mercoledì 31 ottobre 2007

Tempo di Moralizzatori

''Siamo alle solite, ancora una volta si e' persa l'occasione di dare un segnale forte che le cose nel calcio stanno cambiando''. L'ex patron del Bologna, Giuseppe Gazzoni Frascara, commenta cosi' la sentenza emessa ieri dalla decina sezione penale del Tribunale di Roma che ha condannato la Roma ad una multa di 60 mila euro ed ha assolto la Lazio per il reato di falso in bilancio legato alla compravendia di alcuni giocatori. Con questa sentenza, che ha assolto il presidente della Roma, Franco Sensi, e l'ex patron biancoceleste, Sergio Cragnotti, ''e' stata data un'ennesima prova di una vergogna nazionale che si cerca di minimizzare in tutti i modi - aggiunge Gazzoni Frascara in una nota -. Nessun addebito per il Presidente della Roma Franco Sensi e una sanzione per la squadra di soli 60mila euro contro i 480mila richiesti a suo tempo dal pm Luca Palmare per i fatti avvenuti fra il 2001 e il 2002, assoluzione per la Lazio e per il suo ex Presidente Sergio Cragnotti: questa sarebbe la risposta? E poi, lor signori non hanno forse fatto i loro bilanci con i soldi pubblici? In proposito - continua Gazzoni - ricordo che nella stagione 2003/2004 il Bologna perse in casa 4 a 0 con la Roma che all'epoca non pagava l'Irpef (alcune decine di milioni di euro), mentre l'anno dopo, non furono in grado di batterci pur essendo, noi, rimasti in 9: avevano cominciato a pagare la loro quota di Irpef come gli altri!''. Secondo l'ex presidente del Bologna, ''La depenalizzazione del falso in bilancio e soprattutto l'invenzione dello spalma-debiti sono una farsa che, come da copione, portano questi fatti gravissimi ad essere diluiti nel tempo alla ricerca del solito epilogo 'tarallucci e vino' che il nostro calcio dimostra di non disdegnare''. E aggiunge: ''Nonostante Calciopoli, mi spaventa ancora una volta il fatto che nulla sta cambiato e che tutto piano piano stia tornando alla 'normalita''. Il mondo del calcio ha bisogno di una profonda epurazione e di una cosciente moralizzazione. E fa specie la dichiarazione di Moggi di qualche giorno fa che vorrebbe rientrare nel mondo del calcio..Sarebbe un po' come se Wanna Marchi tornasse in televisione...! Per non parlare poi della recente notizia del reintegro, dopo solo 18 mesi dall'inizio di Calciopoli, di alcuni ex dirigenti come Sandulli e Pappa a svolgere oggi importanti incarichi federali, come se nulla fosse successo...e questi sarebbero il nuovo che avanza?.'' ''Speriamo - conclude Gazzoni- che i pm dell'antimafia di Napoli non la pensino allo stesso modo...li' si parte il 15 dicembre quindi si sapra' qualcosa fra 45 giorni...''.

Fonte: ASCA


Magari ha ragione lui a dire così. Non lo posso sapere. E' certo strana questa crociata personale, partita solo quando il Bologna ha visto la serie B. Tutti onesti e tutti amici, finché mantengono la distanza ad un palmo dal culo, come si dice dalle mie parti.

martedì 30 ottobre 2007

Doping Amministrativo Inc. 2 - La Vittoria di Pirro

Sensi e Cragnotti sono stati assolti con formula piena dall'accusa di falso in bilancio per i casi Nakata e Veron.
Franco Sensi ha però ottenuto la prescrizione, cosa che si sapeva, per delle operazioni finanziarie legate alla squadra Primavera. La Roma, infatti, è stata condannata al pagamento di 60000 euro per responsabilità amministrativa riguardo alcuni (credo 6) giovani calciatori.
Era questo lo scoop che tutti si aspettavano? Era questo l'esito della fragorosa denuncia di Giraudo-coda di paglia quando disse che il doping farmacologico juventino (provato) non esisteva, mentre quello amministrativo della Roma sì? Ma che bravi, tutti quanti. L'avevo scritto, che la vergogna devi potertela permettere.
Alla fine battutona infelice dell'avvocato della Lazio, Gentile: "Per il momento direi Lazio-Roma 1-0". Simpatico, eh.

