giovedì 19 aprile 2007

La cicala e la formica

A questo punto bisogna chiedersi che fine hanno fatto i coriandoli, ché a fine partita non si sono visti. A dirla tutta, bisogna anche chiedersi che tipo di tifosi siano gli interisti, che dopo l'1-2 hanno cominciato ad abbandonare San Siro. Nonostante lo scudetto sia ormai praticamente vinto, sono usciti a testa bassa per l'unica sconfitta rimediata quest'anno. Allora è vero che l'interista non sa perdere ma soprattutto non sa vincere. Non lo so, di certo è stato un spettacolo poco edificante.
La partita è andata come nessuno si aspettava. Primo tempo strabiliante della Roma, con l'Inter lentissima e oggettivamente in difficoltà sia in difesa sia a centrocampo. In attacco poco da dire, Ibrahimovic si muoveva con la solita spocchia, Adriano suscitava tenerezza, se si pensava all'Imperatore che è stato e che spero torni ad essere. Soprattutto perché assai poco nobile è stato il rigore che si è procurato e che poteva segnare la svolta-scudetto per i nerazzurri. Lasciando da parte l'arbitro non all'altezza, con quella faccia da primo della classe che è stato beccato impreparato dalla prof e non ci sta, mi chiedo perché uno come Adriano, che è sempre stato un esempio di correttezza abbia dovuto buttarsi in maniera tanto grossolana. Mi chiedo anche perché Materazzi, che non sarà il massimo dell'affabilità ma ha qualche sprazzo di lealtà, abbia esultato in quella maniera. Va benissimo esprimere contentezza per un campionato vinto, ma certo con quell'invenzione...
Insomma, alla fine l'ambiente Inter si stava dimostrando per l'ennesima volta incapace di portare a casa un risultato liscio, bello, senza polemiche. Vero è che a questo punto, ad un interista delle polemiche interessa poco. Però, diciamocela tutta, sarebbe stato un furto e avrebbe un po' contribuito ad alimentare le macchie di questa serie A già tartassata. Nonostante un secondo tempo di pericolosità nerazzurra, la Roma non è stata vittima sacrificale e ha colpito proprio quando non doveva. Ora, non mi piace parlare di festa rovinata. Non ha senso, specialmente perché questa benedetta festa prima o poi si farà. Però mi piace pensare allo snobismo dei tifosi, dell'abbronzatissimo Roberto Mancini e di alcuni giocatori troppo sicuri. Si dice che chi vince ha sempre ragione, e in effetti bisogna dar ragione ad una squadra che quest'anno ha letteralmente fatto a pezzi le altre. Tuttavia lo stile necessario di chi domina, è stato spazzato via dalla boria e dalla voglia di riscatto di un tifo frustrato dalle continue prese in giro, di un allenatore che non sa nemmeno lui come ha fatto a sedersi su quella panchina, di un presidente che fino a qualche mese fa veniva da tutti visto come un signore e di un team che è certamente forte ma anche troppo spavaldo. Nelle ultime tre gare l'Inter ha tirato i remi in barca, mostrando sì qualche segno di stanchezza ma anche pochissimo rispetto per uno scudetto che secondo loro è stato conquistato col sudore. Mi piacerebbe circostanziare meglio queste affermazioni, ma non ne ho voglia. Mi basta pensare che nelle poche brutte figure di quest'anno, né il Mancio né i giocatori né i tifosi sono riusciti a dire che erano stati commessi degli errori di presunzione.
Cosa che invece ha dovuto fare talvolta la Roma. Colpevole di un paradosso: giocare il calcio migliore d'Italia, se non d'Europa, senza racimolare granché. Intendiamoci, una stagione così non l'ho vista nemmeno negli anni di Capello: lì si vinceva uno scudetto, ma tra veleni e chiacchiere si respirava un clima che alternava relax e tensioni. Spalletti ha portato a termine la sua missione normalizzatrice e oggi intorno alla Roma si respira un'aria nuova. Certo, c'è un trattamento meno duro da parte degli arbitri e dei potentati del calcio. Ma c'è anche una squadra che gioca oggettivamente con due tocchi e non ha più paura di affrontare avversari di rango, anche se poi prende sette gol. Durante questa stagione la Roma è stata la cicala, mentre l'Inter, viste le ultime prestazioni, è stata la (grande) formica. Ragionare con i "se" non porta da nessuna parte, però quel pizzico di rammarico che ti rimanda a Reggio Calabria o Messina o Ascoli c'è. Inutile negare che se la Roma avesse sempre fatto la Roma, a quest'ora staremmo parlando di uno scontro diretto ben diverso. Vabbè. Resta la soddisfazione per un profilo sportivo di alto livello, con un collettivo che in campo è compatto e sa esprimersi, e per un profilo umano che non si vedeva da tempo, con un gruppo di professionisti che danno l'impressione di essere più che altro amici affiatati pronti ad aiutarsi l'un l'altro.
Non è poco, perché io, all'operosa e robusta formica vanitosa, ho sempre preferito la divertente e scanzonata cicala che festeggia sempre e sa accettare anche i momenti in cui le cose non vanno bene.

Nessun commento: