sabato 26 luglio 2008

I ciabattini del 2000

A quelli di Violanews dev'essere preso un colpo, il 23 luglio. Dopo l'articolo in cui pretendevano chiarimenti in merito alla disponibilità finanziaria della Roma, mi sa che hanno sudato freddo di fronte all'offerta ufficiale per Adrian Mutu. Come ha osato, la società giallorossa? E senza rendergliene conto. Incredibile.
Non si è capito granché della questione, ma i fatti sembrerebbero essersi svolti in questo modo:
- Daniele Pradè contatta Pantaleo Corvino in merito ad una possibile cessione del romeno.
- Corvino dà il suo benestare, chiedendo una cifra intorno ai 20 milioni di euro.
- L'AS Roma formula l'offerta ufficiale, tra i 18 e i 20 milioni. Al giocatore andrebbe un ingaggio di 3,2 milioni netti l'anno.
- Corvino ammette pubblicamente che l'offerta è da tenere in considerazione, aggiungendo che i giocatori di 30 anni a certe cifre possono essere venduti e che Mutu non è rimasto soddisfatto del ritocco al contratto presentatogli dai viola.
- La Roma pubblica un comunicato ufficiale con cui dirama la notizia della trattativa avviata.
- Le azioni schizzano, il titolo AS Roma viene sospeso per eccesso di rialzo. 24 milioni di euro in un solo giorno.
- Si attende l'ufficialità dell'acquisto. Adrian Mutu, in mattinata, non si presenta all'allenamento perché "ha la febbre". Arriverà con un certo ritardo, miracolosamente guarito.
- Cesare Prandelli ha un colloquio col giocatore.
- Andrea Della Valle, in serata, gela tutti con una comunicazione stringatissima e secca: "Adrian Mutu è e resta della Fiorentina".

