venerdì 11 aprile 2008

Lezioni di inglese

Nell'arco delle ultime due settimane, restano nella mente solo due immagini: De Rossi che esulta dopo il rigore realizzato contro il Genoa e De Rossi che si copre il viso con la maglia dopo il rigore sbagliato a Manchester.
Due stati d'animo, due gare, due tornei. La gioia per aver battuto i rossoblù dopo il loro recupero-lampo, il rammarico enorme per aver sciupato un'occasione che in una partita si presenta una volta se ti bacia la fortuna.
Ma va bene.
Se all'andata ho notato un atteggiamento rinunciatario e perdente dopo il secondo gol di Rooney, al ritorno ho visto invece una Roma che ha fatto la sua onesta parte. Si è detto che non c'è stata pericolosità ma solo possesso palla. Sarà, ma si danno sempre versioni diverse dei fatti quando c'è la Roma, che sta simpatica a tutti quando non gioca ma se poi perde trova ad aspettarla al varco tanti critici che si fregano le mani e ipocritamente si dicono dispiaciuti.
Qualcuno dimentica in fretta cosa significhi giocare in uno stadio inglese. E se lo stadio si chiama oltretutto Old Trafford si tende a cadere nell'amnesia totale.
Qualcuno pensa che il termine "riserva" sia offensivo, e lo usa per sottolineare la formazione che Ferguson ha mandato in campo mercoledì.
Ma riserva è una parola come un'altra e presa da sola non vuol dire nulla.
Se Tevez venisse a giocare in Italia sarebbe il titolare inamovibile di qualunque squadra. Se Giggs venisse anche oggi che non è un ragazzino da noi, idem. Hargreaves, Silvestre, anche il coreano Park, idem. Le "riserve".
Un concetto idiota che solo chi è legato ad una mentalità provinciale, ottusa, sciocca come quella dell'italiano medio può mettere in risalto per cercare di umiliare la Roma che esce dall'Old Trafford. Nessuna grande squadra può permettersi di avere riserve e titolari. Nessuna.
Nella stessa Roma si fatica a capire chi tra Cicinho e Panucci, tra Cassetti e Tonetto, tra Perrotta e Giuly, tra Pizarro e Aquilani e tra Mancini e Vucinic abbia diritto ad un posto in campo o in panchina. Sostanzialmente dovremmo dire che la Roma all'andata ha perso perché hanno giocato le riserve, ovvero Vucinic, Aquilani e Panucci. Ma è un ragionamento da malati di mente.
E' vero che Rooney, Ronaldo e Scholes non verrebbero mai tolti in condizioni normali. Ma partendo da uno 0 a 2 fuori casa non so quale demente li avrebbe spremuti, avendo in sostituzione gente "povera" come Tevez, Giggs e Hargreaves. Le riserve.
Questa parola, ripetuta all'infinito, giustifica al cento per cento l'uscita non solo della Roma, ma di tutte le italiane dalla Champions League. Ci sta bene. Gli sta bene. Questo è quello che esprimiamo, chiamare Tevez "panchinaro" farebbe sorridere per primo Alex Ferguson.
La conoscenza del calcio moderno non ci sfugge soltanto a livello economico, ma anche a livello pratico, elementare.
A parte che poi Rooney è anche entrato, ad un certo punto, per cercare di mettere al sicuro il risultato, visto che la Roma, anche se non sempre pericolosamente, attaccava parecchio.
La mia personale idea è che in realtà Ferguson non abbia sottovalutato la gara. Forte di un vantaggio iniziale, ha pensato bene di mettere degli uomini freschi e vogliosi di far bene, lasciando a riposo i suoi gioielli più preziosi.
Il fatto che in difesa abbia arrischiato Rio Ferdinand, che veniva da un infortunio, fa capire quanto volesse snobbare la Roma. Rooney come detto è entrato in ritardo perché con il suo dinamismo avrebbe potuto sbloccare la partita quando ormai le energie stavano finendo. Ronaldo, a mio parere, non è stato schierato semplicemente per timore. Le parole di frustrazione rilasciate da Pizarro dopo l'Olimpico ("Ronaldo è uno sbruffone che fa i giochetti mancando di rispetto agli avversari") e un clima non proprio amichevole tra i romanisti e il portoghese devono aver suggerito al Baronetto della panchina un atteggiamento di estrema (eccessiva, direi) cautela.
Per quanto riguarda Scholes, è stato semplicemente eseguito il turnover, visto che al suo posto ha giocato un nazionale inglese con 40 presenze all'attivo e non il barista che sta sotto casa mia.
Se veramente Sir Alex avesse voluto prendere in giro la Roma avrebbe fatto entrare gente tipo il ragazzino Welbeck o il cinese Dong Fangzhuo.
Ha invece inserito verso la fine due difensori - tra cui la bandiera, il capitano Gary Neville - e un attaccante.
Se questo è umiliare l'avversario, allora viva la presunzione e l'arroganza.
Dato che però, in Italia, siamo abituati a pensare che l'avversario sia un nemico da abbattere ci siamo subito messi sulla difensiva, condannando o esaltando le scelte del tecnico inglese, interpretandole come un'offesa o un gesto trionfante a seconda dei punti di vista.
E come al solito, non ci abbiamo capito un cazzo.

