e dannoso quando non gioca. Perché quando gioca è il calciatore a non rendere, mentre quando non gioca è l'uomo ad essere discutibile (e questo è l'aspetto peggiore della vicenda italica: con quale stolta presunzione ci si permette di giudicare il Totti-uomo per una cazzata simile?). Quindi evitiamo l'argomento delle Far Oer, tanto la maggior parte degli italici alfieri non sa neanche dove si trovano questi isolotti.
Insomma, come la metti la metti, Totti ha una colpa incancellabile e quando parli della maglia azzurra non puoi non citare lui e le sue scelte. Da qualche parte ho letto un paio di individui che riabilitavano addirittura il mitico faccia di bronzo Byron Moreno, visto che Totti contro la Corea "si era fatto espellere". Mi sembra assurdo, lo trovo inconcepibile. Però succede. Conclusione: gli italiani, brava gente, sono idealmente andati a braccetto con Platini. In fondo c'è coerenza, in un paese dove tutti sono patrioti e nessuno è razzista ma ci si odia da Nord a Sud, tra città, tra quartieri, tra pianerottoli. C'è coerenza, perché nonostante monsieur Platini sia inviso a moltissime persone 364 giorni all'anno per la sua notoria strafottenza, ieri ha usato il giorno buono per puntare il dito verso Francesco Totti e allora "bisogna dargli ragione". Bene così.
Non c'è niente di meglio che ammirare questo baraccone informe da cui si levano braccia che agitano gagliardetti in onore del patrio suolo mentre le gambe ballano, per non affondare nel vomito di cattiveria e malafede. Bene così.

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