Il resto è chiacchiera, la giornata ha prodotto quest'altalena di sensazioni, dalla sorpresa alla certezza fino al colpo di scena finale.
I tifosi hanno reagito nei modi più normali. I romanisti scatenati e felici, i viola delusi e incazzati, specie verso il giocatore. A sera tutto si è capovolto, tranne che per qualche particolare.
Sarebbe molto bello fare un parallelo tra le due tifoserie, che hanno vissuto intensamente un caldo giorno d'estate fra gioie e dolori. Un classico del mercato d'altri tempi, sembrerebbe. E forse è così, effettivamente.
Tuttavia quel che si spiega poco, a parte l'intera vicenda, è l'atteggiamento tenuto dalla maggior parte dei fiorentini. Quando Mutu si è presentato sul campo dopo avere smaltito il fantomatico attacco febbrile, sono apparsi striscioni e si sono sentiti cori pesanti. Dal sempre attuale "mercenario" (perché, un calciatore lavora gratis?) fino a "zingaro".
Fin qui sarebbe tutto normale, quando un tuo beniamino è pronto ad andarsene senza dire una parola la rabbia la fa da padrona. Ci sta, lui prende vagonate di milioni, tu invece hai fatto sacrifici per applaudirlo e ti lascia in un modo così brutto? Non si fa, scatta la sindrome da amante tradito ed è più che giustificata.
Il bello è venuto il giorno dopo. All'allenamento, infatti, Mutu ci è andato regolarmente. E' anche sceso in campo per primo insieme al mister, di sicuro per mostrare la sua buona volontà. E lì che è successo? Sono partiti cori d'affetto, battimani fragorosi e tanto, tanto amore. Il romeno ha pure ringraziato con un inchino.
Probabilmente sarebbe accaduto dovunque, ma a Firenze 'ste cose hanno un sapore particolare.
E' vero che più fai il duro e puro, e più sei frustrato e pronto a chinare la testa, c'è poco da fare, è sempre successo e sempre succederà. E appunto, i fiorentini sono esattamente così. Il giorno prima lo avrebbero impiccato, il giorno dopo lo hanno coccolato. Ma Mutu non ha cambiato idea. Resta perché ha un contratto ed è vincolato. Perché l'anno prossimo se vuole se ne va con l'articolo 17 della Fifa. Perché ha chiesto un prolungamento di 5 anni ancora e chissà, magari è stato accontentato: prenderà un po' meno rispetto alla Roma, ma ha un anno in più garantito.
E' questa la vera notizia, altroché i dietrofront di Della Valle. E' la cecità e la stupidità dei tifosi viola, che ancora una volta hanno perso un'occasione per fare una figura decente. Oltretutto è scoppiato un livore assurdo nei confronti dei romanisti. Accanto ai leciti sfottò sono comparsi, specie in rete, insulti molto pesanti e sfoghi maligni.
Ok, lo ripeto per la cinquecentesima volta: fiorentini e romanisti non si sopportano molto, e in rete scrivono proprio le masse di ragazzini e imbecilli che si trincerano dietro l'anonimato. Questo è assodato. Ma possibile che nessun tifoso viola abbia onestamente pensato che è nel pieno diritto degli altri essere contenti per l'arrivo di un buon calciatore, sia che provenga dalla Fiorentina sia che provenga dal Lumezzane? No, non ci arrivano. La maggior parte ha parlato di scippo.
Ma uno scippo è quando ti comporti male, quando ad esempio compri una società o i suoi giocatori a due lire solo perché c'è un fallimento di mezzo... In pratica uno scippo è un po' quello che ha fatto Della Valle nel dopo-Cecchi Gori, ecco.
E invece no. Della Valle è un eroe, la Roma una società piena di debiti (ancora!) che fa le rapine e specula in Borsa, Mutu uno stronzo "ma anche" un idolo, Corvino un incapace che poi diventa un abile stratega, Prandelli un vero tifoso viola e i romanisti dei poveri illusi.
Ma un momento.
Della Valle è un eroe? Della Valle, stavolta Andrea ma con la complicità dell'eminenza grigia Diego, si è fatto i cazzi suoi durante tutta una giornata, mentre una società, con cui stava trattando il suo uomo di fiducia, saliva sulle montagne russe della Borsa con un annuncio formale. Ha atteso la sera, tranquillo e pacioso, col fresco e un po' di venticello per mettersi il maglioncino sulle spalle. Non so bene come funzionino queste cose, di certo un comunicato riguardante due aziende che fatturano milioni e milioni poteva uscire diversamente. Della Valle ha recitato il ruolo del salvatore della patria, di fatto scavalcando il suo diesse ed esautorandolo, con una sparata snob e poco professionale. Da qualche parte ho letto che ha fatto il bancarellaro: sottoscrivo. E' una mentalità da commerciante gretto quella che liquida le formalità in due minuti. La società "AS Roma Spa" è diventata "la Roma". Il calciatore Adrian Mutu è semplicemente Mutu. E il populismo della frase "E' e resta un giocatore viola" si commenta da sé. Questo sarebbe l'epilogo di una vicenda che ha tenuto in fibrillazione le persone e soprattutto i mercati.
ADV è un eroe. Perché?
Forse perché Prandelli, l'allenatore-tifoso che comincia a somigliare a Malesani coi suoi gilet e i suoi piumini viola, come si dice da qualche parte non sapeva praticamente nulla sulla cessione di Mutu. Dato che lo considera la sua punta di diamante, s'è imbufalito e ha minacciato le dimissioni. Non si sa se davvero questo sia accaduto. Ma è plausibile. Un tifoso che minaccia di lasciare nella merda la squadra per un giocatore non si è mai visto, ma vabbè... Del resto chi se n'è andato dopo la bella figura rimediata è stato Pantaleo Corvino, tornato nella sua Lecce per festeggiare il proprio onomastico.
Un uomo che muove tutti i giorni un mercato plurimilionario e lavora con cinque-sei telefoni accesi giorno e notte, dopo questa storia decide di riposarsi andando ad onorare un evento che nel 99, 9% dei casi passa inosservato: l'onomastico. Essere seri sarebbe troppo, ma almeno evitare le cazzate non farebbe poi male. Credo che Corvino in realtà si sia sentito messo in mezzo, a ragione. La sua carica societaria, la fiducia che essa comporta, bruciate dall'atteggiamento da uomo della Provvidenza di Della Valle. Per tacere dell'impuntatura prandelliana, che in sostanza conta più della sua professionalità. Certo, resta il grande dubbio sul funzionamento di una società in cui i calciatori con relativi procuratori, il direttore sportivo, l'allenatore e il presidente non si parlano e ognuno decide per i cazzi suoi. Ma questo è un problema viola, fortunatamente.
Anche se nello specificio ha toccato pure la Roma. Questa Roma che ha i debiti e non si capisce con chi, che non ha una lira per piangere ma offre ufficialmente 18 milioni di euro per un cartellino più 3 milioni e passa di ingaggio annuale, che pubblica trimestralmente i propri bilanci certificati ed ha un attivo da fare invidia a chiunque. Be', questa Roma dopo la sceneggiata napoletana (non se ne abbiano a male i napoletani, naturalmente...) orchestrata dagli eredi dei lucumoni, si dice che abbia "incassato" 24 milioni. Ormai va molto di moda parlare di reati finanziari, del resto un giorno sì e l'altro pure in Italia ne vengono commessi. La gente ama riempirsi la bocca di termini tecnici a sproposito; negli ultimi due giorni ho letto: insider trading, aggiotaggio, scalata (sic!), frode in bilancio (ari-sic!). Ma 'sta massa bovina, ha una vaghissima, lontanissima, incertissima idea di quello che dice? Io non credo, però tutto è possibile. L'unica cosa che so è che solo un demente potrebbe pensare che il 100% delle azioni di un'azienda si trasforma in denaro contante da racimolare al volo e mettere nel salvadanaio. Peraltro grazie ad una notizia reale, supportata da dichiarazioni rese note e firmate. Di Borsa ci capisco poco o niente, ma una regoletta elementare la ricordo: l'entusiasmo, l'ottimismo, la sicurezza che un affare possa andare bene rappresentano fattori che premiano gli investitori. Perché essi stessi creano il mercato. Tant'è che si compra e si vende rapidamente, perché nello stesso modo in cui si guadagna, il giorno dopo si può perdere tutto. Non è una finezza intellettuale, è un meccanismo ovvio. Ma vallo a dire ai fiorentini, che sono artigiani e commercianti nell'anima.
In fondo reputano i romanisti degli illusi. Sembra infatti che la Roma sia una "squadretta". I più magnanimi le concedono la qualifica di "diretta concorrente". In effetti, la Fiorentina ha una di quelle storie appassionanti che ti ci vorrebbe un'enciclopedia per scriverla tutta. Si può parlare delle loro bandiere, tra cui due romanisti e svariati juventini, o del loro fallimento, o della loro straordinaria annata in una serie C1 che non c'è mai stata per "meriti sportivi" o del diretto coinvolgimento in calciopoli o dei loro successi sportivi che non arrivano da (non saprei) anni. Magari si può parlare di quest'ultima prodezza e della concordia di intenti che regna tra i dirigenti.
Si possono fare tanti elenchi, ma resta loro il vanto di aver fatto un dispetto alla Roma, nella convinzione di averla indebolita. Indebolita, poi, è una battuta mica male. L'anno scorso la Fiorentina con Mutu è arrivata 16 punti dietro alla Roma senza Mutu. E mi fermo.
L'articolo di Violanews aveva detto già molto, su una certa mentalità. Ad oggi si ha la conferma che è gente a cui piace far prendere aria alla bocca.
E a proposito di malizia. Si è vociferato che la cessione del romeno sia stata bloccata anche per ricevere un piacere dall'Inter. I nerazzurri avrebbero manifestato l'intenzione di abbassare le pretese per Burdisso, che piace ai viola, in cambio del mancato arrivo di Mutu nella Capitale. Il difensore, anziché per i 9 milioni iniziali, potrebbe essere acquistato per 4-5. Ora, se io fossi un tifoso fiorentino avrei già cominciato a digrignare i denti, ma per me questa è una cazzata e quindi non gli do peso. Dovesse succedere davvero, però, sarebbe una grande soddisfazione.

