La Roma perde a Bergamo, l'Inter vince a Siena. L'Inter è campione d'Italia con cinque giornate d'anticipo. Slittata la festa al Meazza, si gioisce al Franchi. La mente va a tutti quegli interisti che questo scudetto l'hanno atteso tanto, tra delusioni e preghiere, e a quelli che non ci sono più, purtroppo, e il riferimento non casuale è a due figure storiche e indimenticate del calcio nostrano: Peppino Prisco e Giacinto Facchetti. Due grandi personaggi, senza altro da aggiungere.
Nella felicità probabilmente non avrebbero dato importanza a qualche piccolo neo che non inficia la vittoria finale, frutto di una cavalcata a dir poco stupefacente, compiuta da una squadra quadrata e robusta. Devo dire che quando ho iniziato questo post avevo intenzioni ben diverse, avrei voluto elencare i piccoli nei da subito. Poi mi sono reso conto che, al di là delle antipatie, l'Inter non può meritare nient'altro che i complimenti. Perché ha perso una sola partita contro la seconda in classifica cui ha dato un distacco notevole, perché le chiacchiere stanno a zero quando vinci 18 gare di seguito, perché quando si hanno nella rosa solo giocatori di primo piano le accuse invidiose nemmeno ti sfiorano. Soprattutto perché il campionato italiano sarà stato di certo anomalo, quest'anno, ma la tipica giustificazione "Con la Juve sarebbe stata un'altra serie A" mi è sempre parsa strana, stonata, fuori posto. Posto che la Juventus è stata condannata per degli illeciti largamente dimostrati e ha avuto l'opportunità di difendersi nelle sedi appropriate (con tanto di ricorsi della nuova elegantissima dirigenza, che commentò prima delle sentenze "Siamo fiduciosi, accetteremo tutto" salvo poi rimangiarsi ogni parola), mi chiedo se la presenza bianconera possa determinare così tanto un campionato di calcio, a tal punto da farlo risultare bello o brutto. Ma chi l'ha detto che i campionati della Vecchia Signora made in Triade erano belli e appassionanti? Tutti sapevano che quando si affrontava la Juventus bisognava mettersi il cuore in pace perché ci sarebbe stato un aiuto arbitrale o un evento sospetto. Non dico che la Juve non fosse forte, ma si ricordano ancora bene delle reti mai segnate, dei gol annullati senza motivo, dei rigori passati inosservati, altri inventati di sana pianta. E sempre a senso unico. Possiamo metterci a discutere di procedure della giustizia sportiva, accomodiamoci. Di fatto, l'Italia del pallone, tifosi bianconeri obbiettivi compresi, sapeva benissimo che Moggi & Company avevano in mano le partite, il mercato e alcuni arbitri sudditi del potere emanato da Torino. A me sembra molto offensivo pensare che una serie A senza la Juventus sia meno bella; purtroppo, gli anti-interisti invece, non rendendosi conto di fare la figura dei gregari, hanno subito fatta loro questa strampalata tesi. Un altro discorso si può fare riguardo le penalizzazioni; è probabilmente vero che la mancanza di punti ha condizionato il cammino di Milan, Fiorentina e Lazio. Ma ci sono alcune singolarità anche in questo ragionamento. Prima di tutto, perché tre squadre così demotivate oggi lottano nei piani alti della classifica. Il Milan è addirittura in semifinale di Champions. La Lazio rischia di arrivare seconda. La Fiorentina ha perso il treno per la Champions ma il suo girone di ritorno è ottimo. Se fossero state tanto fiaccate dalla penalizzazione, non sarebbero andate oltre il sesto-settimo posto. La dimostrazione pratica di quando si perde la testa è nelle stagioni passate, vedere la Roma del 2004-05, e nella stagione in corso, col Palermo che da secondo è ormai sesto ed in caduta libera, con tanto di allenatore esonerato. Anche volendo ridare a queste società i punti tolti, avremmo solo l'Empoli dietro (che comunque sta facendo un campionato a dir poco eccezionale) e appunto il Palermo, che è due soli punti sopra i viola. La seconda stranezza, poi, ma di natura squisitamente polemica, riguarda il fatto che non si cita mai la Reggina, anch'essa penalizzata di undici punti. Certo, non è il Milan, ma è pur sempre una squadra che oggi lotterebbe per la zona UEFA. E per la Reggina sarebbe un piccolo scudetto. Ma di questo non si parla, perché ognuno deve guardare il proprio cantuccio e preferisce buttare fango addosso a Moratti.