lunedì 29 ottobre 2007

Lo Spettacolo



Devo dire la verità, temevo questa partita.
Il Milan è una squadra particolare, capace di perdere in casa con l'Empoli e di stravincere solo qualche giorno dopo contro lo Shakhtar di Lucescu.
Dato che la Roma degli ultimi tempi sembrava un po' il Milan, quel pizzico di timore ce l'avevo.
In realtà mi sono bastati 10 minuti per scacciare i brutti pensieri, perché anche senza Totti i giallorossi si sono presentati in modo maturo e combattivo a San Siro.
Se ne avessi la possibilità, farei vedere questa gara ai bambini che frequentano le scuole calcio. Non so da quanto non mi capitava di vedere uno spettacolo simile. E non mi riferisco solo ai rovesciamenti di fronte ed alle svariate occasioni da entrambe le parti.
La correttezza e la lealtà sportiva mi hanno colpito parecchio. Ed è una cosa strana, cattivo segno dei tempi che viviamo, quando a colpirti è il fair play, l'agonismo positivo. Quando Gattuso va a sincerarsi delle condizioni dei giocatori romanisti a terra, quando Doni dà la mano a Gilardino dopo un contrasto in area, quando a centrocampo scherzano Kakà e Juan e Nesta dà le pacche sulle spalle a De Rossi. Quando addirittura Ambrosini viene espulso come da regolamento per il fallo sullo stesso De Rossi in area e penso che mi dispiace perché era stato correttissimo.
Cose del genere non dovrebbero mai meravigliare, ma siamo arrivati ad un punto tale che invece è così.
Allora mi tengo la parte bella, quelle immagini del tunnel prima della partita dove i giocatori scherzavano, Bruno Conti che tra primo e secondo tempo incita i calciatori (tutti) che rientrano in campo, i saluti alla fine, le strette di mano dopo ogni fischio dell'arbitro Rosetti troppo severo.
Uno spettacolo sotto tutti i punti di vista, insomma. Che poi è ancora migliore quando a vincere è la Roma, vedendola da tifoso.
Cicinho sta lentamente uscendo fuori dal guscio, la sua gara è stata ottima; certo, si può dire che Maldini non sia più quello di una volta e che con la sua velocità il brasiliano ha avuto vita facile sulla fascia, tuttavia la precisione, la puntualità, quel cross per la testa di Vucinic pennellato portano le quotazioni sempre più in alto. E man mano, partita dopo partita, il rendimento sembra essere sempre più soddisfacente. L'unico piccolo neo è la sua vena difensiva poco spiccata, cosa però che anche lui ha ammesso di dover imparare alla svelta. E' un buon segnale.
Bravi tutti gli altri, con una piccola menzione d'onore per Brighi che parte sempre dalla panchina ma quando entra convince, non spreca una palla e sembra avere una personalità di rispetto in mezzo al campo. Aggiungo anche che a De Rossi si può perdonare tutto, pure quel rigore inutilmente tirato a cucchiaio sopra la traversa, ma certi colpi non sono i suoi e dovrebbe lasciarli perdere, perché ieri ti è andata bene ma la prossima volta non si sa.
Ovviamente l'uomo del giorno è lui, un Vucinic rinato dopo la "nuova" collocazione al centro, nel posto che gli compete e che per un eccesso di convinzione gli era stato sempre negato da Spalletti. Sarà un caso, sarà la fortuna che gira, ma due partite schierato come punta centrale e due reti pesantissime per il montenegrino, che se continua così si appresta a ridiventare il Principe di Niksic. Marco Delvecchio ha detto in un'intervista che Vucinic gli ricorda un po' lui, grandi problemi all'inizio a cui è seguita una gloriosa carriera nella Roma. E chissà che non abbia ragione Supermarco, anche se io per ora resto cautamente in attesa di altre prove.
Dopo il 4-4 col Napoli, che aveva fatto gridare gli incompetenti alla grande partita, mi godo questo silenzioso e spettacolare 0-1.