lunedì 30 giugno 2008

La Mala Informacion

Come si fa a creare un caso?
E a convincere le persone, magari in buona fede, che le cose dette o scritte siano vere?
Basta un sito web che parla di calcio. Un sito rivestito di ufficialità, non un blog deserto e incostante come questo.

La riflessione del giorno, a futura memoria, è:

http://www.violanews.com/news.asp?idnew=19627

Per sicurezza copio e incollo "l'articolo":


La domanda nasce spontanea: come fa una società che ha circa 300 milioni di euro di debiti ad avanzare offerte faraoniche ad alcuni dei maggiori fuoriclase di club europei? La risposta non ce l'abbiamo. L'unica soluzione a cui possiamo arrivare, è che tutte le voci che girano siano delle 'bufale'. Ed è la più probabile, in quanto la società giallorossa, come detto, ha una situazione finanziaria in rosso. Rosso Pompeiano, per dirla alla Fantozzi. Già, perchè 300 milioni di euro non son certo noccioline. E allora com'è possibile che si legga "La Roma offre 20 milioni per Mutu" e "Baptista dal Real alla Roma" (il brasiliano costa circa 15 milioni) ed infine "Huntelaar alla Roma, si può". E' vero che dalla cessione (molto probabile, ma non ancora ufficiale) di Amantino Mancini entrerà un bel po' di euro nelle casse della Roma, ma quei soldi non dovrebbero servire per coprire parte del debito? Se dovesse andare in porto anche una sola di queste operazioni, qualcuno ci dovrà dare una risposta esaustiva.

F. M.


Avete capito? Se la Roma, accidenti a lei, dovesse prendere un attaccante, dovrà dare delle spiegazioni a tale misconosciuto "FM" e al prestigioso sito Violanews, interlocutore privilegiato delle grandi società calcistiche e degli economisti italiani.
A dire la verità basterebbe un qualunque tifoso da bar con la voglia di non sparare puttanate ed attenersi alla realtà dei fatti; il consiglio sarebbe di andare a spulciare (come dovrebbe fare un giornalista vero) i bilanci della Roma, fare un raffronto con la situazione attuale di ItalPetroli, documentarsi sugli accordi e i piani concertati con Unicredit ex Capitalia e tirare le somme.
Ma il solerte giornalista di internet ha già capito tutto, e risolve in poco più di 10 righe ciò per cui la famiglia Sensi sono anni che sta pagando.
Bene, anche se non c'è reato, questo modo di agire si chiama calunnia, falso, nella migliore delle ipotesi disinformazione.
Se io apro un bar e contemporaneamente un ristorante, può darsi che il primo vada benissimo mentre il secondo mi costringa a contrarre dei debiti. Per cui mi concentrerò sul bar, capitalizzando gli introiti; i debiti del ristorante, che ai fini fiscali è una società differente, cercherò di pagarli con le soluzioni che riterrò più adeguate. Non è detto che non voglia allargare a dismisura il bar, per poi rivenderlo a caro prezzo e coprire la mia esposizione debitoria, per la quale la mia banca - un soggetto privato - mi ha concesso dei tempi relativamente lunghi.
Insomma, in parole povere: con i soldi miei e le proprietà mie ci faccio quello che mi pare, finché rispetto la legge.
Anche questa è una semplificazione estrema del problema, ma forse è vicina alla realtà più di quanto FM sostiene con le sue illazioni. Magari dovrei cominciare a sentirmi anche io un giornalista, così inizierò presuntuosamente a chiedere risposte esaustive sparando cazzate.