mercoledì 2 aprile 2008

Dove eravamo rimasti?


Era da un po' che non mi andava più di scrivere. Il tempo, la voglia e gli impegni mi hanno fatto disertare questo blog.
Poi arriva Roma-Manchester e mi ricordo che ho aperto questo spazio proprio partendo dal 7 a 1 ormai storico, putroppo per noi.
Arriva Roma-Manchester e cancella quasi tutta una stagione. Non perché il resto non abbia importanza, ma perché sei concentrato su quella che pur non potendo essere una rivincita è una sfida che aspettavi. Con il timore, gli incubi, le certezze e le speranze.
E quando finisce è sempre troppo presto: vuoi per il risultato, vuoi perché non ti stancheresti mai di vedere giocare certa gente, vuoi perché l'intensità e le emozioni che ti dà il calcio passano per partite così.
E' finita nel modo peggiore, 0-2; in casa, con un ritorno ancora da disputare, con due lampi improvvisi che ti mettono ko quando pensavi che potevi finalmente batterli.
La Roma non ha giocato male, se restiamo sul piano del possesso palla. Se parliamo di testa, di cuore, di gambe, ha invece meritato di perdere contro un avversario che si conferma non solo maledettamente ostico ma anche più forte, superiore, quasi irraggiungibile.
Andiamo con ordine.
Manca Totti e gioca Vucinic, per qualcuno è un bene perché in fondo quest'anno il montenegrino in Champions ha fatto il suo egregiamente. E in effetti fa un buon lavoro.
Il primo tempo, ai punti, andrebbe alla squadra di Spalletti. Il Manchester United si presenta timido, ogni tanto riparte ma non mette paura, non dà l'impressione di essere il tritacarne dello scorso anno. Sembra addirittura meno forte rispetto alle gare del girone di qualificazione. Piccolo trotto, passaggetti, tentativi di cross che non vanno a segno e qualche sbavatura. Rooney gioca da ala pura sulla sinistra, Cristiano Ronaldo che come la tocca la butta dentro fa il centravanti di movimento. A centrocampo Scholes corre per due perché Anderson e Carrick vanno a passo ridotto. E la Roma? Mah. Pizarro sembra sempre avere un'idea geniale e per i suoi piedi passa un'infinità di palloni, De Rossi fa il De Rossi senza esagerare ed Aquilani dovrebbe essere il trequartista ma alla fine giostra poco e mi pare insicuro. Tuttavia sulle fasce si va che è un piacere, Cassetti e Taddei collaborano non benissimo ma in piena sintonia e Mancini e Tonetto spingono quanto possono. Vucinic copre il pallone, riesce a portarsi via i difensori inglesi e a liberare il pallone.
Cosa manca in questa descrizione? I tiri in porta. La Roma non tira in porta. Fa possesso palla, ne fa tanto. E spesso nel calcio chi tiene la palla non conclude. Infatti. Dalla difesa partono dei lanci lunghi perché il Manchester sembra avere dei polmoni incredibili, difende ed attacca con tutti gli effettivi. La Roma cerca di imporre il suo gioco, diciamo pure che un po' ci riesce ma, come detto, non tira. Non tira mai. E così alla fine del primo tempo, quando ti sembra che lo 0-0 sia il risultato migliore i Red Devils segnano, con un colpo di testa potente di Cristiano Ronaldo che svetta altissimo e beffa tutti arrivando da fuori area.
Il secondo tempo la Roma se la gioca a viso aperto. Per tre volte riesce ad essere veramente pericolosa: Tonetto, Mancini e Vucinic specialmente vanno vicini al gol. Ma si vede che non è serata, che già lo 0-1 è un risultato pesante contro gli inglesi e che per fargliene due bisogna essere non cattivi ma spietati.
Spietati come loro, per esempio. Che grazie ad una papera magistrale di Doni che esce e si lascia scappare il pallone dalle mani raddoppiano con il solito, freddissimo e (bisogna ammetterlo) grandissimo Wayne Rooney, vero protagonista di questa partita all'Olimpico. E' l'unico inglese che vorrei vedere in Italia, il resto mi sembra composto da mezze pippe. Ma lui no, a pallone ci sa giocare e anche molto molto bene.
