Tutti siamo un po' allenatori.
Tutti siamo un po' calciatori, fenomeni, fuoriclasse.
Tutti avremmo segnato valanghe di gol in campionato, se ne avessimo avuto l'occasione. Avremmo deliziato gli spettatori con i nostri colpi di tacco, i rapidi uno-due, i sombreri, le rabone, le rovesciate, i doppi passi e i numeri al volo da calcio tedesco.
Si sa che il tifoso quando vede il proprio centravanti sbagliare una rete facile, dice subito "Potevano chiamare me, era un gol che avrei fatto ad occhi chiusi".
Ecco. Di norma la presunzione dei tifosi è questa, cioè il voler considerare alcuni giocatori di serie A come degli scarsi, cosa che in realtà non è vera. Il calciatore meno tecnico, più macchinoso e lento che milita in serie A ha un repertorio che noi abituati ai campetti sotto casa, ai prati e alle piccole polisportive nemmeno immaginiamo. Ricordo che vidi Tommasi palleggiare in allenamento e faceva delle cose assurde, da restare a bocca aperta. Tuttavia nessuno ricorda Damiano Tommasi come un calciatore tecnico, capace di palleggi infiniti e di dribbling che incantano.
A volte, però, il tifoso non ha tutti i torti. E quando vede Mirko Vucinic, che negli ultimi giorni è stato idolatrato, sbagliare tre gol che "anche io avrei segnato", si incazza di brutto. Se poi la Roma è quella che gioca contro l'Empoli, vince 2-0 alla fine del primo tempo e dà l'impressione di poter stracciare l'avversario, allora il giudizio diventa anche più aspro.
La Roma pareggia 2-2 contro un Empoli che è poca cosa, ma ce l'ha messa tutta per agguantare il pareggio dopo il doppio svantaggio. I toscani non hanno assolutamente fatto una gara di forcing disperato; niente arrembaggi, niente disordine come si potrebbe credere senza aver visto quello che è successo. Nel secondo tempo hanno semplicemente giocato a calcio, costringendo la Roma a chiudersi e ad aspettare una qualche, difficile, ripartenza. Qualcosa c'è stato, infatti. Ma quando hai uno a cui tremano i piedi perché si trova solo davanti ad un portiere piazzato male, allora la palla è persa e l'occasione è sfumata prima ancora che parta il tiro.
Per me la foto di questa partita non sta né nel 2-1 di Vannucchi, bellissimo e preciso da fuori area, né nella punizione di Giovinco che, casuale o magistrale, taglia prima l'aria, poi l'area e infine arriva dritta come una freccia sotto al sette di un Doni farfallone.
Sta nella fiacchezza di Vucinic, sugli scudi dopo tre partite ed oggi inguardabile, lento e svogliato, autore di tre cazzate micidiali che hanno permesso all'Empoli di restare sempre in gara.
Ma anche se poi il montenegrino sbaglia dei gol fatti, gli altri non è che si sono comportati da campioni che vorrebbero vincere lo scudetto. Cicinho alterna prestazioni ottime a timide corsette su e giù per la fascia, Pizarro corre e fa girare la palla, la tiene e detta i tempi ma pecca di presunzione con dei lanci fuori misura, Mancini (che però oggi ha giocato bene e, udite udite, da capitano) ubriaca tutti con le sue finte ma stringi stringi ha l'effetto sterile della foca del circo. Giuly fa il suo e segna pure il primo gol, però a volte sparisce dal campo e alla fine non ti ricordi neanche se è uscito.
Juan lo salvo perché leva talmente tante castagne dal fuoco che ci si potrebbe riempire un centinaio di sacchi, Ferrari ha acquistato personalità ma ogni tanto ritorna moscio e pauroso come due anni fa. Brighi ha disputato un primo tempo da incorniciare, come dicono gli esperti, e ha anche segnato un gol da incursore; ma nel secondo tempo è scomparso. Perrotta idem, che trotta e si danna l'anima ma è impreciso e se gli viene un numero in stile derby pare un mostro mentre se non gli viene sembra impedito da qualche strana legge gravitazionale.
Questa Roma, costruita per essere l'antagonista dell'Inter, in realtà sta tribolando più della Fiorentina, una bella squadra che, con la consueta umiltà, Prandelli sta portando sempre più in alto. E chissà che il testimone del gran gioco giallorosso non passi quest'anno ai viola, che vincono e convincono, non straparlano di trofei e vittorie, non creano casi e non si sentono padreterni.
E' un peccato, perché la Roma stava dimostrato di non essere Totti-dipendente, cosa che in effetti sembra evidente per la fluidità del gioco e per la coralità delle azioni. Al massimo sembra Taddei-dipendente, uno che ha tre polmoni, può risolverti la partita e zitto zitto torna sempre utilissimo nel meccanismo di Spalletti.
La Roma ha il suo grande limite nella spocchia inspiegabile. Nella mentalità e nella coscienza di essere una grande squadra, pensiero che ti fortifica quando di fronte hai avversari temibili ma ti riempie di debolezza quando invece ti trovi con gente che ha fame e non molla. Non è il non sapere vincere con le piccole, no. E' l'equilibrio, il saper gestire i palloni, i vantaggi, l'essere cattivi quando se ne ha l'opportunità e l'essere saggi quando ci si accorge di avere meno energia.
Purtroppo ho l'impressione che questa sia la costante della stagione. Andare ad Empoli per vincere nei novanta minuti ed accontentarsi dei primi quarantacinque.
domenica 4 novembre 2007
Volevamo vince ma...
Gol segnato da numerodieci alle 17:11:00
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1 commento:
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