mercoledì 21 maggio 2008

Campioni finti, campioni veri

E' finito anche questo campionato. E' finito con il trionfo indiscusso dell'Inter, la sua marcia inarrestabile, il suo distacco siderale... No, chiedo scusa, mi confondo con l'anno passato.
E' finito un campionato combattuto fino alla fine, con l'Inter che stacca di soli 3 punti la "Rometta" che molla a Catania quando ormai non c'era più nulla da fare. Nessun trionfo, nessuna marcia, nessun distacco. Tanta paura, dopo i proclami tonitruanti dell'inverno, dopo aver accumulato 13 punti di vantaggio sulla seconda e dopo qualche aiutino-aiutone, magari non richiesto ma arrivato con una perizia degna del Dottor House.
E' stato l'anno dei nerazzurri, non tanto per la vittoria, a cui comunque va tributo un giusto omaggio al di là delle battute, quanto per le faticacce erculee tra dimissioni e ripensamenti, eliminazioni e crisi, infortuni e cartellini e la consueta ultima figuraccia rimediata in casa. Mentre tutti pensavano solo a fare festa, il piccolo Siena di Beretta ha spento i sorrisi e le candeline degli invitati con una rete dell'ex romanista Kharja che inaspettatamente ha rimesso in corsa la Roma.
Una Roma che all'ultima domenica è stata campione d'Italia per una buona oretta nonostante fosse stata dichiarata spacciata, finita, cotta e quant'altro nelle precedenti giornate. Pazienza, così va il calcio e davvero nessuno avrebbe potuto credere ad una sconfitta dell'Inter contro il miserrimo Parma. Anche se all'andata sappiamo tutti quel che è accaduto.
Le polemiche non sono mancate e sia da una parte, sia dall'altra, sono volate voci di difesa e offesa. De Rossi si è sfogato dicendo che l'Inter è stata scientemente favorita ed è così che la lotta-scudetto non ha mai potuto aprirsi. Moratti, dal canto suo, ha scelto la strada del sarcasmo per affermare che in finale di Coppa Italia manderà all'Olimpico i ragazzini, salvo poi ritrattare con un'altra acidità, affermando "No, meglio di no, poi gli arbitri non potrebbero favorirli...". Simpatico e signorile come negli ultimi tempi solo lui sa essere, eh.
Un po' speciose, comunque, le critiche degli interisti sulla Roma che ha buttato i punti anziché approfittare delle gare contro le piccole squadre. Non tanto perché sia falso, non lo è, è un grande rammarico. Quanto perché si potevano anche ammettere quegli almeno due o tre fatti oscuri contro il Parma, contro l'Empoli o contro il Siena (per ometterne altri due o tre).
Ma il calcio è anche questo, chi vince fa lo strafottente e chi perde rosica. Anche se giustifico più i secondi dei primi, che in quanto vincitori dovrebbero dimostrare di essere anche vincenti. Vabbè.
Di tutt'altro tenore l'andamento della Champions League, che questa sera ha visto il Manchester United, quel Manchester United vincere a Mosca contro il Chelsea. Nonostante i bleus, a mio avviso, avrebbero meritato di uscire con la Coppa in mano, c'è da dire che i Red Devils fanno paura davvero. E hanno giocato maluccio, riuscendo a venire fuori solo grazie ai calci di rigore.
Cristiano Ronaldo si è confermato talento assoluto, probabilmente ora il migliore al mondo come forma e tecnica, per quanto abbia girato un po' a vuoto durante certe fasi della gara. E ha sbagliato malamente un rigore che poteva essere decisivo, facendo una stupida finta che invece di spiazzare il portiere Cech ha sbilanciato lui al momento del tiro. Quasi da ridere.
Ma in generale si può dire che ha vinto chi nell'arco di un anno ha meritato tanto, per gioco espresso, per caratura dei nomi, per la costanza mostrata anche nel proprio campionato (vinto anche quello, ovviamente, e senza battutine né sospetti).
Alla fine mi restano due cori in mente: Glory glory e Vinciamo senza rubare. Entrambi per gli inglesi, però.

venerdì 11 aprile 2008

Lezioni di inglese

Nell'arco delle ultime due settimane, restano nella mente solo due immagini: De Rossi che esulta dopo il rigore realizzato contro il Genoa e De Rossi che si copre il viso con la maglia dopo il rigore sbagliato a Manchester.
Due stati d'animo, due gare, due tornei. La gioia per aver battuto i rossoblù dopo il loro recupero-lampo, il rammarico enorme per aver sciupato un'occasione che in una partita si presenta una volta se ti bacia la fortuna.
Ma va bene.
Se all'andata ho notato un atteggiamento rinunciatario e perdente dopo il secondo gol di Rooney, al ritorno ho visto invece una Roma che ha fatto la sua onesta parte. Si è detto che non c'è stata pericolosità ma solo possesso palla. Sarà, ma si danno sempre versioni diverse dei fatti quando c'è la Roma, che sta simpatica a tutti quando non gioca ma se poi perde trova ad aspettarla al varco tanti critici che si fregano le mani e ipocritamente si dicono dispiaciuti.
Qualcuno dimentica in fretta cosa significhi giocare in uno stadio inglese. E se lo stadio si chiama oltretutto Old Trafford si tende a cadere nell'amnesia totale.
Qualcuno pensa che il termine "riserva" sia offensivo, e lo usa per sottolineare la formazione che Ferguson ha mandato in campo mercoledì.
Ma riserva è una parola come un'altra e presa da sola non vuol dire nulla.
Se Tevez venisse a giocare in Italia sarebbe il titolare inamovibile di qualunque squadra. Se Giggs venisse anche oggi che non è un ragazzino da noi, idem. Hargreaves, Silvestre, anche il coreano Park, idem. Le "riserve".
Un concetto idiota che solo chi è legato ad una mentalità provinciale, ottusa, sciocca come quella dell'italiano medio può mettere in risalto per cercare di umiliare la Roma che esce dall'Old Trafford. Nessuna grande squadra può permettersi di avere riserve e titolari. Nessuna.
Nella stessa Roma si fatica a capire chi tra Cicinho e Panucci, tra Cassetti e Tonetto, tra Perrotta e Giuly, tra Pizarro e Aquilani e tra Mancini e Vucinic abbia diritto ad un posto in campo o in panchina. Sostanzialmente dovremmo dire che la Roma all'andata ha perso perché hanno giocato le riserve, ovvero Vucinic, Aquilani e Panucci. Ma è un ragionamento da malati di mente.
E' vero che Rooney, Ronaldo e Scholes non verrebbero mai tolti in condizioni normali. Ma partendo da uno 0 a 2 fuori casa non so quale demente li avrebbe spremuti, avendo in sostituzione gente "povera" come Tevez, Giggs e Hargreaves. Le riserve.
Questa parola, ripetuta all'infinito, giustifica al cento per cento l'uscita non solo della Roma, ma di tutte le italiane dalla Champions League. Ci sta bene. Gli sta bene. Questo è quello che esprimiamo, chiamare Tevez "panchinaro" farebbe sorridere per primo Alex Ferguson.
La conoscenza del calcio moderno non ci sfugge soltanto a livello economico, ma anche a livello pratico, elementare.
A parte che poi Rooney è anche entrato, ad un certo punto, per cercare di mettere al sicuro il risultato, visto che la Roma, anche se non sempre pericolosamente, attaccava parecchio.
La mia personale idea è che in realtà Ferguson non abbia sottovalutato la gara. Forte di un vantaggio iniziale, ha pensato bene di mettere degli uomini freschi e vogliosi di far bene, lasciando a riposo i suoi gioielli più preziosi.
Il fatto che in difesa abbia arrischiato Rio Ferdinand, che veniva da un infortunio, fa capire quanto volesse snobbare la Roma. Rooney come detto è entrato in ritardo perché con il suo dinamismo avrebbe potuto sbloccare la partita quando ormai le energie stavano finendo. Ronaldo, a mio parere, non è stato schierato semplicemente per timore. Le parole di frustrazione rilasciate da Pizarro dopo l'Olimpico ("Ronaldo è uno sbruffone che fa i giochetti mancando di rispetto agli avversari") e un clima non proprio amichevole tra i romanisti e il portoghese devono aver suggerito al Baronetto della panchina un atteggiamento di estrema (eccessiva, direi) cautela.
Per quanto riguarda Scholes, è stato semplicemente eseguito il turnover, visto che al suo posto ha giocato un nazionale inglese con 40 presenze all'attivo e non il barista che sta sotto casa mia.
Se veramente Sir Alex avesse voluto prendere in giro la Roma avrebbe fatto entrare gente tipo il ragazzino Welbeck o il cinese Dong Fangzhuo.
Ha invece inserito verso la fine due difensori - tra cui la bandiera, il capitano Gary Neville - e un attaccante.
Se questo è umiliare l'avversario, allora viva la presunzione e l'arroganza.
Dato che però, in Italia, siamo abituati a pensare che l'avversario sia un nemico da abbattere ci siamo subito messi sulla difensiva, condannando o esaltando le scelte del tecnico inglese, interpretandole come un'offesa o un gesto trionfante a seconda dei punti di vista.
E come al solito, non ci abbiamo capito un cazzo.

mercoledì 2 aprile 2008

Dove eravamo rimasti?


Era da un po' che non mi andava più di scrivere. Il tempo, la voglia e gli impegni mi hanno fatto disertare questo blog.
Poi arriva Roma-Manchester e mi ricordo che ho aperto questo spazio proprio partendo dal 7 a 1 ormai storico, putroppo per noi.
Arriva Roma-Manchester e cancella quasi tutta una stagione. Non perché il resto non abbia importanza, ma perché sei concentrato su quella che pur non potendo essere una rivincita è una sfida che aspettavi. Con il timore, gli incubi, le certezze e le speranze.
E quando finisce è sempre troppo presto: vuoi per il risultato, vuoi perché non ti stancheresti mai di vedere giocare certa gente, vuoi perché l'intensità e le emozioni che ti dà il calcio passano per partite così.
E' finita nel modo peggiore, 0-2; in casa, con un ritorno ancora da disputare, con due lampi improvvisi che ti mettono ko quando pensavi che potevi finalmente batterli.
La Roma non ha giocato male, se restiamo sul piano del possesso palla. Se parliamo di testa, di cuore, di gambe, ha invece meritato di perdere contro un avversario che si conferma non solo maledettamente ostico ma anche più forte, superiore, quasi irraggiungibile.
Andiamo con ordine.
Manca Totti e gioca Vucinic, per qualcuno è un bene perché in fondo quest'anno il montenegrino in Champions ha fatto il suo egregiamente. E in effetti fa un buon lavoro.
Il primo tempo, ai punti, andrebbe alla squadra di Spalletti. Il Manchester United si presenta timido, ogni tanto riparte ma non mette paura, non dà l'impressione di essere il tritacarne dello scorso anno. Sembra addirittura meno forte rispetto alle gare del girone di qualificazione. Piccolo trotto, passaggetti, tentativi di cross che non vanno a segno e qualche sbavatura. Rooney gioca da ala pura sulla sinistra, Cristiano Ronaldo che come la tocca la butta dentro fa il centravanti di movimento. A centrocampo Scholes corre per due perché Anderson e Carrick vanno a passo ridotto. E la Roma? Mah. Pizarro sembra sempre avere un'idea geniale e per i suoi piedi passa un'infinità di palloni, De Rossi fa il De Rossi senza esagerare ed Aquilani dovrebbe essere il trequartista ma alla fine giostra poco e mi pare insicuro. Tuttavia sulle fasce si va che è un piacere, Cassetti e Taddei collaborano non benissimo ma in piena sintonia e Mancini e Tonetto spingono quanto possono. Vucinic copre il pallone, riesce a portarsi via i difensori inglesi e a liberare il pallone.
Cosa manca in questa descrizione? I tiri in porta. La Roma non tira in porta. Fa possesso palla, ne fa tanto. E spesso nel calcio chi tiene la palla non conclude. Infatti. Dalla difesa partono dei lanci lunghi perché il Manchester sembra avere dei polmoni incredibili, difende ed attacca con tutti gli effettivi. La Roma cerca di imporre il suo gioco, diciamo pure che un po' ci riesce ma, come detto, non tira. Non tira mai. E così alla fine del primo tempo, quando ti sembra che lo 0-0 sia il risultato migliore i Red Devils segnano, con un colpo di testa potente di Cristiano Ronaldo che svetta altissimo e beffa tutti arrivando da fuori area.
Il secondo tempo la Roma se la gioca a viso aperto. Per tre volte riesce ad essere veramente pericolosa: Tonetto, Mancini e Vucinic specialmente vanno vicini al gol. Ma si vede che non è serata, che già lo 0-1 è un risultato pesante contro gli inglesi e che per fargliene due bisogna essere non cattivi ma spietati.
Spietati come loro, per esempio. Che grazie ad una papera magistrale di Doni che esce e si lascia scappare il pallone dalle mani raddoppiano con il solito, freddissimo e (bisogna ammetterlo) grandissimo Wayne Rooney, vero protagonista di questa partita all'Olimpico. E' l'unico inglese che vorrei vedere in Italia, il resto mi sembra composto da mezze pippe. Ma lui no, a pallone ci sa giocare e anche molto molto bene.
A quel punto, al 21° del secondo tempo cioè al 66° la partita finisce. Il Manchester non si impegna più di tanto e la Roma è psicologicamente distrutta. Si torna ai passaggetti, loro hanno anche un paio di occasioni importanti ma la gara resta inchiodata.
Due episodi, due reti. E sostanzialmente la sensazione che siano stati talmente sicuri di farcela che non hanno voluto infierire né giocarsela con furore agonistico.
Finora sono stato calmissimo nell'esporre il tutto. In realtà sono molto incazzato. Sono deluso.
Capisco qualunque cosa, ma la Roma è questa e le chiacchiere che si sentono prima stanno a zero. La Roma è la squadra che può puntare ai quarti di finale di Champions. Sarà anche un traguardo di rispetto, ma non conta niente alla fin fine. Può lottare per lo scudetto, ma da inseguitrice.
Bisogna dire la verità, "quanno ce vo' vo'".
Perdere due a zero è forse eccessivo, se pensiamo che il secondo gol è stato praticamente regalato da Doni. Però complessivamente la Roma che ha fatto per vincere? Anzi, che dico... per pareggiare? Dopo la seconda rete, restava mezz'ora per poter fare almeno un gol. E un gol è importante, anche se poi vai all'Old Trafford e rischi tutto perché lì gli uomini di Ferguson sono imbattibili e diventano belve.
Il fatto che Spalletti stesso abbia tolto Taddei per inserire Esposito, che quest'anno si è visto come la neve d'estate, la dice lunga sulla mentalità, sul cuore e sulla testa dei giallorossi.
Il fatto che la squadra si sia sgretolata dopo il raddoppio di Rooney fa capire quanto la solidità conti più del bel gioco che farà anche piacere, darà anche orgoglio ma stringi stringi non serve poi a nulla se non è concretizzato.
Per il ritorno non ho grosse paure, ormai è la sesta partita che giochiamo contro il Manchester e il loro atteggiamento, spocchioso ed arrogante, è noto: cercheranno di vincere senz'altro ma sentendosi padroni assoluti del campo non spingeranno troppo l'acceleratore contro una squadra palesemente inferiore. Ho scritto quest'ultima frase chiedendo uno sforzo alla mia dignità di tifoso, perché ripeto mi fa incazzare solo pensare a un'eventualità del genere. Ma con una squadra di gente a cui sono mancati gli attributi proprio questa sera (e forse chissà, anche in campionato) non posso fare diversamente. Altro che il bel gioco, il calcio migliore d'Europa. Abbiamo visto.
E l'unica cosa che questa sera mi fa sorridere è come sempre quella informe massa di imbecilli che, copione già visto, hanno brindato idealmente - e veramente - tifando Manchester.
Un po' provo pena per loro. In fondo sono solo dei vigliacchetti, Cristiano Ronaldo lo possono al massimo vedere su Sky, se hanno l'abbonamento, o in rete su Youtube. Chi invece ha gioito perché è stato già eliminato penso si commenti da sé... io non mi sentirei al pari di una persona che occupa un gradino più alto del mio, nonostante tutto. Non sto dicendo che tutti debbano essere sportivissimi e tifare Roma, questo non lo faccio nemmeno io. Ma di certo non vado sui siti ad esternare la mia gioia né divento improvvisamente tifosissimo di chi mi schifa (gli inglesi ci chiamano "Spaghetti", "Italian cheaters" e "Thugs", vedere vocabolario per traduzione). Posso dire che quando è uscita l'Inter contro il Liverpool sono stato felicissimo, ma del Liverpool mi interessava assai poco. E invece ho letto un paio di interessanti geni del pallone che si scambiavano battute su come sono diventati tifosi del Manchester United, la squadra "più forte al mondo". Per ora. Poi domani saranno del Real Madrid, dopodomani del Barcellona, nel futuro magari della Dinamo Mosca o di qualche grande club cinese. Chissà. "Com'è misera la vita negli abusi di potere", cantava Battiato. Ma qui non c'è nemmeno il potere, c'è la pochezza, la viltà e l'opportunismo. Le doti da "italian cheater", appunto.
Appuntamento all'Old Trafford.

