Allora, oggi è uscita la seguente notizia: tra i 24 preconvocati dal c.t. brasiliano Dunga in vista della Coppa America che si disputerà in Venezuela, non figurano Kakà, Ronaldo e Ronaldinho.
Notiziona eh? Manco per sogno. A nessuno frega niente, al massimo il Brasile lo vediamo durante i mondiali e se ci gira ci andiamo in vacanza per rimorchiare qualche bella culona.
Noi siamo fieramente italiani. Già. Siamo talmente fieri che quando accade che Kakà e Ronaldinho chiedano espressamente a Dunga di risparmiargli la partecipazione alla Coppa America, ce ne disinteressiamo totalmente. Sono dei campioni e dei grandi esempi da seguire, loro, e poco importa se fanno cose che non perdoneremmo mai ad un nostro connazionale. Del resto abbiamo tanti guai in casa nostra. Alessandro Nesta prende commiato ufficialmente dalla maglia azzurra. Totti invece continua a stare con un piede in due staffe, sospeso tra un arrivederci a settembre e un addio nel giugno scorso.
Totti, Totti. Quante se ne sentono, da qualunque parte ci si volti. E' il migliore del mondo, è sopravvalutato, è fondamentale per qualsiasi squadra, non è decisivo nelle gare che contano. Personalmente non posso che dirne bene. Ma mi piacerebbe poterne parlare male. Dico sul serio. Vorrei entrare nella testa di chi lo ritiene mediocre per poter seguire tutte le argomentazioni del caso, perché così proprio non ce la faccio. Mi sforzo ma non succede nulla. Tutt'al più posso dire senza grandi problemi che, life is now o meno, non brilla per simpatia quando si lancia in qualche dichiarazione. Ma oltre non riesco ad andare. Sarà che sono della Roma, boh. Sarà che l'ho visto giocare da quando esordì con Mazzone e sentire la gente che straparla di Totti adesso, a 15 anni dalla sua prima volta in A, mi sembra sciocco.
Posso affermare senza timori che Totti in questi anni ha lavorato molto per risultare un prodotto da spettacolo. Sposato ad una letterina con tanto di matrimonio-show in diretta su Sky, figura presente in spot, libri autopromozionali, beneficenza, figli annunciati dai telegiornali. Lo hanno fatto altri, lo ha fatto e lo fa anche lui. A me non piace questo lato, ma non vedo perché debba influire sul giudizio che se ne ricava quando lo si valuta per come gioca.
Ha vinto poco quindi vale poco, dice qualcuno con solerzia burocratica. Mah. Se fosse andato a Madrid o a Milano avrebbe vinto di più, ribatte qualcun altro con zelo ed efficienza. Mah anche qui. Decidiamoci: o è uno non all'altezza di vincere oppure è uno che, avendo fatto una scelta, ci ha messo le palle e nonostante tutto si è guadagnato un posto in palcoscenico. Le palle?, risponde un terzo bene informato, con quello stipendio principesco sono tutti buoni a fare le bandiere. E pensare che c'è chi con stipendi migliori ha fatto una comparsata con una maglia e poi tanti saluti. E pensare che c'è chi si è vantato di percepire un quinto di quell'ingaggio a quasi 40 anni dopo aver girato mezzo mondo. O chi ogni anno va sulle prime pagine dei quotidiani perché deve capire se restare o meno, magari rimettendo nelle mani di Dio e non di un procuratore il proprio destino. E pensare che c'è chi, in silenzio, ha preso di più senza per questo essere additato mai nemmeno per errore. Francesco Totti ha fatto quello che chiunque di noi avrebbe fatto, senza ipocrisie: ha mollato i suoi procuratori Zavaglia&Moggi jr. dietro la promessa di Sensi, che gli avrebbe fatto un contratto a vita con cifre faraoniche, in un periodo in cui anche le pulci a Roma potevano permettersi di bussare alla porta del presidente con il contratto in mano. C'è poi una questione di sfruttamento dei diritti che la società gli ha lasciato interamente, permettendosi così di pagare meno del pattuito; sinceramente non so con esattezza come funziona questa storia, ma so che è qualcosa di positivo e forse di unico in Italia. Sì ma ancora non si parla delle doti tecniche del giocatore. Quindi apriamo le danze. Scarpa d'oro? E che sarà mai? L'ha vinta anche Darko Pancev. Infatti quand'è arrivato all'Inter tutti pensavamo che fosse un fenomeno senza pari, guarda un po', e solo l'anno dopo ci ha fatto ricredere. Ma non è più importante del Pallone d'oro. Sono d'accordo. Ditelo a Sammer, Papin e Belanov, mi raccomando. Ma andiamo avanti.
