mercoledì 18 aprile 2007

Belpaese strikes back



Finalmente gli Europei di calcio del 2012 hanno trovato casa. Si sperava che si accomodassero presso le città italiane, ma hanno preferito andarsene nel fresco Nordest, dividendosi tra Polonia e Ucraina. E' uno scandalo? Non mi pare. Economicamente è più vantaggioso investire nelle strutture sportive di paesi che stanno affacciandosi sulla scena europea ed il mercato dell'Est è piuttosto ricettivo alle novità, nonostante siano passati ormai quasi venti anni dalla caduta del muro di Berlino. Non che l'Italia sia da buttare, ovviamente. Però, diciamocelo francamente, agli occhi dell'UEFA, dei grandi investitori, dei gruppi di potere, degli oligarchi vari, l'Italia non è appetibile. Ora, questa potrà suonare come una giustificazione decente, ma non lo è per niente. Anzi. L'Italia s'è resa colpevole davanti al mondo calcistico, e non solo, di diverse malefatte negli ultimi tempi: Calciopoli, il caso Raciti, il comportamento della polizia in Roma-Manchester. E' probabile che non siano stati fatti così decisivi, ma di sicuro qualche influenza l'hanno esercitata. Calciopoli non solo ha provocato lo sdegno nostrano, come al solito tardivo, ma anche quello europeo se non mondiale. L'uccisione di Filippo Raciti, qualunque sia la verità, è rimbalzata con un'eco piuttosto larga da un capo all'altro del Vecchio Continente. E così gli scontri di Roma-Manchester, con i tabloid inglesi scatenati nel lodare i propri ubriachi buontemponi che non sono liberi di fare quel che vogliono.
I giornali francesi, dopo la testata di Zidane a Materazzi, hanno raccolto a piene mani la messe di notizie negative sull'Italia. I tedeschi, pur avendo vissuto uno scandalo relativo agli arbitri qualche anno fa che ha distrutto la Bundesliga, si sono per un attimo sentiti migliori. Gli inglesi, non volendo ammettere di avere ancora gli hooligans a spasso negli stadi, hanno tirato le somme delle magagne italiche, elencandole puntualmente una dopo l'altra e definendoci cheaters, cioè bari, truffatori o se preferite semplicemente disonesti. Non sopporto chi gode delle disgrazie altrui. Se poi lo fa per riabilitare se stesso, ancora peggio. E' un segno di evidente debolezza, di viltà, di piccolezza.
Tuttavia, pur essendo stati piccoli e vili, hanno contribuito sia a generare sia a diffondere uno stato d'animo che non è del tutto condannabile. Noi italiani siamo abituati molto male. Seguiamo il campanile, esprimiamo giudizi, puntiamo il dito contro questo e quello per antipatie senza fondamenti reali. Il giorno che l'Italia vince un mondiale, ci riversiamo a migliaia nelle strade e nelle piazze e facciamo festa fino all'alba. Ci riscopriamo improvvisamente patrioti, siamo tutti amici. Ricordo che la sera della vittoria di Berlino, diversi ragazzi che ho incontrato per strada avevano la maglia di Grosso. A parte qualche interista, chi oggi indosserebbe ancora quella maglia con orgoglio? Quasi nessuno. E' bastato riaccendere le luci sulla serie A per far svanire quel senso di fratellanza - esclusivamente emotivo, sia chiaro. Ed è tornata la mancanza di obiettività, la cura smodata del proprio orticello ai danni del vicino che lo ha sempre più verde. Viviamo in un paese che si sente grande ormai solo quando si vince una competizione sportiva. Il resto dell'anno ridiventa minuscolo, compra e vende partite e va in televisione a proclamarsi vittima sacrificale, ammazza un poliziotto e lo piange incitando nel frattempo all'odio tra Nord e Sud, è pronto a sostenere un manipolo di hooligans pur di dare addosso a qualcun altro. Stamattina la ministra Melandri pare abbia pianto, dopo l'assegnazione degli Europei. Be', la cosa non è che mi tocchi moltissimo, sinceramente. Ma da più parti ho letto la gioia di qualcuno, giusto per non far mancare al nostro classico provincialismo anche un tocco di sedicente appartenenza politica. Mi domando se prendersela con la Melandri, tanto per prendersela con questo attuale governo, possa lenire il dolore di questi patrioti a cottimo. Forse sì.
Apparteniamo ad una nazione dove i palazzinari furbetti vecchi e nuovi si stavano già fregando le mani al pensiero di metterle sui capitali per gli impianti. Dove gli stadi di Italia 90 stanno in piedi come prova del pessimo lavoro che fanno i grandi ingegneri e i vari manager nostrani. Dove i reality show dettano la tendenza e sono specchio sociale, con i loro arrampicatori ignoranti e le loro sciampiste pronte a tutto. Dove se appari sei uno che ha diritto di parola, mentre se ti fai il mazzo e resti in disparte "non sai sfruttare le opportunità". Dove un ex presidente del consiglio di 71 anni si fa bacchettare dalla moglie sui quotidiani perché fa lo sciolto con le altre donne. Dove Luciano Moggi viene invitato in ogni trasmissione tv, scrive sui giornali, parla di tentato suicidio, di rivelazioni bollenti e nessuno gli risponde per le rime. Dove Abete e Matarrese rappresentano il risanamento e la novità del calcio pulito. Dove il portavoce dell'attuale presidente del consiglio va a trans e viene ricattato per questo, guadagnandosi il marchio dell'infamia. Dove i preti ogni giorno commentano a voce alta decisioni che vanno al di là delle loro competenze. Dove l'unico eroe della guerra in Iraq viene ucciso dal fuoco "amico" e viene sepolto in fretta perché non ha avuto il tempo di pronunciare una frase celebre o di essere ammazzato da un islamico. Dove l'eterno Luca Cordero di Montezemolo è presidente di una Confindustria con sempre meno industriali e sempre più "imprenditori".
Questi sono pochi esempi. E in ognuno di essi non c'è solamente una contraddizione tra il lecito e l'illecito, tra il giusto e lo sbagliato, ma c'è anche nascosta la grande ipocrisia degli italiani che sembrano sempre più somiglianti alle caricature estere sui mangiaspaghetti ignavi e intrallazzatori.
I due principali programmi sportivi hanno parlato di shock e di evento negativo, stasera, riferendosi alla scelta di Polonia e Ucraina. Shock ed evento negativo. Ecco un altro motivo per cui, sinceramente, è meglio che questi campionati europei siano andati altrove.

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