martedì 12 febbraio 2008

Santi Subito

Dell'ultimo turno non posso parlare, non ho visto praticamente nulla a parte il secondo gol della Roma tramite televisore al plasma in un centro commerciale milanese.
Siparietto simpatico, peraltro: segna Amoruso per la Reggina in netto fuorigioco e una torma di gente (milanese? Reggina? Antiromanista? Buona la terza mi sa) prima esulta come se fosse Capodanno poi lancia bestemmie e improperi di varia natura. Dopo un po', ripasso e rilancio un'occhiata alla televisione: serpentina di Giuly che si beve i difensori amaranto facendo segnare Mancini e il gruppone si scioglie in un silenzio funebre. Naturalmente io me la sono goduta due volte e devo dire anche a testa alta. Mai mi era successo di assistere ad una scena simile a Roma, in un centro commerciale, trenta persone a "gufare" e ad insultare.
Quindi tra i Santisubito inserisco al volo questi qua, che non ho idea di chi fossero ma rendono bene il concetto dello squallore in cui è piombato il pallone.
Dopo la domenica che ha visto l'ennesimo favore all'Inter, con un golletto facile facile segnato da Cambiasso in fuorigioco in una partita che non ne voleva sapere di sbloccarsi, comincio ad aggrapparmi a qualche preghiera. L'inizio della settimana propone un rilancio mistico che di questi tempi non ci sta neanche male.

Francesco Totti, ad alzo zero su Sky dice quello che pensano un po' tutti tranne i ciechi, poveretti, e gli interisti, ancora più poveretti; e cioè che l'Inter è forte, che probabilmente non c'è una seconda calciopoli, ma che qualche cosa di strano, con riferimento alla sudditanza psicologica che hanno in parecchi, sta condizionando il campionato. Del resto è solo il destino cinico e baro che permette ai nerazzurri di fare 12 punti nelle ultime 4 gare dopo aver usufruito di 3 rigori fantasma e un gol in fuorigioco; non si chiama favore, né aiuto arbitrale, pare sia solo bravura.
Anche un mio amico, a 20 anni, ha preso la patente e sapeva guidare. Solo che l'esaminatore era un dipendente del padre. In effetti il ragionamento è lo stesso: "Io so guidare, quindi me la sono meritata" "L'Inter è forte, quindi merita il primo posto". Eh be'... Comunque Totti Santo subito.

Roberto Mancini, chiuso in un'aura impenetrabile, continua ad andare in televisione dopo ogni partita e dopo un fasullo quanto urlato silenzio stampa. Va in tv e puntualmente quando gli fanno notare che per l'ennesima volta si è verificato un episodio leggermente favorevole alla sua squadra, comincia a parlare dei favori che tutti ricevono e a fare quello scocciato dalle "sciocche polemiche". Beato lui che soffre d'amnesia, si è scordato il tempo in cui, paonazzo di lampade e rabbia, malediceva pubblicamente i magheggi bianconeri. Certo che dopo aver guadagnato un patentino da allenatore dall'oggi al domani, dopo aver fatto parte della GEA e, dopo tutto questo, aver avuto la faccia di dichiararsi pulito e candido, non è che uno può aspettarsi davvero che Mancini ammetta le magagne che lo riguardano. Santo subito, visto che riesce a sentirsi vittima anche quando è carnefice, cioè sempre.

L'arbitro Farina ha una gran faccia da culo, e questo si evince facilmente vedendolo. Come già gli è accaduto in passato, ha diretto malissimo, e in più si è reso protagonista di una mancanza terribile: alla fine dei novanta minuti è fuggito negli spogliatoi (ah, la coscienza...) e non ha dato vita all'educativo spettacolo del "terzo tempo". Per renderci partecipi della loro stretta vigilanza, Gussoni e Collina hanno condannato il gravissimo gesto e non hanno speso una parola sul gol di Cambiasso. Anzi, Collina è uscito in doppia versione: alcuni siti riportano delle severe critiche, altri elogi sulla conduzione di gara. Farina ha spiegato che il "terzo tempo", che dovrebbe in teoria servire per rasserenare gli animi, non è stato fatto proprio per rasserenare gli animi. Vabbè, insomma, che era una presa per il culo si era capito, ma così...
Quindi: lo stesso Farina prima non fischia il fuorigioco, poi scappa negli spogliatoi per evitare il linciaggio (lui ha parlato di "polemiche"; un signore), dopodiché afferma in Rai che guardando le immagini in tv non ha problemi ad ammettere il suo errore. Ma questa tattica, secondo voi, mira a rincoglionire la gente? Per me sì, uno non può scatenare il finimondo a tal punto da scappare via e poi la sera dichiarare che effettivamente ha fatto una cazzata senza accorgersene.
Nimbo bello grosso per Farina ma Santi subito tutti e tre, con motivi diversi ed uguale conseguenza: la pietà che suscitano.