giovedì 25 ottobre 2007

Il passato non si dimentica


Brivido europeo per la Roma, che vince 2-1 contro uno Sporting Lisbona arcigno e tenace.
Episodio cardine: Totti si infortuna al 29° mentre calcia una punizione, scontro con Liedson che è troppo vicino alla palla e va addosso al capitano colpendo in pieno la sua caviglia destra. Totti fuori, Liedson che segna il momentaneo pareggio lusitano. Così è la vita.
Al posto del numero 10 entra Mirko Vucinic, uno che ormai è guardato con un misto di ansia e sospetto dai tifosi. E tutto ruota intorno a questa sostituzione, anzi a quello scontro.
Dopo il colpo di testa di Juan, che giganteggia tranquillo per tutta la gara ed anticipa gli attaccanti di testa, di piede, di tacco, in scivolata e in rovesciata, come detto i portoghesi pareggiano. Dal gol del difensore brasiliano sono passati solo tre minuti e si ha l'impressione che si stia ripetendo Roma-Napoli.
All'inizio della ripresa, proprio Vucinic va a rimediare un rigore bello pulito. Totti non c'è, calcia Mancini. Amantino va sul dischetto, calcia male, si fa parare il tiro e sulla ribattuta del portiere Tiago molla a quest'ultimo un calcione netto in testa. Coronamento di una serata che dire disastrosa è pochissimo. Quando esce, l'Olimpico si unisce e lo fischia sonoramente. Sembra che, fortunatamente per lui, l'abbia presa bene (ma perché? Niente niente dovesse andarsene sul serio?).
La gara scorre combattuta, lo Sporting è una squadra rocciosa, non ti concede niente, se la gioca a viso aperto.
Quando pensavo che ormai il pareggio fosse l'unico risultato possibile, ti sbuca il Principe di Niksic da dietro le quinte, si fa una sgroppata sulla sinistra, entra in area, dribbla un difensore a rientrare e piazza un pallone precisissimo sul secondo palo: rete, due a uno.
Un gol pregevole, tecnica e forza, un po' di culo che non guasta mai e speriamo tutti vivamente che sia un inizio per Mirko, che aveva dato segno di non essere più un calciatore ma che stasera ha veramente fatto tanto. Sarà perché ha giocato da unica punta centrale? Credo di sì. Ma Spalletti ne saprà più di me.
Probabilmente il montenegrino rigiocherà da punta domenica contro il Milan.
Milan che ieri ha mostrato la sua faccia migliore, vincendo e dominando contro lo Shaktar Donetsk a San Siro: 4-1 secco e poteva anche starci qualcos'altro. Solito sontuoso Kakà, Seedorf che fa una doppietta da maestro e Gilardino che rinasce.
Così come rinasce, senza smentirsi mai, Carlo Ancelotti. L'allenatore che sembra sempre in crisi nera, che oggi stravince e domani viene criticato. Ancelotti, la forza e la calma.
Ho già scritto qualcosa su Ancelotti, quindi evito di ripetermi.
Però quest'anno ha fatto due bei regali ai romanisti. Alla festa per gli 80 anni della Roma si è presentato senza se e senza ma, spostando addirittura gli allenamenti del Milan. In testa ho tante parole, le uso tutte: rispetto, amore, affetto profondo, riconoscenza, serietà, sentimento, responsabilità, grandezza d'animo. Non so quale sia la più giusta, ma di sicuro tutte sono vere.
Oggi Carletto ha parlato di Milan-Roma, e si è lasciato sfuggire qualche frase che fa piacere ad un tifoso romanista. "La Roma è l'unica squadra dove potrei andare". Verrà mai? Non lo so, non mi importa. Mi bastano certi gesti e certe parole, e i sentimenti che si portano dentro.


P.S. Non c'entra niente, ma chissà se ieri l'efficace Longhi ha visto il Real Madrid. Robinho segna due gol, ed entrambe le volte esulta col pollice in bocca. Stucchevole e ripetitivo?

sabato 20 ottobre 2007

L'imparziale Longhi



Roma-Napoli finisce 4-4. Risultato spettacolare, partita un po' meno.
Il Napoli gioca la sua gara, fa bene, segna all'inizio del primo e del secondo tempo, pareggia allo scadere e rischia di vincere con una traversa di Lavezzi. Bel giocatorino, tra l'altro. Ma secondo me il migliore è stato Zalayeta, che fa la sponda su due reti e realizza la più importante, quella del pareggio.
La Roma dà l'impressione di avere sempre la partita in mano, recupera e va in vantaggio, ma non poi non sa gestire. Sembra di essere tornati all'epoca zemaniana. E chissà che, andando avanti con questa presunzione, non sia effettivamente così.
La sequenza dei gol è strana: 0-1, 1-1, 2-1, 2-2, 3-2, 3-3, 4-3, 4-4. Dopo il primo gol a freddo di Lavezzi (nei primi minuti), la Roma passa sempre e viene puntualmente rimontata. Un po' poco, se pensi che le prossime partite le giocherai contro Milan e Lazio. Saranno anche in crisi, ma certo non ti regalano niente. E comunque, al di là dei meriti di un Napoli concretissimo, ci sono alcuni giocatori romanisti che lasciano a desiderare. Curci, neopapà troppo distratto, che ad ogni tiro è finito a rotolare a terra come se fosse stato fucilato. Non è mai stata colpa sua, ma quelle sceneggiate si potevano risparmiare, tanto più che i palloni dei partenopei erano tutti a mezza altezza. Giuly va ad alti e bassi e questa è stata la sua giornata bassissima; corre, per carità, ma non ne combina una giusta. Perrotta segna un gol con rapacità, per il resto fa confusione e poco altro. Vucinic entra ma non si capisce perché, dal momento che è lento, impacciato, macchinoso e sbilenco come al solito. Poi dice che uno non deve criticare, ma la pazienza di ogni essere umano, ancor più se tifoso, ha un limite. La difesa nel suo insieme, pur non commettendo grossi errori, non è mai piazzata come dovrebbe sui quattro palloni buttati dentro dagli azzurri.
In definitiva, comunque, una gara con poche emozioni nonostante un risultato larghissimo, che i giornalisti provetti definirebbero "bugiardo".
Per esempio Bruno Longhi, uno che di calcio capisce parecchio, che tiene seminari e corsi per aspiranti giornalisti a cui dovrebbe insegnare il mestiere.
Ecco, allora. Oggi ero a casa e ho deciso di vedere la partita su Mediaset Premium. Alla fin fine c'è pure il commento di Zampa, che da romanista mi fa sempre piacere ascoltare perché dice più o meno le stesse cose che direi io. Quando l'arbitro Tagliavento fischia la fine, la palla "passa alla regia" come si dice in gergo, e si torna nello studio, dove ci sono Longhi, Mario Somma e Giuseppe Nanu Galderisi. Carrellata sulle immagini della partita con commenti ed opinioni dei tre.
Uno dei gol lo realizza Totti su rigore, che, come sappiamo, porta il pollice alla bocca. Galderisi, evidentemente in buona fede e poco informato sulle vicende giallorosse, chiede tranquillamente se Totti sia in attesa di un terzo figlio. Longhi, con la sua aria da volpone navigato, risponde che è la sua solita esultanza. Poi aggiunge, con il tono di quello che ormai si è proprio rotto i coglioni: "diciamolo pure, è un po' stucchevole, un po' ripetitivo". Ma io dico... Tu sei un giornalista di Mediaset, stai parlando di una partita, ti fanno una domanda di costume, rispondi, che cazzo ti frega di puntualizzare sull'esultanza di Totti? Stucchevole o no, tieni il pensiero per te, che razza di giornalista saresti?
Ma non finisce qui.
Il terzo gol viene realizzato da De Rossi con una botta da fuori. E' vero, Iezzo non è incolpevole. E' vero, il tiro non era irresistibile. Ma che c'entra commentare così: "Qui De Rossi esulta pure, per carità è giusto, però se non fosse per il pallone che cambia traiettoria...". Capisco che in quel momento era lanciatissimo in una crociata contro i palloni della Nike che sono leggerini ed ingannano i portieri, ma De Rossi avrebbe forse dovuto fermarsi in religioso silenzio dopo aver segnato?
Commentando la rete seguente di Gargano, Somma fa notare che è sempre un tiro da fuori, tipo quello di De Rossi e che il pallone potrebbe avere fregato Curci. Longhi prontamente arriva e dice che "La differenza tra i due gol è evidente perché questo tiro è migliore". Ci prova anche il povero Nanu, equilibratissimo e sportivo, a dire che in Italia o sei Pirlo oppure con questo pallone è evidente che tutti i portieri hanno difficoltà, ma Longhi il giornalista - ricordo: che insegna il mestiere agli altri - lo riprende e sottolinea: "Be', Pirlo segna con tutti i palloni di qualunque marca e peso, questa è una cosa un po' diversa". Che Pirlo sia forte e abbia una precisione notevole lo sanno tutti e Galderisi l'aveva portato ad esempio proprio per questo motivo. Che bisogno c'era di fare la fidanzata stizzita del milanista?
Dopodiché si lancia nell'elogio sperticato della rete di Hamsik ("un gol di fattura pregevole"... in realtà normalissimo). E per finire in bellezza, ma con tono dimesso, ci tiene a dire che la rete di Pizarro è frutto di una deviazione (vero), e che probabilmente non sarebbe entrata senza il tocco del difensore (cazzata coi se e coi ma).
Insomma, gara che non entusiasma, risultato che impressiona ma fa incazzare, Longhi che fa il giornalista Mediaset militante. E' un po' troppo.