Si tira in ballo Guido Rossi, che il malvezzo italico vuole ora trattato come un amichetto d'infanzia da chiunque mentre fino all'anno scorso nessuno sapeva chi fosse. Si tirano in ballo le intercettazioni, capitolo effettivamente equivoco. Anche se bisognerebbe vederne la portata: quando si parla di italiani spiati da Telecom è un conto, quando invece si parla di De Santis intercettato e pedinato per volere di un Moratti che non ne poteva più secondo me è un altro. E' probabile che siano due facce della stessa medaglia, ma presa esclusivamente la parte del calcio questa faccenda non mi crea dispiaceri. Chiaramente poi c'è un discorso etico che porta ad un'ovvia condanna. Ma la domanda spontanea è: cosa ha rubato l'Inter in tutta questa storia? Forse, senza Rossi e le intercettazioni, Moggi e Giraudo sarebbero stati più onesti? Il campionato di serie A si sarebbe giocato in un clima di sereno agonismo sportivo? No. L'unica cosa molto molto seria di cui si potrebbe parlare è il giro di finanze legato alla società di Via Durini, che peraltro si trova sommersa da debiti altissimi. Ma è una questione di economia, seppure pesante, in cui non mi azzardo ad entrare in questo blog.
Insomma, alla fin fine, si è trattato di un torneo particolare, di un anno pieno di magheggi risolti a metà, di finti onesti e veri ladri. Però l'Inter resta la vincitrice indiscussa sul campo. A Siena, forse, così come contro la Roma, gli è stato dato un rigore generoso. Forse l'arbitro ha voluto accelerare la certezza della vittoria, che comunque sarebbe arrivata prima o poi. Non saranno due falle, per quanto gravi, a gettare ombra su una corazzata. Piuttosto sono altre le cose da dire. Che non gettano ombre ma di sicuro fanno meditare su come il mondo del calcio sia sempre più un riflesso condizionato di un paese ridicolo.
Nelle numerose interviste seguite alla conquista del titolo, i giocatori e i dirigenti nerazzurri si sono prodotti in numerose esultanze. Alcune sono state ordinarie, altre un po' meno.
Massimo Moratti è stato quello meno scandaloso. Nonostante da un po' abbia perso l'aplomb che tutti gli abbiamo sempre riconosciuto, il "signore" ha detto due cose sagge: "L'anno prossimo vinciamo con più italiani" e "L'anno prossimo vorrei rivincere senza spendere troppo". Due considerazioni veloci: finalmente qualcuno si è accorto che l'Inter è una squadra che di italiano ha poco e niente (ed io non sono uno sfegatato nazionalista, anzi). E poi: ci vuole una gran faccia tosta per dire una cosa del genere, quando si sa che l'Inter sta puntando Buffon e non si accontenterà di qualche rincalzo per sostituire Figo, a quanto pare partente. Tra l'altro, rimando sempre alla storia in cui non mi sono addentrato, e cioè i debiti crescenti (chi parla di 159, chi di 180 mln. di euro).
Roberto Mancini, col suo fare simpatico, parla apertamente di "Scudetto onesto, vinto senza aiuti". E' vero. Mancini è stato uno dei nemici giurati di Moggi, questo tocca ammetterlo. Tuttavia qualcosa non quadra. Lui dice che non era un uomo GEA, Moggi invece afferma il contrario. Fermo restando che tra il Mancio e Lucianone butto quest'ultimo dalla torre, non saprei chi ha ragione. Le voci di popolo vogliono Mancini nella GEA, e si adombra da più parti l'ipotesi che ne fosse addirittura socio. La verità non la sapremo forse mai, ma visto anche il modo repentino in cui si è guadagnato il patentino da allenatore, eviterei di ascoltare le sue sparate da uomo che ha sudato le proverbiali sette camicie.
A questo punto, si apre inoltre un dibattito dal vago sapore logico-aritmetico.
Javier Zanetti ha parlato di "Secondo scudetto". I conti tornano, considerando che quello assegnato d'ufficio è il primo. Ma Zlatan Ibrahimovic, nella sua infinita modestia, ha dichiarato "Dove vado vinco, è il mio terzo scudetto di seguito". Ora, Ibra ha giocato due campionati nella Juve e uno nell'Inter. Se dice "Dove vado vinco" e poi parla di "terzo scudetto di seguito", è chiaro che il secondo a cui fa riferimento è quello vinto con la Juventus - illecitamente, come il primo che è stato revocato, ad ogni buon conto. Quindi i calcoli non sono proprio giusti e chissà se qualcuno avrà fatto notare allo svedese questa sua uscita. Specialmente perché subito dopo, nell'atmosfera festosa che avvolgeva i nerazzurri, anche lui si è orgogliosamente messo a cantare il sobrio coretto: "Senza rubare, vinciamo senza rubare".
martedì 24 aprile 2007
Quando il cane si morde la coda
Gol segnato da numerodieci alle 02:03:00
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