Gli interisti, che non riesco proprio a tenere fuori dal mio blog pur sforzandomi, continuano a dire due cose: che l'Inter avrebbe comunque vinto queste partite, perciò è inutile tentare di screditarla con queste accuse. Poi che chi fa i calcoli su quanti punti dovrebbe avere in meno la squadra nerazzurra, ha l'obbligo di pensare agli aiuti suoi poiché tutto si compensa. Aspetto fiducioso che la Roma, la Juventus e le altre vincano 4 partite di seguito grazie agli errori, allora. 4 partite giocate pure malissimo, oltretutto. C'è una genialità di fondo in questo ragionamento del "tutto si compensa", e sarebbe a dire che anziché cercare di ammettere una situazione a dir poco imbarazzante, gli interisti sono tranquilli perché prima o poi tutti godranno di gol in fuorigioco, rigori inesistenti, falli inventati eccetera. Insomma, è un po' come ritenere che il furto non è un reato perché potenzialmente rubano tutti, almeno una volta nella vita. Sul primo punto non c'è nulla da aggiungere, tranne un desiderio: sarebbe bello, a mo' di Arancia Meccanica, che questi tifosi fossero costretti a vedere le immagini del fallo di Iuliano su Ronaldo commentate da tutti coloro che dicevano "Gli errori si compensano, la Juventus è la squadra più forte e per questo ci attaccano". Irrealizzabile. Santi subito, allora, perché in fondo questa baldanza sfida la nemesi divina che arriva sotto forma di Champions League e di arbitri internazionali.

domenica 3 febbraio 2008

Fumata nerissima

"Non valgo meno di Mexes, Juan e di chi è ora in Nazionale". Queste sono le parole rilasciate da Matteo Ferrari alla Gazzetta dello Sport qualche giorno fa in merito al rinnovo del suo contratto.
Ora, uno non può andare a dire di sé in giro che è una sega o non sa giocare, ma forse può evitare di paragonarsi ad una serie di difensori che hanno dimostrato con costanza, ed anche umiltà direi, di essere piuttosto bravi.
Dopo il secco 3-0 rimediato oggi a Siena, Matteo Ferrari, statua immobile e incerta, perennemente in ritardo sugli attaccanti toscani, forse dovrebbe chiedere scusa non solo ai romanisti o ai colleghi di reparto, ma un po' a tutti quelli che sono disposti a spendere soldi e fare sacrifici per guardare delle partite di calcio, sia allo stadio sia in televisione. Se ne avessi il potere, gli aprirei di corsa la porta e gli direi che l'unico dispiacere è che dalla sua cessione non si ricaverà una lira, visto che a giugno sarà svincolato. Ed io sono uno che lo ha elogiato, che aveva intravisto i segni di un recupero, se non di una vera e propria rinascita. Ma visto che vuole più di due milioni di euro a stagione per offrirci prestazioni da scapoli e ammogliati, che vada pure a cercare dei benefattori da far piangere altrove.
E questo per quanto riguarda Ferrari. Degli altri non so che dire. Una partita del genere non la vedevo da parecchio tempo; Roma disordinata, distratta, che prende tre reti perché una traversa e un palo le risparmiano il tracollo. E in cambio piazza un paio di tiri sempre con Perrotta, impreciso più che mai, di cui uno spettacolare proprio tra le braccia di Manninger ed uno da rugbista tra le braccia di qualche tifoso in tribuna. Per il resto quando è stato sostituito da un reattivo Giuly era ormai tardi e non è cambiato niente.
Ma se la prestazione è stata vergognosa ed ha rasentato lo zero, due parole su Dondarini vorrei spenderle. E non in favore dei giallorossi, ma in generale.
Dondarini oggi pomeriggio ha incarnato l'incapacità, la miopia e l'inaffidabilità di una classe arbitrale totalmente allo sbando. Si possono elencare diversi episodi-chiave non visti o male interpretati: da Totti che prende a cazzotti Manninger sul petto per farsi dare il pallone a Portanova che molla una gomitata sull'orecchio dello stesso Totti a Pizarro che calpesta tranquillo De Ceglie a vari falli allucinanti, tipo un'entrata a gamba tesa di Rossettini su Cassetti nel primo tempo con fallo fischiato contro il romanista. Ormai gli arbitri si limitano a distribuire cartellini ma non sanno tenere in mano le redini di una partita normale. Coadiuvati peraltro da guardalinee che inventano i fuorigioco, non vedono i falli, non si intendono con il direttore di gara contribuendo all'errore anche grave.
Questo per dire che se la Roma ha perso con pieno merito, l'Inter ha vinto per un ennesimo rigore inesistente, un fallo di mano (ancora!) che non c'era nemmeno a velocità normale, altro che moviola, e non si capisce da dove sia venuto fuori.
Adesso non facciamo i commentatori faziosi e stupidi, proviamo a dire che i nerazzurri occupano il primo posto giustamente, cosa che in fondo è verissima e innegabile.
Ma tra Inter e Roma stasera abbiamo 8 punti, un'enormità. Supponiamo che il rigore oggi non fosse arrivato, avremmo avuto 6 punti di distacco, cioè due partite. Rimonta improbabile ma non impossibile. Così invece diventa tutto irrealizzabile, oltre che deprimente e poco stimolante. Se aggiungiamo la famigerata serata di Parma, avremmo 3 punti di differenza. E mi sa che qualcosa cambierebbe, a livello psicologico, anche per i tifosi che comincerebbero a sentire un'aria di prossimità emozionante (in entrambi i casi, interisti e romanisti). E invece niente.
Se non è finito tutto, poco ci manca.
Grazie agli arbitri, senza voler fare dietrologie, stavolta possiamo dirlo tutti, e che nessuno, Mancini compreso, si offenda.