Regali e arbitri, ma guarda un po'



Il tempo è galantuomo, il tempo è denaro, e ancora, volendo, altri detti popolari. Tanti modi per leggere quella che ormai è una notizia da pendola, da vecchio cucù, e cioè che anche la Juve, meglio, i dirigenti della passata gestione, gradivano omaggiare di cronografi di marca amici di prim'ordine. La notizia non è nuova, dopo i celebri Rolex d'oro della Roma, usanza all'epoca comune a tante società, gli amministratori in carica per dodici anni alla Juventus sotto le feste erano particolarmente munifici come da bilancio. Nell'ultima assemblea degli azionisti, il 26 ottobre 2006, un azionista solitamente abituato a fare le pulci anche ai bilanci Fiat, Marco Bava, aveva chiesto ai rappresentanti del collegio sindacale di indagare sulle spese di rappresentanza del cda. All'epoca, fino al mese di maggio 2006 sedevano in consiglio l'ad Antonio Girando, con poteri esecutivi, e il direttore generale Luciano Moggi. I tre sindaci in vista della prossima assemblea in programma il 26 ottobre hanno preparato una relazione dettagliata in risposta alla denuncia presentata dal piccolo azionista, secondo l'articolo 2408 del Codice Civile. Secondo la relazione del collegio sindacale il dossier delle spese di rappresentanza e omaggio a bilancio al 30 giugno 2006 ammontava a 2,9 milioni. Secondo l'indagine «il 48% di dette spese (1,4 milioni) riguarda omaggi vari di cui 538 mila euro di materiale Nike, 422 mila euro in omaggi di valore unitario inferiore a 25,82 euro, 229 mila euro come conguaglio per biglietti e abbonamenti ». E fin qui quasi tutto in linea con la pomposa gestione della Triade.
57 OROLOGI «Curioso» il dettaglio riguardante «143 mila euro destinati a spese per orologi del costo medio unitario di 2500 euro circa». Ovviamente massimo riserbo sui 57 destinatari dei preziosi orologi, coperta la marca e il modello, da polso, da tavolo o da parete. Deluso l'azionista di minoranza soprattutto dalla conclusione tratta dal collegio sindacale che per questi regali e le restanti spese, afferma che «non è verificabile una significativa destinazione "ad personam" delle stesse ». «Non mi fermo qui, voglio sapere a chi sono finiti 57 orologi di simile valore, alla prossima assemblea ripresenterò nuova denuncia ai sindaci» il commento dell'azionista Marco Bava, che, non si direbbe, è tifoso juventino e azionista Fiat da una vita.