A quel punto, al 21° del secondo tempo cioè al 66° la partita finisce. Il Manchester non si impegna più di tanto e la Roma è psicologicamente distrutta. Si torna ai passaggetti, loro hanno anche un paio di occasioni importanti ma la gara resta inchiodata.
Due episodi, due reti. E sostanzialmente la sensazione che siano stati talmente sicuri di farcela che non hanno voluto infierire né giocarsela con furore agonistico.
Finora sono stato calmissimo nell'esporre il tutto. In realtà sono molto incazzato. Sono deluso.
Capisco qualunque cosa, ma la Roma è questa e le chiacchiere che si sentono prima stanno a zero. La Roma è la squadra che può puntare ai quarti di finale di Champions. Sarà anche un traguardo di rispetto, ma non conta niente alla fin fine. Può lottare per lo scudetto, ma da inseguitrice.
Bisogna dire la verità, "quanno ce vo' vo'".
Perdere due a zero è forse eccessivo, se pensiamo che il secondo gol è stato praticamente regalato da Doni. Però complessivamente la Roma che ha fatto per vincere? Anzi, che dico... per pareggiare? Dopo la seconda rete, restava mezz'ora per poter fare almeno un gol. E un gol è importante, anche se poi vai all'Old Trafford e rischi tutto perché lì gli uomini di Ferguson sono imbattibili e diventano belve.
Il fatto che Spalletti stesso abbia tolto Taddei per inserire Esposito, che quest'anno si è visto come la neve d'estate, la dice lunga sulla mentalità, sul cuore e sulla testa dei giallorossi.
Il fatto che la squadra si sia sgretolata dopo il raddoppio di Rooney fa capire quanto la solidità conti più del bel gioco che farà anche piacere, darà anche orgoglio ma stringi stringi non serve poi a nulla se non è concretizzato.
Per il ritorno non ho grosse paure, ormai è la sesta partita che giochiamo contro il Manchester e il loro atteggiamento, spocchioso ed arrogante, è noto: cercheranno di vincere senz'altro ma sentendosi padroni assoluti del campo non spingeranno troppo l'acceleratore contro una squadra palesemente inferiore. Ho scritto quest'ultima frase chiedendo uno sforzo alla mia dignità di tifoso, perché ripeto mi fa incazzare solo pensare a un'eventualità del genere. Ma con una squadra di gente a cui sono mancati gli attributi proprio questa sera (e forse chissà, anche in campionato) non posso fare diversamente. Altro che il bel gioco, il calcio migliore d'Europa. Abbiamo visto.
E l'unica cosa che questa sera mi fa sorridere è come sempre quella informe massa di imbecilli che, copione già visto, hanno brindato idealmente - e veramente - tifando Manchester.
Un po' provo pena per loro. In fondo sono solo dei vigliacchetti, Cristiano Ronaldo lo possono al massimo vedere su Sky, se hanno l'abbonamento, o in rete su Youtube. Chi invece ha gioito perché è stato già eliminato penso si commenti da sé... io non mi sentirei al pari di una persona che occupa un gradino più alto del mio, nonostante tutto. Non sto dicendo che tutti debbano essere sportivissimi e tifare Roma, questo non lo faccio nemmeno io. Ma di certo non vado sui siti ad esternare la mia gioia né divento improvvisamente tifosissimo di chi mi schifa (gli inglesi ci chiamano "Spaghetti", "Italian cheaters" e "Thugs", vedere vocabolario per traduzione). Posso dire che quando è uscita l'Inter contro il Liverpool sono stato felicissimo, ma del Liverpool mi interessava assai poco. E invece ho letto un paio di interessanti geni del pallone che si scambiavano battute su come sono diventati tifosi del Manchester United, la squadra "più forte al mondo". Per ora. Poi domani saranno del Real Madrid, dopodomani del Barcellona, nel futuro magari della Dinamo Mosca o di qualche grande club cinese. Chissà. "Com'è misera la vita negli abusi di potere", cantava Battiato. Ma qui non c'è nemmeno il potere, c'è la pochezza, la viltà e l'opportunismo. Le doti da "italian cheater", appunto.
Appuntamento all'Old Trafford.