Avevo deciso di non scrivere più niente. Mi va ancora di parlare di calcio, ma lo faccio con gli amici, con quelli che incontro in giro e qualche volta in famiglia. Scrivere, mettere insieme frasi su frasi per far andare il carrozzone mi entusiasma sempre meno. Ma poi arrivano anche riflessioni che vale la pena mettere nero su bianco, tanto per avere un promemoria utile in vista del futuro. In questo caso, in effetti, il calcio giocato non c'entra. Come spesso ho scritto, mi fa un po' schifo quest'Italietta dei tifosi di pallone che vivono fuori Roma e non perdono occasione per dire la loro e sputare veleno. Ma il problema serio non è tanto questo, si sa che gli imbecilli risiedono in tutte le città e in tutti i paesi, anche quelli minuscoli. Troveremo sempre uno stronzo della situazione, antipatico e pronto a sparlare dei fatti altrui. Il problema è la distorsione cretina dell'indignazione, una sensazione forte che dovrebbe portare con sé anche un minimo di sincera dignità. Il problema è l'intransigenza applicata con metodo, scientificamente, sempre contro lo stesso bersaglio.
Nel caso specifico, leggevo la notizia dei debiti contratti dai club di serie A con l'Agenzia delle Entrate.
Ai primi posti non potevano mancare Roma e Lazio, per la gioia delle malelingue.
Della Lazio si sa che è riuscita ad ottenere una dilazione quasi infinita, in 23 anni. Della Roma si sa che ha dei debiti che sta ripianando lentamente ma con costanza. Tant'è che i biancazzurri hanno più di 100 milioni di euro di "buffi", mentre la Roma ne ha 11.
Come di consueto mi sono fatto un giretto sui vari siti internet pallonari, nel vero senso della parola. Ora, parliamoci chiaro: non sono così scemo da ritenere che i veri tifosi passino il loro tempo a scrivere su forum, spazi per i commenti e quant'altro. Se uno vuole proprio parlare del calcio, senza limitarsi a fare la "pisciatina" di due righe offensive, si apre un blog e ci riversa dentro i propri pensieri. Tuttavia, questi siti generalisti aperti a tutti i cosiddetti tifosi forniscono un quadro esemplare della tifoseria media del paese. E allora, su un argomento del genere, si possono ben immaginare i commenti scandalizzati e le tirate moralistiche: c'è quello che va dritto al sodo e parla di Roma ladrona, quello che fa il paragone con la sua squadra onesta, quello che ritira fuori tutte le inesattezze conosciute e sconosciute al mondo intero, eccetera eccetera.
Nella mia classifica, quella della stupidità, ci sono delle tipologie diffuse. Partendo dal basso, comincio con quelli che ripercorrono in due, massimo tre righe, le storie sulle fidejussioni false. Che non c'entrano una mazza ma ci stanno sempre bene, quando devi gettare fango. Poi quelli che fanno i confronti con squadre pulite. Ad esempio l'Inter. A quanto pare l'Inter non ha debiti con l'Agenzia, ma tutti sanno che c'è un'inchiesta in corso per falso in bilancio e i conti sono in un rosso così profondo che neanche Dario Argento. Come dire: io non ho debiti con lo Stato, ma non pago luce, acqua, gas, telefono, immondizia e multe varie, quindi sono onesto. E già, bella la vita, eh. Per non parlare della Fiorentina, che di debiti col fisco ne ha per quasi 44 milioni ma, essendo fallita e rifondata, lascia la responsabilità a Cecchi Gori. Ed eccoli là, puri come i gigli (ma guarda il caso...) a declamare ancora le loro virtù. E non sono i soli, naturalmente. Se si fa il conto del prospetto (che non pubblico perché tutto sommato inutile, potete leggerlo qui ) i numeri non tornano, perché mancherebbero più di 200 milioni al totale di 700 e passa milioni. Questo significa che molte società, con la strategia del fallimento lasciano alle vecchie proprietà l'incombenza. E i loro tifosi possono ergersi a paladini della giustizia e della trasparenza.
Ma la palma d'oro va alla deficienza, che dovrebbe suscitare solo tanta pena e invece fa un effetto tra la rabbia e il sorriso di compassione. Perché alla fine questi idioti rispecchiano quello che sentiamo nelle trasmissioni della domenica sera, i luoghi comuni più ipocriti e vuoti, la falsa lealtà di chi invece ha sempre coltivato il proprio orticello anche a scapito degli altri.
Mi riferisco a chi oggi si chiede come sia possibile che la Roma abbia questi debiti e non sa pronunciare nessun'altra parola all'infuori di "vergogna". E' probabile che si invochi la vergogna perché è un sentimento che spesso viene provato da simili individui. Sono infatti gli stessi, esattamente gli stessi che quando arriva il calciomercato fanno gli arricchiti col portafogli del presidente di turno. Prendendosi gioco, spesso, proprio di quella Roma che va avanti con prestiti e comproprietà, con parametri zero e scambi. Quella stessa Roma oggi è seconda a una gara dall'Inter (perché a questo equivalgono i 3 punti) e da un monte debiti pauroso è scesa a un livello che impressiona noi poveri cristi, ma che per i capitali calcistici è assolutamente sanabile. Quella stessa Roma che tutti danno in mano a Capitalia, che non spende una lira, che acquista solo "mezze seghe", che è costretta a vendere i giocatori bravi. E infatti è una Roma indebitata, che chiude il cerchio della coerenza in faccia ai coatti del milione facile e dell'innocenza perpetua.
E allora oggi è il tempo della vergogna. Ma non per la Roma né per i romanisti. Per chiunque parla, parla, parla e dovrebbe indebitarsi per comprare un cervello.
sabato 8 dicembre 2007
Un tempo per la vergogna
Gol segnato da numerodieci alle 00:42:00
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