Fonte: La Gazzetta dello Sport 20/10/2007

mercoledì 10 ottobre 2007

La prima squadra della Capitale




Be', che dire?
Rapido aggiornamento: due pareggi strani, 2-2 con la Juventus in casa e 2-2 con la Fiorentina fuori. Entrambe le avversarie hanno raggiunto la Roma verso lo scadere del secondo tempo; i bianconeri grazie ad un controfallo che, regolamento alla mano, è praticamente ineccepibile. I viola grazie ad un rigore guadagnato dall'eterno Vieri che quest'anno potrebbe tornargli utilissimo. Roma sciupona e presuntuosa in tutte e due le gare, dove colleziona almeno almeno 5 palle-gol pulite che puntualmente spreca con una sufficienza irritante.
La disfatta totale sembra nell'aria ed arriva zitta zitta: 1-4 all'Olimpico contro un'Inter che umilia i giallorossi sia sul piano puramente tecnico che su quello tattico. Mancini, bisogna ammetterlo, riesce a calare bene le sue carte a centrocampo, bloccando Spalletti che si affida al solito modulo e non lo cambia manco sotto tortura. Giuly ferma con le mani un pallone destinato alla rete dopo 29 minuti e i nerazzurri diventano i padroni del campo facendo quello che vogliono. Roma in bambola, che paga (giustamente) lo scotto di un gioco lezioso, fatto di tacchi e tocchi, che entusiasma fino all'ingresso dell'area avversaria ma non produce assolutamente niente.
Intermezzo europeo con l'attesa trasferta di Manchester; dopo l'incubo dell'anno scorso, quest'anno non va meglio ma si riduce, e di molto, il passivo: 1-0 per loro con una rete un po' capolavoro e un po' botta di culo di Rooney - attaccante di razza che tuttavia spara ad occhi chiusi. Lo sbruffone Cristiano Ronaldo gioca bene ma sicuramente sottotono e visto che stavolta non c'è Chivu il leggiadro fa meno lo stronzo e guarda al concreto. Alla fine della partita non rilascia dichiarazioni, come invece aveva fatto prima parlando di "giocatori della Roma che, sul 6-0, gli avevano chiesto di rallentare e non dribblare più". Per quel che riguarda la partita, la Roma gioca e controlla con intelligenza e sfiora la rete in diverse occasioni, nel complesso il risultato ci sta e tutto sommato si sono risistemate un po', solo un po', di cosette. Bisogna aspettare ancora per una rivincita, come ha detto Totti: prima o poi il risultato dovrà essere favorevole, cazzo (questo l'ho aggiunto io). A questo proposito, mi torna in mente che la Roma vinse all'Olimpico l'anno scorso giocando un ottimo calcio e nulla impedisce a questa squadra di ripetersi al ritorno con una prestazione orgogliosa, una di quelle che cancellano il sorriso dalla faccia degli idioti.
Tornati in Italia, i giallorossi vincono a spasso a Parma, netto 3-0 in una domenica quasi fiacca. Però... Se c'è una cosa che questa giornata ci ha detto è che la squadra di Spalletti, che sembrava sull'orlo di una crisi, è piuttosto viva e se acquisisce un pizzico di cattiveria in più potrà arrivare lontano. Non voglio fare i soliti proclami da romanista, non voglio neanche fissare obiettivi improbabili. Ma voglio permettermi di vedere la Roma che gioca, vince e soprattutto convince, che affronta a viso aperto tutte le squadre e non si perde nei giochetti. Essere consapevoli della propria forza, in fondo, non significa arrivare davanti al portiere avversario con la palla tra i piedi; capisco che la Roma in certi momenti sembra che stia giocando a calcetto, ma si può e si deve anche essere cinici e badare al sodo.
E quindi speriamo che lo spirito giusto sia tornato.
A parte la Roma, domenica scorsa si è giocata una partita che ha offerto una discreta dose di goduria.
La Lazio del grandissimo Lotito perde in casa 5-1 contro un Milan che tutti davano per spacciato, complice la prestazione opaca a Glasgow in Champions e un Dida oramai comico che però ha trovato uno sfidante temibile. Mi riferisco al tristemente noto Nestor Fernando Muslera, portiere uruguayano 21enne che era stato presentato come l'erede di Peruzzi.
Sarebbe un po' troppo semplice parlare della gara, della resurrezione dei rossoneri che saranno vecchiotti ma sempre forti o delle papere inconcepibili di questo Muslera. No, meglio di no.
E' invece bello parlare di come i laziali si ostinino a pensarsi superiori perché abituati alla sofferenza. Una sindrome da martiri che tirano fuori quando si presenta il peggio e riveste di dignità quella che è unicamente una situazione frustrante e vergognosa.