E' bravino, per carità, ma sopravvalutato. E perché? Perché in fondo fuori dai confini nazionali non ha mai convinto. Abbiamo un problema: fuori dai confini nazionali è la Roma a non aver convinto; non ricordo, a memoria, un calciatore di una squadra discreta ed inesperta che fa sfracelli e fa discutere di sé a livello mondiale. Ma Totti anche in azzurro. Per esempio quando ha sputato a Poulsen. Beh sapete che c'è? Che tutto questo assurdo moralismo comincia a frantumarmi le palle. Totti ha sputato a Poulsen ed ha fatto benissimo. Io avrei fatto di peggio, gli avrei mollato una stecca alla Montero, tanto per ricordargli che lui è Poulsen e le provocazioncine a base di spintarelle, calcetti e insulti imparati ad arte sono da fallito, oltre che da vigliacco (Rino Gattuso non perse l'occasione, al termine di Milan-Schalke 04). Ma Totti è un professionista, non doveva. E' singolare però che il professionismo esca fuori a proposito di una partita in cui i danesi avevano piazzato delle telecamere appositamente per cogliere in castagna una reazione del numero 10. I danesi si sono dimostrati più scaltri di noi, e Dio solo sa quanto ho goduto quando Danimarca e Svezia si sono rese protagoniste del famoso "biscotto" ai danni dell'Italia. Perché tutti i moralizzatori nostrani hanno borbottato qualcosa, hanno tentato di alzare la voce ma alla fine hanno dovuto desistere: cazzo, e adesso chi glielo spiega a Totti che i danesi non sono così professionisti come credevamo?
E senza citare troppi episodi a favore del Capitano, si può arrivare ai momenti recenti. Dovrebbe essere un onore giocare con la nazionale, Totti invece fa come gli pare e non è giusto. Giusto, non è giusto, e scusate il gioco di parole. Non è giusto neanche che si continui ad adoperare la scusa della placca e delle viti, che tanto scusa non è ma sicuramente non gli ha impedito di diventare capocannoniere quest'anno. Ma tirare fuori l'onore fa ridere i polli. Bisognerebbe domandare a Mauro German Camoranesi, quando tutti cantavano l'inno di Mameli e lui no, cosa pensava dell'onore azzurro. Bisognerebbe chiedere a Paolo Maldini e ad Alessandro Nesta, che hanno lasciato la nazionale pur continuando a giocare regolarmente in campionato cosa ne pensano dell'onore. Sì ma Totti esagera, dice che la Roma viene prima di tutto, che sono meglio i quarti di Champions e la Coppa Italia della finale mondiale. Imprecisione. Totti dice sempre la stessa cosa, ma pare che predichi in una landa abitata da sordi: mi ha emozionato di più, la sento di più. Significa che sei più teso, che sei felice quando arrivi con la squadra per cui fai il tifo e per cui hai sempre giocato a certi traguardi. Facciamo uno scambio: il Milan restituisce la Coppa dei Campioni e l'Italia vince il prossimo mondiale. L'Inter rinuncia agli ultimi due scudetti e l'Italia vince il prossimo mondiale. La Juventus si fa un altro anno di serie B e l'Italia vince il prossimo mondiale. Sono tre mondiali vinti, in fondo. Quale tifoso non baratterebbe queste sue personalissime gioie con una bella vittoria tricolore, "di tutti"? Quale calciatore non rinuncerebbe ai trofei e ai titoli (e ai soldi) pur di essere campione del mondo? Il solito generoso Gattuso dichiara sportivamente che per lui non c'è paragone, ma capisce Totti quando si lascia scappare certe frasi. Gattuso i trofei li vince spesso e, se pure nato in provincia di Cosenza, non ha mai giocato con una squadra calabrese. Ma quanto è facile essere patrioti?
Beh vabbè, comunque Totti con l'Italia non ha mai fatto niente e quindi non può parlare. A questo punto mi arrendo, dimenticando cucchiai olandesi, doppiette bielorusse, assist vincenti e selezioni nelle formazioni ideali. Sì, avrà anche segnato il rigore decisivo al 94° contro l'Australia nei quarti, ma per il resto ci ha fatto giocare in dieci. E' incredibile come questa accusa si senta e si legga spesso, ed è incredibile come in una sola frase possano coesistere almeno quattro concetti in palese contrasto tra di loro. Perché il rigore l'ha tirato lui, faccia a faccia con Schwarzer. Gli altri dieci autosufficienti che avevano pareggiato 0-0 nei 90 regolamentari stavano facendo gli scongiuri.
A far finta di niente, a minimizzare, a disconoscere i meriti altrui siamo veramente imbattibili. Tuttavia lascio una testimonianza imbarazzante, per tutti coloro i quali quel giorno hanno esultato e si sono abbracciati, tutti coloro che dovrebbero vergognarsi oggi quando pensano a Berlino.
Portieri: Buffon (ITA), Lehmann (GER), Ricardo (POR).
Difensori: Ayala (ARG), Terry (ING), Thuram (FRA), Lahm (GER), Cannavaro (ITA), Zambrotta (ITA), Ricardo Carvalho (POR).
Centrocampisti: Zè Roberto (BRA), Vieira (FRA), Zidane (FRA), Ballack (GER), Pirlo (ITA), Gattuso (ITA), Figo (POR), Maniche (POR).
Attaccanti: Crespo (ARG), Henry (FRA), Klose (GER), Toni (ITA), Totti (ITA).
Salute e fraternità.