Da un anno a questa parte, la Lazio del magnifico rettore Lotito ha collezionato figure di merda senza soluzione di continuità. Le uniche boccate d'aria gliele ha fornite la Roma, perdendo malamente un derby l'anno scorso e facendosi massacrare a Manchester. I laziali hanno alzato la testa, riproponendo slogan che francamente non vogliono dire niente ma che per loro sono motivi di sopravvivenza.
E quindi vai con la storia della prima squadra della Capitale, con il 7-1 ripetuto come una litania da autistici, con il 3-0 nel derby della stagione trascorsa, con le prese in giro a Totti, con il verso al famigerato gol di Turone, e con appellativi riferiti ai romanisti che non hanno nessun senso come "riommers", "peperones" o "riomisti".
Partendo dal fondo, bisogna dire che ci vuole una fantasia anormale per coniare termini che, detti così, in una frase fuori dal contesto calcistico, nessuno capirebbe. A dire il vero io ci ho messo un po' a capirli anche dal di dentro. Provo a darmi spiegazioni ma senza sicurezze. Credo che "peperones", ovviamente riferito ai colori giallorossi, sia dovuto ad un'ironia balorda che mette a confronto la Roma e il Real Madrid dei "galacticos". Ok, non fa ridere nessuno, questo è acclarato; almeno dicessero "coacticos", sentito da un mio amico tempo fa, un minimo di spirito si noterebbe. E invece zero. Per quanto riguarda "riomisti" o "riommers" non saprei proprio che pesci prendere, dal momento che mi sembrano cose da prima elementare. Penso che siano idealmente la risposta al fatto che molti tifosi giallorossi parlino di "LaziE", con la E finale, cosa che tuttavia ha un fondamento per via dei molti tifosi biancocelesti presenti nei paesetti sparsi nella regione, i cosiddetti burini che pronunciano la zeta dolce e tagliano il finale delle parole. Un po' penosa questa risposta biancoceleste, sinceramente, mai sentito nessuno che dice "Riomma". Ma contenti loro, che campano di miti...
Sul gol di Turone c'è poco da dire, ne parlano più loro dei romanisti e, se questo li fa sentire migliori, siamo lieti di potergli regalare un sorriso su un fatto accaduto più di 25 anni fa ed ormai accantonato.
Poco anche su Totti, che ci ha pensato da solo a farli stare zitti con un gol dopo l'altro. Si può criticare e deridere Totti in qualsiasi modo, ma se a farlo è un laziale che deve attaccarsi a gente tipo Rocchi, Pandev e Tare per avere una soddisfazione la cosa diventa patetica. Si può anche parlare di Chinaglia, che è volato in America quando ha visto le brutte, che è tornato da presidente lasciando la Lazio in mutande o che ha tentato tramite manovre per cui rischia l'arresto di fare delle speculazioni di Borsa prendendo per il culo i tifosi; o di Di Canio, l'unica bandiera del calcio italiano che ha giocato più nelle altre squadre che nella sua, che ha adulato la dirigenza juventina quando è andato a Torino, che è un simbolo di forza e onore ma se lo rimproverano per il saluto romano fa il vago e dice "Salutavo il mio popolo" (complimenti per la demagogia di bassa lega) glissando sul famoso coraggio delle idee.
Per non parlare dei risultati. Il 7-1 mi fa pensare che, se fossi come loro, dovrei tirare fuori l'esclusione - unica nella storia del calcio nostrano - dalla Coppa dei Campioni nell'anno del primo scudetto e ancora di più la sconfitta per 6-0 rimediata dal Lens nell'edizione 1977 della Coppa Uefa. Ma non mi interessa. Potrei essere un po' meno coniglio e anziché farmi scudo con le squadre straniere, potrei parlare della mia Roma che ha vinto 5-1 in un derby che poteva finire molto peggio. Ma anche questo mi interessa relativamente, ormai è andata.
A Roma si dice "A chi sputa per aria, ie ricasca 'n testa". E puntuale è cascato lo sputo sui laziali che domenica avranno pensato che se fai il coatto, lo devi fare a ragion veduta, solo se te lo puoi permettere. E quando prendi cinque reti da un Milan stanco e bersagliato, abbassi la testa e ritiri la coda tra le gambe, hai voglia a farti bello con il Manchester, tu tifi Lazio e vivi in Italia, per tua sfortuna. Come se non bastasse in Nord campeggiava uno striscione profetico sul portiere: "Anvedi come para Nando" (due rigori procurati e due reti in mezzo alle gambe).
Sulla questione della prima squadra, poco da dire: è la verità, benché siano nati come podisti. Il concetto è chiaro: nasci prima, hai una storia e un blasone di cui vantarti. Sì, se conti qualche cosa, non se boccheggi tra tante ombre e poche luci. Tra l'altro in 27 anni di dominio territoriale avessero vinto qualche cosa: macché, niente, il vuoto, il buio. Per me possono citare Bigiarelli il bersagliere, Piazza della Libertà, Piola, Batman e Robin, ma la sostanza è che hanno il nome e i colori sbagliati e gli è rimasto solo un pezzo di memoria per darsi un tono. Ricordano quei nobili decaduti che vivono di cambiali e comprano a credito, ma stringi stringi piangono miseria.
Comunque questi sono piccoli fatti. Loro sono superiori. Non basta la serie B, non basta il calcio scommesse, non basta l'era Cragnotti delle molte vittorie ottenute con truffe, condanne e galera.
E allora stiamo al presente:
Lotito viene criticato adesso. L'anno scorso, dopo la qualificazione alla Champions era osannato.
Non dimentichiamo il coinvolgimento in Calciopoli, naturalmente. Finalmente finisce quel campionato, comincia il calciomercato e Delio Rossi vuole una squadra decente. Lotito, che è un moralizzatore fatto e finito per quello che gli pare, decide di accontentare il suo allenatore: arrivano Meghni, Del Nero, Kolarov e Scaloni. E vabbè, magari si ambientano bene e fanno i fenomeni. Ma ci vuole un portiere, perché Peruzzi potrebbe restare ma vorrebbe prima parlare col presidente. Lotito temporeggia, poi gli dà appuntamenti a cui non si presenta e alla fine lo fa licenziare da qualcuno della società senza degnarlo di una spiegazione. E' così che si arriva a Juan Pablo Carrizo, pagato dieci milioni di dollari, di nazionalità argentina con parenti italiani, da molti indicato come una certezza tra i pali. C'è qualche strano intoppo burocratico, Carrizo non può essere italiano e la Lazio, con Kolarov, ha raggiunto il massimo degli extracomunitari consentiti. L'argentino viene rispedito in prestito al River Plate, in attesa del possibile tesseramento. Al suo posto arriva il giovane uruguayano Muslera, di cui ho già abbondantemente parlato. Alla fine del mercato viene ingaggiato l'attaccante Fabio Vignaroli, calciatore disoccupato che non si capisce a cosa serva perché non solo è una gran pippa, ma ha anche 31 anni.
La Lazio va, in Champions non sfigura affatto. In campionato fa 7 punti in 7 gare. A margine del discorso sul calcio giocato, si presentano due importanti novità: Lotito, in rotta con il Comune di Roma per la concessione di un terreno sul quale edificare il nuovo stadio di proprietà, la spara grossa e afferma che ha individuato una zona presso Valmontone, in provincia, e lì costruirà lo stadio. Apriti cielo. I laziali tornano alla vergogna e un po' alla paura, perché questo qua è uno che potrebbe pure farlo davvero. Tutto ciò tra le preghiere dei romanisti (o riommisti, o peperones) che finalmente potrebbero vedere coronato un sogno: la Lazio tra i burini.
Lo stesso Lotito dichiara che tutto sommato non sarebbe male perché si sa che la Lazio ha più tifosi in provincia che in città. Riapriti cielo: l'ha detto, proprio lui che deve rappresentare i tifosi ha detto la frase temuta da una vita. Nel frattempo si tratta il rinnovo dell'uomo di punta della formazione di Delio Rossi, cioè Tommaso Rocchi. L'accordo è tuttora in alto mare, Rocchi vorrebbe qualche soldino in più ma il presidente è fermo nella sua crociata etica e non si smuove. Esce anche un'intercettazione telefonica piuttosto strana, sempre tra Lotito e Alfredo Carfagni, ex responsabile sanitario della S.S. Lazio. Si parla di un calciatore di cui non si dice il nome (s.), che sembra avere problemi di cuore. Lotito cerca di convincere il medico a trovare un posto che possa emettere il certificato di idoneità per il giocatore, fregandosene della salute e giocando con la vita degli altri. Su quest'argomento è preferibile non scherzare, ma è la condotta del presidente che ancora una volta rasenta l'incredibile.
E' di ieri, inoltre, la notizia che Delio Rossi è stato deferito per aver chiesto a Lotito, in una telefonata intercettata nel 2006, di contattare i dirigenti del Lecce e accordarsi con loro in vista della partita imminente contro i pugliesi. Qui il latinista Claudio non ha ceduto, stando almeno alla telefonata. La Lazio è riuscita poi a vincere per uno a zero; l'avvocato Gentile, legale della società, fa sapere che non succederà assolutamente niente. Ma io e i vari riommers ringraziamo Delio Rossi per il bellissimo gesto, altra macchia tra le macchie.
Quindi, che dire?
Non è che mi esalti sottolineare i problemi della Lazio, sinceramente. Ho amici e parenti di fede biancoceleste, ma quando sento e leggo certe cose nemmeno voglio trattenermi.
E dirò di più. Mi dispiace tantissimo che la Roma sia nata 27 anni dopo la Lazio, la prima squadra della Capitale. Dovrebbe dispiacere a tutti i romanisti.
27 anni di risate e figure di merda persi così, peccato.